lunedì 12 novembre 2018

Violenza chiama violenza

"Se ho parlato male, mostrami dov'è il male. Ma se ho parlato bene, perché mi colpisci?"

Queste parole sono pronunciate da Gesù, circa duemila anni fa, davanti al sommo sacerdote che lo interroga.
Sono convinta che questo criterio andrebbe applicato anche con i nostri figli.
Se davvero hanno fatto qualcosa di sbagliato, perché colpirli con il "classico" sculaccione, anziché mostrargli cosa hanno fatto che non va, così che capiscano e facciano loro questo insegnamento?
E davvero è necessario colpirli perché hanno fatto qualcosa come rovesciare una tazza, scrivere su un muro, toccare un televisore...? Cosa dovrebbero fare, allora, a chi passa col rosso, a chi non emette lo scontrino, a chi parcheggia sulle strisce? Fustigazione sulla pubblica piazza? E pensiamo davvero che, se non gli diamo uno sculaccione a due anni, a quindici rovesceranno ancora la tazza? O a sei lanceranno il cibo in terra?
Il bambino che impara a non fare una cosa perché altrimenti arriva lo sculaccione, che insegnamento ne ricaverà?
Che è meglio agire di nascosto, così non riceverà la punizione?
Che quando sei più grande e forte di un'altra persona, puoi imporre la tua volontà con la forza, oppure che, se le persone che ami di più al mondo e che dicono di amarti, possono colpirti, se l'uomo con cui ti metterai ti darà uno schiaffo, lo farà "per amore", o perché "te lo meriti"... Oppure, se sarai un poliziotto e una donna verrà a denunciare un marito violento, le dirai: "Era solo uno schiaffo, non è violenza"? E se avrai una compagna che ti farà arrabbiare, le darai uno schiaffo "per il suo bene", "per insegnarle che..."?
Se la maestra di nostro figlio gli desse uno sculaccione, diremmo che è stato picchiato, faremmo una denuncia alla scuola o diremmo: "uno sculaccione non è picchiare"?
E se nostro figlio imparasse a fare altrettanto con i compagni?
E se davvero pensiamo che uno sculaccione non sia "picchiare", perché lo usiamo?
Lo usiamo perché pensiamo che il bambino, sentendosi colpito, elimini il comportamento sbagliato per... diciamolo: per PAURA di riceverne ancora. Altrimenti, se non provasse né dolore, né paura, né timore o vergogna, perché mai dovrebbe cambiare comportamento per evitare di nuovo di essere colpito?
E cosa vogliamo dai nostri bambini, che si "comportino bene" perché sennò arriva lo sculaccione, oppure che lo facciano perché hanno capito che certi comportamenti sono preferibili ad altri o che certe azioni sono pericolose o perché si fidano di noi che gli diciamo che certe cose non si fanno e altre si fanno ecc...?