venerdì 10 gennaio 2020

Pray for...?

In questi ultimi mesi continuano ad apparire sui vari social immagini drammatiche di foreste in fiamme: Siberia, Amazzonia, Australia... per non parlare dei "soliti" incedi estivi in Italia. Poi scorrono immagini di fiumi e spiagge invase dalla plastica, di animali morti per averla ingerita e così via...
E ogni volta questa immagini sono accompagnate dalla frase: "pray for..." e da centinaia di "faccine" tristi, cuoricini, commenti disperati.


Poi leggi i post su altri gruppi e senti di persone, magari le stesse che mettevano me faccine tristi, che tengono il riscaldamento a 25 gradi tutto il giorno, che ogni giorno fanno tre lavatrici (non sto inventando!) usando saponi non biodegradabili, ammorbidenti, additivi vari, acqua calda solo perché devono lavare gli asciugamani ogni volta che li usano (anche qui, non invento nulla) o la maglietta usata due ore o lavare separatamente il bucato del bambino (non si capisce perché: forse nessuno prende in braccio il proprio bambino per evitare il contatto con i propri vestiti? O non lo mettiamo mai sul letto, sul divano, sul seggiolino della macchina, in braccio ai nonni...?), come se il mondo fosse popolato di pericolosi germi pronti ad assalirci ad ogni angolo, senza sapere invece che la quasi totalità dei batteri che ricopre ogni superficie (anche e soprattutto la nostra pelle) è del tutto innocua e, anzi, utile. Senza sapere che più si cerca di sterilizzare tutto e più si rende il nostro organismo vulnerabile perché non si "allenano" le difese immnuitarie. O ancora lavano il pavimento diverse volte al giorno con detergenti aggressivi, buttano nello scarico del bagno ogni sorta di acido (il più gettonato è l'acido muriatico), usano litri di candeggina (spesso versandola in acqua calda, cosa che fa sviluppare valori di cloro corrosivi se inalati) o ammoniaca come se fossero acqua fresca... Per non parlare poi della mancata raccolta differenziata o del consumo eccessivo di carne.

E a quel punto ti cadono non solo le braccia, ma anche tutto il resto.

Possibile che non si riesca a fare due più due e capire che tutto quello che vediamo scorrere davanti ai nostri occhi e per cui mettiamo le "faccine tristi" sia semplicemente il risultato di milioni di persone che si comportano esattamente così, fregandosene dell'ambiente e continuando ad usare prodotti tossici ed inquinanti perché devono avere il pavimento lucido e senza aloni? Davvero avere il pavimento "a specchio", il bucato più bianco "che non si può" o il vetro della doccia senza calcare, sono più importanti del benessere del pianeta?
Dove pensano che vada a finire tutto il detersivo che usano? E i litri di acido che gettano negli scarichi, pensano che si fermino da qualche parte? Che non vadano nelle fogne e poi nel fiume che scorre sotto casa e che poi guardano con disgusto pensando a quanto sia inquinato e che "nessuno fa nulla" per pulire?

Risultati immagini per plastica

Vogliamo aggiungere a questo la macchina usata per fare pochi metri o per evitare di prendere i mezzi pubblici perché costano o perché scoccia stare "pigiati come le acciughe"? (be', questo è un problema, è vero 😉  )
Potrei continuare aggiungendo l'esempio di chi lascia i propri rifiuti in terra, li getta dal finestrino della macchina, li abbandona nei boschi, sul ciglio della strada, nei fossi, non fa la differenziata o getta a caso nei bidoni sbagliati vanificando così un'intera raccolta (un solo rifiuto di plastica nel cassonetto dell'umido rovina tutto il compost...), quelli che fanno il picnic e lasciano una discarica dopo il loro passaggio o vanno sulla spiaggia e seminano cicche e rifiuti sulla sabbia (queste non l'ho mai capite: la volta successiva dove andrai, se il luogo che ti piaceva tanto lo hai ridotto ad una discarica? Ti sdrai sui tuoi stessi rifiuti?) 
Parlavo anche del consumo di carne: produrre un solo chilo di carne richiede al pianeta in termini di consumo di acqua, vegetali, terreno tolto alla foresta e destinato al pascolo un costo esorbitante (potete fare una rapida ricerca sul web per avere i dati). Perché incendiano o abbattono le foreste? Le abbattono per il legname, le bruciano per avere terreni da coltivare per produrre mangime per animali...

Sembra che voler difendere il proprio stile di vita sia molto più importante della salvezza del pianeta.
Nella mia zona siamo arrivati all'assurdo di persone che si lamentavano della raccolta differenziata porta a porta perché, siccome l'umido viene raccolto il venerdì mattina e il lunedì mattina, non possono cucinare il pesce il venerdì... Capite? Non si può mangiare il pesce un altro giorno, no. Si rompe la "tradizione". Quindi dicevano che avrebbero continuato come sempre, gettando il rifiuto altrove, in un cassonetto dell'indifferenziato.
C'è anche chi si lamenta di dover separare i rifiuti e butta tutto insieme perché "figurati se posso perdere tempo", "tanto poi mescolano tutto" (lo fanno quando la raccolta non viene fatta bene, perché gettare rifiuti nei cassonetti sbagliati vanifica un intero carico), "chissenefrega"... Ho anche letto "a casa propria ognuno fa come gli pare" Eh, no! Purché ciò che ti fai a casa tua non resta dentro casa tua. Gli acidii, i detersivi, che getti negli scarichi finiscono nei fiumi che sono di tutti, nel mare, che è di tutti. La plastica che accumuli non resta dentro casa tua...
Insomma, tutti a piangere davanti alle immagini toccanti, ma poi, se viene chiesto di impegnarsi in prima persona con piccoli gesti, allora no. Figurati se posso rinunciare al pavimento lucido, allo scarico del water disincrostato, alla carne tutti i giorni, all'acqua in bottiglia... al pianeta ci penserà "qualcun altro", mica tocca a me! Che ci pensino i governanti! Mica è colpa mia!

