domenica 31 gennaio 2021

Aspettative o realtà?

 Ne sono sempre più convinta: le aspettative ci fregano.

Questo vale in molte occasioni, ma sicuramente vale per quanto riguarda l’accudimento dei bambini (allattamento, sonno, educazione ecc…)

Quali sono, infatti, le aspettative al riguardo? Come ci viene presentata la maternità e l’accudimento? Come vengono mostrati i bambini? Qual è l’idea di normalità che ci viene proposta?

Vediamo, su articoli e riviste, mamme sorridenti, bambini che se ne stanno buoni su sdraiette, passeggini, culle e palestrine, dentro case ordinate e pulite. Ci viene detto che un bambino deve “mangiare e dormire”. Che dopo la poppata, che deve durare massimo mezz’ora, devono starsene buoni nella culla e addormentarsi da soli, perché “non hanno bisogno di nulla”.

È facile comprendere, allora, come mai, dopo la nascita del bambino tante mamme (e tanti babbi!) vadano in crisi. Le mamme si chiedono cos’abbia il loro bambino “che non va” o “dove sbagliano”, dato che il piccolo chiede di essere allattato molte volte al giorno per molto tempo, chiede di essere tenuto costantemente a contatto col corpo dei genitori giorno e notte, dorme solo per brevi pisolini e così via.

Le aspettative, appunto, hanno fregato questi genitori.

Quasi nessuno dice ai genitori qual è la realtà, quali sono i bisogni normali, fisiologici di un neonato, quale il suo comportamento normale, cosa aspettarsi da lui e come rispondere al meglio ai suoi bisogni in modo da riuscire anche a stare bene come genitori. Molto spesso la stanchezza delle mamme deriva dal loro disperato tentativo di fare “tutto come prima”, come ci viene imposto dalla società; oppure di far rientrare il bambino negli schemi che ci vengono mostrati, per non “viziare” il piccolo.

Ma è evidente che, se un bambino richiede attenzioni 24 ore su 24, non è possibile fare “tutto come prima” e in più aggiungervi l’accudimento del neonato. Occorre semmai togliere qualcosa a ciò che facevamo prima per fare spazio ai bisogni del nuovo arrivato, dato che non possiamo aggiungere ore alla nostra giornata.

Ma alle mamme viene detto che, una volta che il bambino è stato nutrito e cambiato, non ha bisogno di altro, che se chiede ancora attenzione è solo un vizio, una richiesta irragionevole, non è un vero bisogno, che deve capire che occorre lasciare tempo alla mamma di… fare le faccende domestiche, che altro? (qualcuno mi può spiegare come un neonato possa fare ragionamenti così complessi su cose che nemmeno conosce?)

Una coppia desidera, cerca un bambino a volte per anni, lo aspetta per nove mesi per poi… dedicarsi alle pulizie della casa?

Una mamma, un babbo, nascono insieme al loro bambino, hanno bisogno di stare insieme per conoscersi, annusarsi, guardarsi negli occhi, toccarsi, capire come si sta al mondo, capire di cosa ha bisogno quella piccola creatura che dipende totalmente da loro, imparare ad allattare, imparare a toccare, portare, calmare, pulire… Ci sarà tutta la vita per pulire casa!

Se proprio qualcuno vuole che la casa di una neo-mamma sia pulita e in ordine, che si offra di dare una mano con le pulizie, con la spesa; che porti un piatto pronto, anziché criticare o offrirsi di tenere il bambino per lasciare che la mamma si carichi di un altro impegno, anziché riposare col suo piccolo!

E che eviti di alimentare aspettative irrealistiche nei genitori. Un bambino che vuole stare in braccio, non è un “furbetto che ha già capito tutto” e “vi sta manipolando”. Un neonato che vuole poppare “ancora” non è un “viziato” a cui “bisogna dare delle regole”. Un bambino che ha bisogno di dormire coi genitori non è un “tiranno” che cerca di separare i genitori l’una dall’altro.

È solo un normalissimo, sano, neonato umano, che fa ciò per cui è “programmato” da milioni di anni di evoluzione.

Per sapere davvero cosa è normale aspettarsi da un neonato, per conoscere la fisiologia, sapere di cosa ha bisogno, da milioni di anni, un bambino che viene al mondo, suggerisco di informarsi con letture affidabili, serie, scientificamente provate e scritte con profondo amore verso i bambini e verso i genitori come:

“…e se poi prende il vizio?”

“I cuccioli non dormono da soli” entrambi di Alessandra Bortolotti

“L’arte dell’allattamento materno” de La Leche League

"un dono per tutta la vita" di Carlos Gonzàlez 

"il bambino è competente" di Jesper Juul

tanto per iniziare (ma la lista sarebbe ancora lunga)




giovedì 14 gennaio 2021

"Non devi essere il suo ciuccio!"

