domenica 1 novembre 2020

Gli "scarti" della società

Chissà se io sono necessaria allo "sforzo produttivo del paese"... 

Credo di no. Non produco beni tangibili, non guadagno abbastanza da fare "girare l'economia", mi occupo, anzi, di qualcosa che fa risparmiare e non produrre. 

Ergo, potrei ammalarmi e morire senza nessun problema.

Anche la mia cara zia di novantasei anni non produce, sebbene dia lavoro alla badante. Quindi potrei anche andare a trovarla senza mascherina e senza precauzioni, tanto se si ammala, che problema c'è?

Ecco, quando papa Francesco parla di "cultura dello scarto", si riferisce proprio a questo tipo di pensiero, di atteggiamento. Se non sei utile, se non produci, non servi, sei un peso per la società. Il tuo posto in ospedale potrebbe servire ad un giovane e forte soggetto ancora in grado di servire il paese. 

Produci, consuma, crepa, possibilmente in modo rapido, così non dobbiamo nemmeno pagarti la pensione.

Desidero un mondo in cui le persone siano considerate tutte ugualmente importanti e fondamentali per il benessere della società. Un mondo in cui sedersi accanto ad una persona anziana per ascoltare la storia della sua vita, tenendole la mano, non sia considerato tempo perso, sottratto allo "sforzo produttivo", ma tempo che arricchisce il cuore e lo spirito.

Un mondo in cui "perdere tempo" a giocare con i figli sia considerata una ricchezza, non una perdita.

Un mondo in cui nessuno viene lasciato indietro perché "in natura si fa così, i più deboli restano indietro" (che poi... Li avete visti, che ne so, gli elefanti, che proteggono i più deboli? Tutti quegli animali che vivono in branco e che formano un cerchio con al centro i cuccioli, per difenderli dai predatori?)

Un mondo in cui prevalga la cultura dell'amore, degli affetti, del prendersi cura l'uno dell'altro, che sia esso persona, animale, pianta, fiume, roccia...