giovedì 31 dicembre 2020

Pagine e persone che diffondono odio... Perché?

Sembra che da quando esistono i forum, i social, le persone abbiano iniziato a tirare fuori la parte peggiore di sé. Sembra che il fatto di essere nascosti dietro un nick name e uno schermo dia quel coraggio e quella forza per aggredire verbalmente chiunque. Tanto il bersaglio non può reagire, se non con altre parole. Ma a quel punto l'aggressore risponderà con più forza, compiacendosi di aver colpito nel segno, cioè di aver suscitato una reazione, di aver "fatto colpo".

Ad esempio, in questi giorni, fra amiche e colleghe, si discute di alcune pagine che screditano l'allattamento e diffamano le consulenti per l'allattamento in vari modi.

Il tutto con una ferocia e un compiacimento che a qualcuno suscita rabbia, a qualcuno tristezza, a qualcuno fa scuotere il capo come a dire: "non ti curar di lor...".

Quando leggo queste esternazioni, che possono riguardare qualsiasi argomento  - allattamento, vaccini, immigrati, disabili, personaggi famosi, ecologia... - la reazione spontanea è di rabbia, di desiderio di replicare punto per punto (a volte lo faccio), usare la ragione per cercare uno spiraglio in cui ci sia la possibilità di infilarsi per trovare un minimo di dialogo... cosa peraltro che fallisce sempre, perché lo scopo di queste persone non è cercare il confronto.

La seconda reazione è più ponderata e si basa sul pensiero che chi vomita così tanta rabbia abbia un motivo. Qualcosa ha creato in lui/lei una ferita così grande che tutto il pus che vi si è formato dentro deve essere buttato fuori in qualche modo. Aggredire serve a nascondere il dolore, a negarlo.

Se io non ho allattato e ne ho sofferto; se tutto, intorno a me, me lo ha fatto passare come un fallimento personale, devo proteggermi trasformando il mio dolore in rabbia verso chiunque mi decanti le "meraviglie dell'allattamento", devo dire a me stessa che non importa, che non è vero che allattare sia importante o faccia bene o chissà cosa altro. Altrimenti ne soffrirei troppo.

Se sono stata punita fisicamente o psicologicamente da bambina, dovrò sostenere con forza che non fa male, che i miei genitori mi amavano tantissimo, che erano perfetti, perché affermare che, pur amandomi, possono aver commesso degli errori, mi distruggerebbe l'immagine che ho di loro, mi farebbe mettere in dubbio il loro amore e farebbe tornare a galla il mio dolore di bambina. Inaccettabile.

E così via.

Per cui, se ne avrò l'occasione, diffonderò ovunque questo mio pensiero, oppure sarò aggressiva verso chi cerca di farmi ragionare, perché mettermi in discussione farebbe troppo male. Agisco in buona fede, inconsapevolmente, per proteggermi. 

A volte c'è anche la cattiva fede.

A volte c'è il disprezzo per chi dedica la sua vita a cercare di costruire qualcosa di buono, perché l'anima di questi "odiatori seriali" sembra incapace di concepire che qualcuno possa agire in modo disinteressato. Oppure c'è il disprezzo perché aiutano, accolgono, frequentano persone giudicate inferiori, "sub-umane", potrei dire.

A volte c'è la volontà di evitare il confronto, c'è il desiderio di fare del male a chi ritengono colpevole del loro dolore (che ovviamente staranno negando) per una sorta di rivalsa, per sentirsi più forti schiacciando l'altro.

E godrann0 di ogni commento indignato che arriverà, si divertiranno a deridere, denigrare, ridicolizzare e sminuire chi cerca di portare prove, ragionamenti...

Io non sono psicologa e quello che dico l'ho imparato leggendo, studiando, approfondendo per fare meglio il mio lavoro e per la mia maternità. Ma il meccanismo di difesa che usa l'aggressività è abbastanza comune.

Per cui, ripensando all'ultimo di questi episodi di puro accanimento verso una categoria, verso una persona, verso evidenze scientifiche, mi viene da pensare a quanto dolore nascosto ed inespresso possa avere una persona che si comporta così, oppure a quanto abbia bisogno di ancorarsi alle sue certezze perché perderle potrebbe voler dire sentirsi smarrita e non saper più dove attaccarsi, dove sentirsi sicura.