È quindi del tutto inutile piangere per gli incendi che devastano il mondo, per la plastica che invade le spiagge, i fiumi e i mari, se non si comprende che la soluzione è fare ognuno la propria parte.
Sembrerà inutile, sembrerà poco, ma così come quel piccolo pezzo di plastica, aggiunto a milioni di altri ha creato il problema, milioni di piccoli gesti possono risolverlo.
Eppure, quello che vedo è che molte persone, messe davanti al problema, semplicemente rifiutano di accettare il cambiamento, come se la cosa non li riguardasse o non riguardasse i loro figli e i figli dei loro figli. 
Basta fare il proprio comodo qui ed ora. Di tutto il resto, che importa? 

mercoledì 8 gennaio 2020

Epifania 2020


Àlzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce,
la gloria del Signore brilla sopra di te.
Poiché, ecco, la tenebra ricopre la terra,
nebbia fitta avvolge i popoli;
ma su di te risplende il Signore,
la sua gloria appare su di te.
(Is 60, 1-2)


Durante la liturgia dell’Epifania, ascoltavo queste parole. Sono parole “vecchie” di decine di secoli, ma sempre, purtroppo, attuali.
La terra, mai come oggi, è avvolta nella nebbia fitta. Nebbia fatta di odio, pregiudizi, paure, brama di potere e di soldi (che poi sono la stessa cosa), indifferenza verso gli altri e verso la salvaguardia del pianeta, che scatenano guerre, soprusi, violenza, distruzione. In una parola: morte. Del corpo, dell’anima, del pianeta.

Ogni volta che un pericolo sembra essere scampato (finalmente settimane fa ha piovuto in Amazzonia e ormai nessuno ne parla più, così come per gli incendi in Siberia, dove immagino che l’arrivo delle piogge dell’autunno abbia spento tutto), ne arriva uno nuovo. L’Australia sta bruciando. Milioni di animali muoiono e forse si estingueranno per sempre. Decine di persone sono morte o hanno perduto tutto ciò che avevano. Nel frattempo c’è il potente di turno che, per cercare di fermare la sua possibile dimissione forzata e forzare la popolazione ad eleggerlo di nuovo, sta creando un nuovo nemico da combattere, mettendo in atto un vero atto terroristico, del tipo di quelli che si vanta di combattere, mettendo così in pericolo la pace mondiale. E qualcuno gongola, al pensiero che nuovi migranti affolleranno le porte dell’Europa per cercare rifugio, perché così avrà materiale fresco per farsi rieleggere a sua volta.

E i cristiani, cosa dovrebbero fare, di fronte a tutto ciò?
Lasciarsi andare alla disperazione? Maledire il cattivo di turno? Augurare la fine del mondo o dell’umanità, affinché tutto ciò finisca?
Tanti anni fa, di fronte alla mia preoccupazione di adolescente di fronte ad una ennesima minaccia di guerra, mio fratello mi disse: “Un cristiano non può essere pessimista. Non sarà l’uomo a decretare la fine del mondo, sarà Dio a deciderlo”.
Credo ancora fortemente in questo.
Un cristiano sa che “nebbia fitta avvolge le nazioni”, ma sa che deve alzarsi e “rivestirsi di luce” perché anche oggi, come allora a Betlemme, viene la nostra Luce.
La luce di Dio non smette di brillare sul mondo.
Su chi crede risplende il Signore.
Questo è il nostro compito: far risplendere la gloria del Signore in mezzo a questa nebbia. Mostrare al mondo che la luce c’è, basta cercarla. Che il mondo non è di chi distrugge, ma di chi ama. Che ci sarà sempre una speranza, anche nel buio più fitto: “la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l'hanno vinta” (GV 1,5)

Dobbiamo essere come quei volontari che portano poche gocce d’acqua agli animali assetati e morenti per gli incendi. Cosa saranno, poche gocce? Eppure, per quell’animale, faranno la differenza fra la vita e la morte. Dobbiamo essere come quelli che portano un pasto caldo ai senza tetto. Non salveranno tutti i senza tetto del mondo, ma per QUELLA persona faranno la differenza. Ogni piccolo gesto, ogni nostra azione quotidiana, sarà una piccola luce accesa contro le tenebre.
“È meglio accendere una candela, che maledire l’oscurità” dice un proverbio (forse cinese? Non ho mai trovato la fonte originaria).
Ne sono convinta.
Tra l’altro maledire ci rende simili a chi stiamo disprezzando. Un cristiano è chiamato ad amare e pregare perfino per queste persone che stanno distruggendo la speranza. Affinché si fermino, si convertano, capiscano cosa stanno facendo, cambino… O, almeno, preghiamo per non farci travolgere e abitare dallo stesso odio che abita in loro.
Cerchiamo di accendere la nostra piccola candela ogni giorno.