mercoledì 1 dicembre 2021

Quando ci vuole ci vuole??

Basta. Non ne posso più.
Non esistono "schiaffi educativi".
Non si viene su bene grazie agli sculaccioni ricevuti. Si viene su bene NONOSTANTE gli sculaccioni.
Io non ringrazio mia mamma per le due volte che mi ha colpito. Di una ricordo che stava malissimo e aveva chiesto mille volte a me e mio fratello di fare piano perché si sentiva male. Quando è partita una manata dietro la testa ho pensato: "cavolo, la mamma deve stare proprio male", perché non era mai successo. Ricordo benissimo l'angoscia, la paura della seconda volta; il pensiero "questa non è la mia mamma, che succede?" e non ricordo affatto il motivo della rabbia. Questo per dire che quei colpi non mi hanno insegnato niente. Non ho capito cosa avevo fatto di sbagliato, non ho corretto il mio comportamento per quei colpi. Capisco adesso il perché sia successo e non sono arrabbiata con lei, perché so che quello non era il suo modo di fare. Lei stava male, male sul serio e non è riuscita a fare diversamente, dopo averci provato a lungo.
Ma quello che sono, quello che i miei genitori mi hanno trasmesso e insegnato, i valori, l'amore, il saper stare con gli altri, il rispetto per ogni essere vivente e per tutto ciò che ci circonda, non me lo hanno insegnato quei due ceffoni.
Sono stati anni di presenza, affetto, dialogo, ascolto.
E di esempio.
Perché la prima cosa è l'esempio.
Come posso insegnare a mio figlio a non colpire nessuno, se lo colpisco io, per prima?
Con il mio terzo figlio, con cui ho sempre fatto fatica a relazionarmi perché abbiamo due caratteri che male si conciliano, sono arrivata a livelli di esasperazione tali che un giorno - avrà avuto sei anni? Non ricordo - gli ho mollato anche io una manata su una coscia. Lui mi ha guardato sconvolto e mi ha detto, piangendo: "tu dici sempre che non si picchia nessuno e poi mi picchi! Non è giusto!" Che dire? Aveva ragione. Perfettamente ragione. Glielo ho detto e mi sono scusata. E io non stavo male, non avevo la "scusa" di essere fuori controllo dal dolore.
Era solo il bisogno di sfogare la mia rabbia. Non c'era altro. Non è servito a niente. Non ha insegnato a mio figlio quello che volevo (cosa volevo? Non ricordo. Vedete? Immediatamente dopo il gesto, né io né lui ricordavamo cosa era successo. Quindi il colpo non è servito ad "educare"), ha insegnato a mio figlio solo che a volte gli adulti sono incoerenti.

Sono stanca, stufa, del "quando ci vuole ci vuole".
Del "allora lasciagli fare tutto" come se colpire fosse il solo modo per fermare qualcuno (quindi va bene se per fermare una persona che passa col rosso, la prendono a schiaffi? O gli sparano alle gomme? Se per fermare un ladro lo uccidiamo? Se colpiamo il collega che ha sbagliato a realizzare un lavoro?) o insegnare qualcosa (quindi quando un ragazzo sbaglia il compito di matematica o non ha fatto i compiti, l'insegnante può dargli un ceffone? Se io non becco la nota a scuola di canto, la mia insegnante può usare la bacchetta, come ai tempi del libro Cuore?)

Perfino gli animali non si educano con le botte.
Ogni educatore, addestratore serio vi dirà che per insegnare qualcosa al vostro cane, cavallo, gatto... non dovete colpirlo. Che nessun animale si educa con le botte, nemmeno quelle che "non fanno male" (il famoso giornale piegato). Pena, l'avere un animale psicologicamente disturbato. 
Eppure gli animali non capiscono il linguaggio. Non hanno la stessa intelligenza di un bambino. Ma ai bambini, invece, si continuano a dare sculaccioni perché "non capiscono". Ma se non capiscono, come possono capire uno schiaffo? E se invece rispondete che capiscono il perché dello schiaffo, non pensate che sarebbero capaci di capire anche il perché non vogliamo che facciano una certa cosa?
Ma se vediamo qualcuno colpire un cane ci indignamo. Se vediamo colpire un bambino diciamo "se l'è meritata, menomale che i genitori lo educano". E nessuno pensa che possano crescere psicologicamente fragili. I bambini vengono considerati meno degli animali, sembrerebbe...

Ma poi, come dice Antonella Sagone , perché riteniamo lecito colore colpire un bambino, ma solo in una certa fascia di età? Perché non riteniamo corretto, ad esempio, insegnare ad un neonato di otto mesi e non mordere il seno dando uno sculaccione? E perché non colpiamo il ventenne che torna tardi la sera? Perché ci scandalizziamo se vediamo colpire un anziano nella casa di riposo, o una donna dal compagno, ma non se vediamo colpire un bambino? 
E perché, se lo stesso "schiaffo educativo" lo somministra un'insegnante o un estraneo, lo denunciamo, ma se lo facciamo noi va bene? Il gesto è lo stesso e lo scopo pure.
È do questi giorni la notizia del tifoso che ha toccato il sedere ad una giornalista e che ha, giustamente, indignato la maggior parte delle persone. Si è detto che nessuno si può permettere di toccare un'altra persona senza il suo consenso, soprattutto nelle zone più intime. Si è detto che il gesto era da considerarsi violenza. E io sono d'accordo su ognuna di queste affermazioni. Ma allora, perché se toccare il sedere di una donna è violenza, colpire un bambino con lo scopo di fare male (perché se lo sculaccione non facesse male o comunque avesse un effetto di paura o intimidazione o umiliazione, non servirebbe allo scopo) non lo è? Eppure viene colpita sempre la stessa parte e anche con più forza. Ci sono poi le persone che hanno giudicato il gesto come una "goliardata", una cosa da nulla, uno scherzo, qualcosa di normale per un uomo, che hanno perfino fatto la colpa alla giornalista perché col suo abbigliamento "se l'è cercata". Ecco, non sarà che certi pensieri nascono da lontano, da una sculacciata che è considerata normale, non violenza, che il bambino "se l'è cercata"...? 

Perfino Gesù ha affermato, doppio essere stato schiaffeggiato: "se ho parlato male, mostrano dov'è il male. Ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?" Eppure tanti cristiani continuano a pensare che lo sculaccione o lo schiaffo siano utili...

Vi prego, leggete questo articolo di Antonella https://antonellasagone.it/2021/11/27/leducazione-e-la-violenza-non-sono-compatibili/ e leggete il suo libro "La rivoluzione della tenerezza" e mettiamo fine a questo perpetuarsi di violenza. Non mi pare che "siamo venuti su bene", a giudicare dal mondo che abbiamo costruito (direi più "distrutto").

Dalla pagina del dott. Alberto Ferrando
Ma ai bambini, invece, si continuano a dare sculaccioni perché "non capiscono". Ma se non capiscono, come possono capire uno schiaffo? E se invece rispondete che capiscono il perché dello schiaffo, non pensate che sarebbero capaci di capire anche il perché non vogliamo che facciano una certa cosa?


Nessun commento:

Posta un commento