Nella mia vita, seppur non tanto lunga ancora, ho spesso fatto il conto con "verità" che credevo assodate e che mi davano sicurezza e che, invece, si sono poi rivelate errate. Mi sono sentita un po' abbattuta, è vero. Un po' come se non contassi più nulla. Dire "cavolo, stavo sbagliando" a volte non è stato facile. Ma il riconoscerlo e fare un passo avanti nella conoscenza di un argomento o l'accettare di aver commesso un errore ho scoperto che, anziché farmi sentire sminuita agli occhi degli altri, ha fatto aumentare la stima. E mi ha fatto anche sentire più sicura. Perché capire di avere sbagliato, cambiare idea di fronte alle evidenze, non è segno di debolezza, ma di capacità di ragionare, di mettersi in discussione, di accettare le idee degli altri e discuterne. Di crescere.

Auguro a tutti gli "odiatori seriali" di poter fare questo cammino.


P. S.: in un mio vecchio post affrontavo già il discorso sui cosa può portare una persona ad essere aggressiva o avere altre difficoltà di relazione, mancanza di empatia ecc... Eccolo: 




domenica 13 dicembre 2020

Natale con i tuoi?

Dopo la Pasqua, anche il Natale si preannuncia completamente diverso da quello a cui ero - a cui eravamo - abituata. Il primo pensiero che ho avuto è stato per mio fratello maggiore, che sarà l'unico della famiglia a restare davvero solo. Bene o male, gli altri avranno qualcuno accanto. Anche fosse solo una persona. Mi è salita una profonda tristezza. Dopo la Pasqua, anche il Natale... 

E sarebbe il primo da solo, in sessant'anni. Ho pensato poi che comunque lui è una persona forte, che comunque esistono le video chiamate, che comunque il Natale non è solo una cena o un pranzo in famiglia con lo scambio dei regali.

Il Natale è la nascita di Cristo, la sua venuta sulla terra, il dono di Dio all'umanità.

Gesù nascerà anche quest'anno. E saprà portare gioia e consolazione a tutti quelli che dovranno passare questo giorno lontani dai propri familiari perché lontani, perché malati, perché al lavoro. Come è sempre stato. Ogni anno c'è chi non può festeggiare per uno di questi motivi. Quest'anno saranno solo più numerosi. Sarà difficile per le persone anziane, questo sì. Sarà importante farsi sentire e vedere con una chiamata, perché questa situazione sta creando difficoltà alla mente di molte persone avanti negli anni, che rischiano di lasciarsi andare.

Mi sono anche chiesta se non sia meglio far rischiare queste persone, ma renderle felici, oppure salvare la loro salute, ma rischiare di vederle morire dentro. 

A questo non sono sicura di poter dare una risposta. Egoisticamente, le voglio accanto ancora un po' e comunque, sempre egoisticamente, non vorrei essere la causa di un eventuale contagio. Non potrei perdonarmi facilmente... 

Pensiamo poi a cosa festeggiamo, col Natale: il natale è, come dicevo, la venuta di Dio sulla terra. Dio che si fa uomo, bambino, per poter camminare accanto a noi, nel in tutto e per tutto. Per poter attraversare le nostre stesse strade, i nostri dolori, le nostre gioie, la nostra morte. Non è un pranzo. Nessuno ci può "rubare il Natale", che perché nessuno ci può togliere questo dono di un Dio che si spoglia di tutto per diventare un neonato piccolo, bisognoso di tutto, da proteggere, da allattare, da crescere giorno per giorno. 

Nessuno ci può togliere la gioia della venuta del Salvatore nel mondo. 

Non sarà un virus a uccidere il Natale, se lo sapremo vivere comunque nei nostri cuori. Non serve a nulla fare un pranzo o una cena, se non siamo capaci di avere dentro di noi la gioia che questa nascita porta nel mondo. E se abbiamo questa gioia, se davvero crediamo che quel piccolo neonato in braccio ad una ragazzina ebrea sia il salvatore del mondo, allora potremmo festeggiare con chi amiamo anche se non sarà il 25 dicembre. Potremo avere sempre nel cuore la gioia, la speranza, l'amore e diffonderli fra chi amiamo in qualsiasi giorno dell'anno. 



Golf asimmetrico 🙃

Ed ecco qua il mio ultimo lavoro, liberamente ispirato ad una maglia trovata su una pagina di vendite abbigliamento online. Non è esattamente come avrei voluto, ma la impossibilità di andare in giro a cercare la lana giusta ha influito sulla decisione. 




mercoledì 2 dicembre 2020

Razza Italica?

