sabato 2 agosto 2014

Io credo in Dio

Come tutti quelli che mi conoscono sanno, io credo in Dio.
"Embè?" direte voi "a noi checcene?"
Voglio dire che io credo in un Dio, quello che ho trovato leggendo la Bibbia, studiando (grazie al fratellone supersapiente), cercando di capire chi sia davvero questo Dio, un Dio, dicevo, che è AMORE.
Quindi, credo che il metro con il quale dovremmo misurare ogni nostra attività, ogni nostro pensiero, ogni nostro agire nei confronti degli altri, sia l'amore.
Cosa vuol dire, per me?
Non parlo di un sentimento smielato per cui dovrei sforzarmi di provare affetto per ogni essere umano, parlo di un impegno serio e costante a rispettare profondamente ogni essere vivente, ogni espressione della Creazione perché voluta e pensata da Dio, amata da Lui prima dell'esistenza stessa del tempo.
Come lui ha amato e desiderato che io esistessi, così è stato per quella persona che non sopporto, per quel filo d'erba che vorrei strappare, per ogni forma di vita.
Per cui, se vedo in ogni persona un fratello, il volto stesso di Cristo, non posso fare nulla che possa nuocergli.
Se vedo in ogni forma della Creazione l'azione di Dio, non posso fare nulla che possa distruggerla.
Cosa significa, in parole povere, per me?
Che non posso parcheggiare sulle strisce: impedisco a qualcuno di attraversare in sicurezza, dovessi anche fare dieci giri dell'isolato.
Non posso gettare la cartaccia per terra: la strada non è mia, non ho il diritto di sporcare dove gli altri camminano e nel posto in cui lo spazzino ha appena durato fatica a pulire.
Non posso non cercare tutti i modi per inquinare il meno possibile, perché il mondo non è solo mio.
Non posso fregarmene se vengono abbattute le foreste.
Se gli animali sono trattati come macchine per produrre cibo, costretti a vivere in condizioni spregevoli.

E per quanto riguarda i rapporti con gli altri...
Io credo che a Dio non importi nulla se una persona è gay, divorziata o chissà cosa.
Lui ci giudica dall'amore che mettiamo nella nostra vita.
Dio ci vuole felici.
Perché mai una persona che è stata abbandonata dal coniuge dovrebbe restare sola tutto il resto della vita e non poter nemmeno avere il conforto dell'Eucarestia?
Perché non si può ricostruire una vita felice? Magari il marito/la moglie se ne è andato, ha cominciato a bere, a giocare, ad andare a donne o a picchiare il/la (succede) partner... si dovrebbe restare "becchi e bastonati"?
Io credo fermamente che Dio non voglia questo.
Inoltre non credo nemmeno che persone così, al momento del sacramento del matrimonio, ci credessero davvero in quello che facevano, perciò...
Ma se non hai soldi, non puoi fare la causa... Gesù diceva: "non puoi servire Dio e Mammona (il denaro)"... Tribunale Ecclesiastico, ne vogliamo parlare?
E se sei gay non puoi vivere la tua sessualità... ma se sei davvero innamorato di qualcuno del tuo sesso, perché non puoi amare? Perché devi restare solo? E' davvero così sbagliato? Eppure ci sono persone che nascono gay, non lo diventano per "vizio" o "deviazione"! Ci sono coppie gay più solide e felici di coppie "in regola", in cui poi, succede di tutto...
Io sono fermamente convinta che Dio ci giudicherà da quanto abbiamo amato.


P.S. E non credo in un Dio che condanna una coppia che decide responsabilmente quando e quanti figli mettere al mondo in base alla propria salute, lavoro, spazio in casa. Non credo in un Dio che condanna una persona perché ama una del suo stesso sesso. Non credo in un Dio che sostiene chi usa il suo nome per giustificare le guerre o le intolleranze o il credersi migliori di chi non crede in Lui. Non credo in un Dio che resta indifferente di fronte alle ingiustizie, alle falsità, alle ipocrisie.


E adesso lapidatemi :-P

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