 “Non devi essere il suo ciuccio”

“Mi/ti usa come ciuccio”

“Non voglio che mi usi come ciuccio”

Oggi vorrei partire da queste frasi, che quasi sicuramente vi hanno detto o, chissà, avrete pronunciato voi stesse.

Vorrei analizzare, per prima, il verbo “usa”.

Usare” una persona significa prendere da lei ciò che ci serve senza mai ricambiare, chiamarla solo quando ci occorre qualcosa. 

Un neonato può fare questo?

Il nostro bambino, è vero, ha bisogno di noi per soddisfare quasi ogni sua necessità richiede a gran voce di essere accudito in tal senso. Ma è proprio vero che, così facendo, “ci usa”?

Diremmo che “ci usa” perché piange per essere cambiato o perché ha fame?

Nostro figlio non ricambia l'amore e le attenzioni che gli diamo?

Gli sguardi, i sorrisi, il rilassarci fra le nostre braccia, non sono forse un modo di dirci: “Grazie, mamma”?

La relazione col nostro bambino non è a senso unico, in cui il bambino chiede come un piccolo despota e la mamma risponde rinunciando ai suoi bisogni.

La relazione col nostro bambino è un continuo scambio di sguardi, affetto, sensazioni, sentimenti, attenzioni... un crescere insieme soddisfacendo per primi, ovviamente, i bisogni impellenti, fondamentali, vitali, del nostro bambino, ma ricevendo in cambio il suo amore, l'aumento della nostra autostima, la sensazione di essere, per lui, fondamentali.

Via via che il bambino cresce, si insegnerà - e lui stesso imparerà da solo attraverso l'esempio e le esperienze quotidiane - che anche la mamma ha dei bisogni da soddisfare.

Passiamo adesso alla seconda parola: “ciuccio”.

Vorrei riflettere su cosa è questo oggetto e a cosa serve.

Il ciuccio è un oggetto inventato per soddisfare il bisogno primario di suzione, che ha ogni bambino, quando questi non può accedere al seno materno.

Quando si sono cominciati a dare degli orari ferrei per le poppate, quando l'allattamento è stato ampiamente abbandonato per nutrire i bambini con latte artificiale e biberon, si è dovuto trovare il modo per calmare questi bambini, per soddisfare il loro bisogno di suzione, che va al di là della sola soddisfazione della fame. Succhiare, per i bambini, è un atto fondamentale, profondamente gratificante, rassicurante. I bambini ne hanno così tanto bisogno che, se non trovano altro, succhiano il proprio dito.

È quindi il ciuccio ad essere usato “come seno” e non il contrario.

Questo non vuol dire che, in una situazione in cui la mamma non può offrire il suo seno (è sotto la doccia, sta guidando, è assente, ecc...) non si possa cercare di calmare il bambino così (nulla vieta di offrire un proprio dito, per far succhiare il bambino!), sempre tenendo ben presenti i rischi dell'uso di tale strumento e valutando se esistono alternative efficaci. Perché, se si vede che "funziona", si può essere tebtate di usarlo anche in altre occasioni e si può finire per farlo tenere in bocca al bambino per molti più tempo di quanti non farebbe ciuccia do il seno della mamma. A questi link potete trovare due articoli molto interessanti, scritti dalla collega Antonella Sagone che spiegano molto bene come l'uso del ciuccio sia evitabile e non esserne da rischi

 https://m.facebook.com/naturalparenting.it/posts/1078487428833048/?_rdr

https://m.facebook.com/nt/screen/?params=%7B%22note_id%22%3A396427635010236%7D&path=%2Fnotes%2F%7Bnote_id%7D&_rdr

L'importante è non cercare di usare il ciuccio come metodo per impedire al bambino il libero accesso al seno cercando di “regolarlo”. Permettere ad un bambino di succhiare quando ne ha bisogno, non soddisfa, infatti, solo il suo bisogno di suzione, ma permette al seno di produrre la quantità ottimale di latte e di far sì che ogni volta il nostro bambino riceva anche solo poche gocce di un alimento su misura per lui.

Vorrei concludere dicendo che ciò che mi ha spinto a scrivere questo breve testo è anche cercare di sollevare le mamme da quella sensazione di “sentirsi usate”, di “inutilità” che può prendere quando ci si trova con un bambino che ha un forte bisogno di suzione e che quindi richiede di poppare molto spesso.

Il nostro bambino non ci sta usando, senza riguardo per noi. Noi non stiamo facendo qualcosa di inutile che un ciuccio potrebbe fare meglio al posto nostro. Non stiamo perdendo tempo.