Vorrei tanto che le persone che parlano di "cultura italiana", di "radici" ecc... mi spiegassero a cosa si riferiscono. Cioè a quanto indietro risalgono per parlare di Italia, tradizioni, radici...

La nostra penisola, proprio per la sua posizione, è sempre stata, fin dalla prima colonizzazione da parte dell'uomo di Neanderthal, punto di passaggio, di collegamento fra le varie regioni del mediterraneo. Per cui dal nord Europa passavano verso l'Africa e viceversa e dal medio oriente arrivavano qui e viceversa. Durante l'età del bronzo sono arrivati i primi popoli di origine indoeuropea, anche se c'erano già altre popolazioni, prima (aiuto, l'invasione!! Tornatevene a casa vostra!). Da qui alla fine del secondo millennio prima di Cristo ci sono state almeno altre quattro ondate migratorie in Italia, ognuna di esse ha portato un contributo alla civiltà e allo sviluppo. 

http://spazioinwind.libero.it/popoli_antichi/Indice/Italici1.jpg

Sono arrivati Celti, Liguri, Abitanti dell'Asia minore, Greci, Fenici, Vandali, Longobardi, Bizantini, Arabi...

E prima di tutto questo l'Italia era abitata tante popolazioni diverse: Etruschi in Toscana; Umbri in Umbria; Latini, Sabini, Falisci, Volsci ed Equi nel Lazio; Piceni nelle Marche ed in Abruzzo Settentrionale; Sanniti nell'Abruzzo Meridionale, Molise e Campania; Apuli, Messapi e Iapigi in Puglia; Lucani e Bruttii nell'estremo Sud; Siculi, Elimi e Sicani (non indoeuropei, probabilmente autoctoni) in Sicilia. 

La Sardegna era abitata, fin dal II millennio a.C., dai nuragici.


Orbene, visto e certificato che non esiste una "razza italica", ma che siamo il risultato di un miscuglio di tante popolazioni che, nel corso dei secoli, si sono unite, combattute, ancora unite e mescolate fra loro, come possiamo parlare di "radici italiane"?

La nostra ricchezza nasce proprio dal fatto di essere un popolo ricco di storia, di tanta storia fatta di un insieme di culture, religioni, tradizioni diverse che hanno dato vita ad uno dei paesi più ricchi di arte e storia che ci sia nel mondo.

E noi adesso vogliamo buttare a mare (letteralmente) tutta questa ricchezza.

E vogliamo parlare delle radici cristiane?

Se noi ci riteniamo discendenti diretti dei romani (ma abbiamo appena visto che anch'essi sono il risultato di un'unione fra più popoli), allora le nostre "radici" sono pagane, perché i romani onoravano divinità prese pari pari da quelle greche.

domenica 1 novembre 2020

Gli "scarti" della società

Chissà se io sono necessaria allo "sforzo produttivo del paese"... 

Credo di no. Non produco beni tangibili, non guadagno abbastanza da fare "girare l'economia", mi occupo, anzi, di qualcosa che fa risparmiare e non produrre. 

Ergo, potrei ammalarmi e morire senza nessun problema.

Anche la mia cara zia di novantasei anni non produce, sebbene dia lavoro alla badante. Quindi potrei anche andare a trovarla senza mascherina e senza precauzioni, tanto se si ammala, che problema c'è?

Ecco, quando papa Francesco parla di "cultura dello scarto", si riferisce proprio a questo tipo di pensiero, di atteggiamento. Se non sei utile, se non produci, non servi, sei un peso per la società. Il tuo posto in ospedale potrebbe servire ad un giovane e forte soggetto ancora in grado di servire il paese. 

Produci, consuma, crepa, possibilmente in modo rapido, così non dobbiamo nemmeno pagarti la pensione.

Desidero un mondo in cui le persone siano considerate tutte ugualmente importanti e fondamentali per il benessere della società. Un mondo in cui sedersi accanto ad una persona anziana per ascoltare la storia della sua vita, tenendole la mano, non sia considerato tempo perso, sottratto allo "sforzo produttivo", ma tempo che arricchisce il cuore e lo spirito.

Un mondo in cui "perdere tempo" a giocare con i figli sia considerata una ricchezza, non una perdita.

Un mondo in cui nessuno viene lasciato indietro perché "in natura si fa così, i più deboli restano indietro" (che poi... Li avete visti, che ne so, gli elefanti, che proteggono i più deboli? Tutti quegli animali che vivono in branco e che formano un cerchio con al centro i cuccioli, per difenderli dai predatori?)

Un mondo in cui prevalga la cultura dell'amore, degli affetti, del prendersi cura l'uno dell'altro, che sia esso persona, animale, pianta, fiume, roccia...





venerdì 18 settembre 2020

Di gonne ed occhi cadenti

È ovunque sul web la storia del liceo Socrate di Roma per la frase che sarebbe stata pronunciata dalla vicepreside verso una studentessa sul fatto che indossare un certo abbigliamento avrebbe attirato lo sguardo degli insegnanti maschi sulle sue gambe e forse anche più su. (Edit: sembra che alla fine le cose siano andate in modo diverso, ma purtroppo questa idea è radicata nella maggior parte delle persone)

Giornalisti, opinionisti, rappresentanti di varie associazioni e persone comuni hanno pubblicato vari post di denuncia, portando varie argomentazioni in difesa delle ragazze o di accusa verso la vicepreside. 

Quello che mi ha intristito è stato leggere che sotto a questi post la maggioranza delle persone, soprattutto donne, affermava che era giusto, perché a scuola si va vestiti "dignitosamente", come in ogni altro luogo pubblico, che non sia una discoteca.

Ho provato a lasciare qualche commento, che è stato avversato.


Permettetemi quindi di scrivere qui, "a casa mia", quello che è il mio pensiero.

Chi commenta parlando di "decoro" non ha compreso il punto della questione: ciò che ha detto la vicepreside non riguarda il "decoro", il "dress code", come lo  definiscono, ma riguarda il fatto che questa è l'ennesima botta alla dignità della donna, vista solo come oggetto di piacere per gli uomini e anche alla dignità degli uomini, visti tutti come animali, preda di reazioni istintive e quindi privi di raziocinio.

Qui non si tratta di definire in che modo sia più consono andare vestiti in certi ambienti, ma si tratta di accusare - come sempre - le ragazze del fatto che, se qualcuno le guarda con sguardo ammiccante o con desiderio, se qualcuno le molesta, è soltanto colpa loro. "Se la sono cercata, chissà come erano vestite" questo è il solito ritornello che torna fuori ogni volta che una ragazza, una donna viene molestata. Ho letto un commento, di una donna, che asseriva che fosse "ovvio" che al prof cadesse lo sguardo sulle gambe delle alunne in gonna. Insomma, l'uomo è cacciatore, è normale che guardi, che desideri. Sei tu, donna, che devi evitare di provocare. Vesti in modo casto, non uscire di notte, non uscire da sola, non sorridere a tutti, non... Non...

Fra l'altro, fossi uno dei professori in questione, mi sentirei profondamente offeso, per essere stato accusato di essere una persona che, anziché guardare alle alunne e alle donne in generale come persone di pari dignità e pari diritto al rispetto, le guarda come oggetti del desiderio, vedendo in loro solo dei corpi su cui fare "cadere" il proprio sguardo concupiscente. Ricordo che queste sono ragazze di un liceo, per cui sono minorenni. Già pensare che un uomo adulto, col ruolo di insegnante, oltretutto, sia attirato sessualmente da una persona che potrebbe essere sua figlia è indice della mentalità corrente, che vuole la sessualizzazione della femmina già in tenera età (orecchini alle neonate, vestiti sexy a due anni - ho visto bambine in top e gonna leopardate, fotografate dai genitori in pose ammiccanti con tanto di lecca lecca gigante in mano...).

Se poi, invece, vogliamo sollevare la questione delle "regole" di abbigliamento, allora devo dire che questa cosa del "dignitoso" mi irrita, mi sembra molto ipocrita e non l'ho mai capita (ok, lo so che ci sono un sacco di cose che non capisco). Non vi sembra ipocrita, assurdo, che stare in costume sulla spiaggia sia normale, accettabile, scontato, perfino quasi "obbligatorio" (ricordate le polemiche sul costume denominato "burkini"?) mentre diventa "indecente" presentarsi con lo stesso costume pochi metri più in là, nel negozio in fondo alla spiaggia? Cosa cambia? I centimetri di pelle che si vedono sono forse diversi sulla spiaggia da quelli che mostriamo per strada? 

Ma vorrei spostare il discorso ancora più in là: questo tipo di discorsi, di regole su cosa vada indossato e cosa no, cosa sia "decoroso" e cosa no, cadono sempre sul solito punto: il tabù del corpo, della nudità, del sesso.

Se un uomo mostra i capezzoli, nessuno si scompone. Se lo fa una donna, è indecente, volgare, esibizionista, vergognosa, pu****a e così via... Eppure, vi assicuro che dal punto di vista anatomico non c'è una grande differenza fra un capezzolo maschile e uno femminile. E alcuni uomini hanno più seno di alcune donne 😉 

Il giudizio che ricevi come donna dipende da quanti centimetri di pelle mostri: più sono, più il giudizio è negativo e verte verso il t***a. Meno ne mostri, più sarai considerata "suora", "frigida", ecc... 

Ovviamente, ciò non vale per gli uomini.

Dicono che questo dipenda dalla chiesa cattolica. Può essere, anche se vedo questo atteggiamento anche in altre culture. Certo è che la chiesa ha battuto pesantemente su questo tasto, arrivando a negare anche la vera essenza del bellissimo libro della Bibbia denominato "Cantico dei Cantici" in cui si esalta la bellezza del corpo umano, sia femminile che maschile, e la bellezza dell'amore fisico fra uomo e donna. Nei secoli si è cercato di nascondere quello che il libro diceva, presentandolo come un'allegoria, perché sembrava impossibile che in un libro della Bibbia si potesse esaltare l'amore umano, fisico, fra una ragazza e il suo ragazzo. Aggiungiamoci poi che questo libro è quasi tutto al femminile (nella maggior parte del libro è la ragazza, che parla) e lo scandalo è completo. Come poteva essere possibile che nella Bibbia si parlasse di amore fisico, si descrivessero con precisione i corpi, il piacere, senza nominare mai Dio? Quindi è stato trasformato in allegoria e il tabù del sesso ha continuato ad essere diffuso. 

(Per chi volesse approfondire questo argomento, suggerisco l'ascolto dei video sul Cantico dei Cantici pubblicati su YouTube dal Vicariato di Porta San Frediano e eseguiti da Don Luca Mazzinghi) 

Penso a come sarebbe bello poter vivere avendo lo stesso tipo di sguardo sul corpo che hanno società come gli Indios o i Boscimani, che vivono nudi, o altre società simili, in cui ad esempio girare a seno nudo è del tutto normale. Come sarebbe bello se considerassimo il nostro corpo tutto "dignitoso" e non con parti "indecenti". Se il nostro corpo è davvero "Tempio dello Spirito", tutto il nostro corpo ha pari dignità. Quando Dio ci ha creati, si è compiaciuto della sua opera. Non ha creato il nostro corpo come qualcosa di brutto, indecente, da nascondere. Noi abbiamo iniziato a coprirci per difenderci dal freddo e da lì è sparita l'abitudine a vedere i corpi nudi e si è creato tutto il resto, come conseguenza. 

Non sto dicendo che vada bene andare in costume da bagno al lavoro (ma poi perché no?) O in chiesa (in Amazzonia non credo si mettano il tailleur, però, e Dio li ama lo stesso), perché non sono certo cambiamenti che si possono fare così in un giorno. Dico solo che sarebbe l'ora che ognuno potesse andare vestito come vuole, senza essere giudicato per questo. Senza che nessuno gli dica che è "indecente" perché ha una gonna corta, o "ripugnante" perché si mette una minigonna e pesa cento chili, o "ridicolo" perché si mette la maglietta di super Mario a cinquant'anni (presente!! 🙋🏼‍♀️).


domenica 6 settembre 2020

Che significa "parlare di Dio"?

Leggo un'intervista ad un cardinale in cui lui afferma che "i preti si spingono a non parlare di Dio e dello scandalo della croce di Gesù, ma a impegnarsi anima e corpo nelle questioni sociali: l’agricoltura, l’ecologia, il dialogo, la lotta contro la povertà, la giustizia e la pace. Non si parla più di Dio ma di migranti, di emarginati e di senza tetto!»

Ok. E come si fa a parlare di Dio senza toccare questi argomenti? 

Di quale Dio devono parlare?

Perché il Dio di Gesù, il Dio della Bibbia, è quello che "soccorre l'orfano e la vedova", quello che ha posto l'uomo come colui che deve prendersi cura del creato (la traduzione esatta di cui che invece è stato modificato in "soggiogatela"), quello che ha detto, attraverso le parole dell'apostolo Giacomo "mostrami la tua fede senza la opere e io con le mie opere ti mostrerò la mia fede"; quello stesso Dio che dirà "Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi." (Mt 25, 36-36)

Cosa racconti, di Dio, senza dire ciò che lui ha chiesto a noi di fare?

"Amatevi come io vi ho amato" ha detto Gesù.

Cosa dobbiamo fare? Lasciare che i poveri restino poveri, i migranti vengano respinti e lasciati affogare o morire nelle carceri libiche, il pianeta distrutto, le guerre scoppiare, ma l'importante è parlare di Dio e della croce? E cos'è Dio, se non Amore? E cosa ha portato Gesù sulla croce, se non l'amore per noi? Ma L'amore di cui parla Gesù è servizio, è portare l'altro ad avere la dignità di persona, sollevarlo dal dolore, dall'isolamento, da tutto ciò che gli impedisce di essere davvero una persona. E quindi, come puoi esimerti dal parlare di questi argomenti? E cosa dire di parole come quelle di papa Francesco, nella "Laudato sii", in cui si parla proprio della salvaguardia del creato? Si è sbagliato?

E delle encicliche sociali (iniziando da papa Leone XIII in poi...)? Anche queste erano sbagliate?

Lo "scandalo della croce" di cui quest'uomo dice che i preti dovrebbero raccontare, è lo scandalo di un Dio che si è fatto uomo e si è messo a servizio dei più piccoli. Si è legato il grembiule in via, come i più umili servitori, e ci ha lavato i piedi. Ha guarito i malati, ha ridato dignità e speranza a chi era rifiutato e condannato (la Samaritana, l'adultera, il lebbroso, il cieco nato...), ha chiesto a noi di fare altrettanto, non di stare sotto la croce a dire: "oh, Signore, che scandalo, quanto ci hai amato e noi cattivi ti abbiamo ucciso!". Ai discepoli che volevano restare in contemplazione della sua gloria sul monte della trasfigurazione ha detto "perché state a guardare il cielo?". Ha chiesto azione, non parole.

Come si può essere cristiani senza pensare al bene del pianeta, al bene degli uomini, alla pace, alla giustizia? 



Cosa resta, di Dio, così?


martedì 14 luglio 2020

Legge "liberticida"?? 😳

Oggi ho visto un post in cui viene detto che la proposta di legge contro le discriminazioni relative all'orientamento sessuale sarebbe una legge "liberticida".
Nel post vengono riportate le parole di papa Wojtyla relative all'aborto, che inneggiano, quindi, alla protezione della vita.
E io mi sono fatta un sacco di domande.
Ad esempio: cosa c'entra l'aborto con la legge contro l'omofobia?
Semmai, parole che inneggiano alla protezione della vita dovrebbero servire anche per la protezione della vita delle persone già nate, di tutte le persone; quindi anche degli omosessuali, non certo per denigrare una legge che si prefigge di eliminare le discriminazioni.
Altra domanda: cosa avrebbe di "liberticida"?
In che modo ucciderebbe la libertà? E poi, la libertà di fare cosa? Di picchiare, offendere, discriminare chi non è etero?
Vogliamo quindi dire che questi atteggiamenti sono corretti e non vanno impediti, altrimenti viene limitata la libertà?
Ma questo vale solo se si picchia o si discrimina un omosessuale o vale anche se si fa la stessa cosa con un etero?
Chiedo per un'amico...

Ogni giorno, nel mondo, le persone omosessuali vengono derise, offese, picchiate, incarcerate, sottoposte a terribili processi di "riconversione" per "curarle". In Italia ci sono genitori che disconoscono i figli, li offendono, li deridono; compagni di classe
che deridono e bullizzano il/la compagn* che appare "divers*"; persone che aggrediscono altre persone, se le vedono baciarsi o se sono mano nella mano ad un* compagn* dello stesso sesso... Non parliamo poi del trovare lavoro...
E ancora siamo a discutere se ci sia bisogno di una legge che punisca questi reati?
Mi è stato detto che la legge c'è già e se una persona aggredisce un'altra sta già commettendo un reato. Certamente!
Ma qui si tratta di aggiungere l'aggravante della MOTIVAZIONE.
Come nel caso del femminicidio o del razzismo.
E aggiungo che questa legge parla di "orientamento sessuale", per cui rientra in essa OGNI orientamento, anche quello etero. Cioè, se qualcuno scrivesse sulla porta del suo negozio: "qui gli etero non sono graditi" sarebbe ugualmente discriminazione e punibile per legge.

Ancora: si riportano le parole del papa, si pone la questione sul piano della religione.
Ora: se sei cristiano come affermi, anzi come sbandieri con un orgoglio che mi fa ricordare i farisei descritti da Gesù, che si mettono in mostra allungando le frange dei loro scialli per fare vedere quanta fede hanno, dovresti anche sapere che Gesù ha detto di amare tutti come ami te stesso e come Lui ti ha amato.
Amare.
Tutti.
Dato che una persona omosessuale appartiene alla specie umana come le persone con gli occhi azzurri, quelle a cui piace il gelato al gusto Puffo (esistono!! 😱) o quelle a cui non piace la vita da spiaggia (io!! 🙋🏻‍♀️), in quel "tutti" è compresa anche lei.
L'amore cristiano non è un sentimento smielato della serie "volemose bene, bacini e cuoricini", ma un impegno costante e concreto nel considerare ogni uomo come un fratello con gli stessi diritti, la stessa dignità, lo stesso status di figlio di Dio e lo stesso diritto al rispetto che ho io e che hai tu.
E quindi, in pratica, cosa significa amare queste persone? Esattamente ciò che significa amare tutti gli altri.
Rispettarle, capire che hanno gli stessi diritti di chiunque altro, perché non sono diversi da chiunque altro!
Accettiamo che ci siano persone che compiono gli atti più abietti, giustifichiamo l'evasione fiscale, l'inquinamento, le prime che non rispettano il codice della strada, i "furbetti" di ogni tipo, accettiamo e seguiamo persone che spargono odio dal loro posto di potere, ma critichiamo, offendiamo, vogliamo provare dei diritti persone che, semplicemente, amano.

Se un giorno qualcuno prendesse il potere e iniziasse a dire che chiunque crede in Dio è una persona pericolosa, da rinchiudere, perché è la causa di tutti i mali del mondo, non vorremmo una legge che vieti questo? Oh, perbacco, sbaglio o è già successo con gli ebrei?
E se qualcuno dicesse che la legge sul femminicidio è liberticida perché impedisce agli uomini di esercitare il loro potere sulle donne che, si sa, sono inferiori? Saremmo d'accordo?

Perché quindi, questo accanimento contro chi ha come unica colpa quella di essersi innamorat* di una persona del suo stesso sesso?

Non viene a fare l'amore con te, non cerca di fare "diventare gay" i tuoi figli (ah, notizia dell'ultima ora: omosessuali si nasce, non si diventa), non è un pedofilo (sembra assurdo doverlo specificare, ma la pedofilia non c'entra nulla con l'omosessualità).
Dare a tutti gli stessi tuoi diritti non significa toglierli a te.

mercoledì 22 aprile 2020

"ultracattolici" e "fondamentalisti"...

Mi "sale la carogna", quando sento definire certe persone "ultracattoliche", quando di "cattolico" non hanno proprio nulla. Così come definire i terroristi "fondamentalisti islamici", quando invece
l'Islam sarebbe una religione di pace. Questa gente che si riempie la bocca col nome di Dio, della Madonna, delle "nostre radici cristiane", ma poi è pronta a chiudere la porta in faccia a chi ha bisogno, a gioire per il male che si abbatte sugli altri definendolo "punizione divina", mostrando di avere un'idea di Dio totalmente al di fuori di quella del Dio d'amore mostrato da Gesù, come può definirsi "cristiana"?
Cristiano è cui che segue Cristo.
E per seguire Cristo occorre prendere sulla spalle "la propria croce", che non significa esaltare la sofferenza, cercare la flagellazione, ma seguire la strada indicata da Dio, che passa attraverso il dono totale di se stessi, fino, se serve, a donare anche la propria vita, come ha fatto Gesù sulla croce.
E donare se stessi a chi? Agli altri, ma quali "altri"?
Quelli belli, buoni, bravi, "uguali" a noi?
Oppure a tutti?
"E chi è il mio prossimo"? Chiesero a Gesù.

Il tuo prossimo è quello che si ferma quando ti vede in difficoltà, ti porta al sicuro, si prende cura di te. Come il samaritano. Già, avete fatto caso che Gesù non dice che il "prossimo" è l'uomo che giace a terra, ma è il samaritano: "Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato nei briganti?».
Quindi tutto quelli che si riempiono le mani di Rosari e sventolano vangeli, dovrebbero anche seguire ciò che sbandierano e farsi prossimo degli altri, di chi è steso a terra, senza più speranza, senza più niente e chinarsi su di lui, accoglierlo fra le proprie braccia e soccorrerlo.

domenica 5 aprile 2020

Affidiamoci a Maria??

Ieri ho sentito la notizia che riporta una richiesta del famigerato ex-ministro per riaprire le chiese perché, secondo lui, abbiamo bisogno dell'aiuto di Maria per superare la pandemia.
Sebbene io sia cristiana e cerchi di essere credente (la fede può avere momenti di crisi, attraversare le paludi del dubbio, a volte), questa esternazione mi ha irritato, infastidito, fatto "cadere le braccia".
In ordine sparso, cercherò di spiegare il perché delle mie reazioni.
Quest'uomo ha sempre sulla bocca il nome di Maria, perfino quando agita il rosario, in cui, vorrei informarlo, si rivive la passione di Cristo. Non di Maria.
Un cristiano dovrebbe mettere al primo posto Dio. Maria è un esempio da seguire, una figura da venerare (non adorare! "Adorerai il Signore Dio tuo, a Lui solo renderai culto"), che può intercedere per noi presso Dio, ma non è Dio.
Dio, come Padre, Figlio e Spirito Santo, è la persona che andiamo ad incontrare in chiesa, quando celebriamo l'Eucarestia. I santi, compreso la Madonna, partecipano con noi a questa festa, ma non sono loro e basta, che andiamo ad incontrare.
Aggiungo anche che non è necessario andare in chiesa, per pregare. Gesù dice:
"Quando pregate, non siate simili agli ipocriti che amano pregare stando ritti nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, per essere visti dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Tu invece, quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà" (Mt 6,5-8). 
Sebbene la chiesa sia il luogo in cui la comunità si riunisce per celebrare l'Eucarestia, la presenza di Dio è ovunque e la preghiera personale può essere fatta ovunque.
Sembra poi che quest'uomo non nomini altri che la Madonna. Perché?
Perché non dice, ad esempio: "chiediamo a Dio di aiutare i medici a trovare una cura"?
Io credo che sia troppo "impegnativo".
Va bene sventolare rosari, nominare madonne, baciare santini, ma semplicemente perché questo colpisce la "pancia" di un elettorato pseudo cattolico, che fa della religione solo un insieme di superstizioni, preghiere da recitare a memoria per ottenere "la grazia", acqua santa da spruzzare in casa "perché non si sa mai"...
Parlare di fede, che è affidarsi totalmente a Dio, che è cammino giornaliero, costante, per cercare di restare nel sentiero che lui ha tracciato per noi, non richiamerebbe così tanto consenso.
Occorre qualcosa di gridato, che richiami "le nostre tradizioni", che parli allo stomaco, non alla ragione.
Se fossi un medico, un ricercatore, una qualsiasi di quelle persone che stanno cercando di fermare il virus, chi con la ricerca di un vaccino, di una cura; chi con l'assistenza ai malati, mi sentirei offeso, ignorato, sminuito nei mio lavoro.
Vorrei sentirmi dire, semmai, qualcosa come "preghiamo affinché medici, infermieri, ricercatori, operatori sanitari, abbiano la forza per affrontare questo periodo così faticoso, affinché non si ammalino, affinché trovino una cura efficace...".
Ma, come molti altri in passato, egli usa la religione (non la fede!! Non è la stessa cosa...) per ottenere consensi, per sembrare dalla parte della ragione, per distruggere, creare divisioni, scontenti, paura, rabbia...
Ma Dio non si lascia usare. E nemmeno sua Madre.
Dio, i santi, non sono un distributore di miracoli a pagamento: se io dico dieci pateravegloria tu mi DEVI fare ciò che chiedo.
Sicuramente Dio ascolterà le preghiere di cui si rivolge a Lui con fede, così come farà la Madonna, ma sarà poi Dio stesso a decidere se e come intervenire, secondo il suo disegno, che noi non riusciamo a vedere, a capire, ma che saprà fare qualcosa di buono, alla fine, anche da questo triste momento.

mercoledì 1 aprile 2020

Domenica delle palme 2020


Domenica prossima sarà la Domenica delle palme.
Ne ho parlato qualche anno fa, qui https://pensieripaola.blogspot.com/2014/04/domenica-delle-palme.html
Ma questa domenica sarà del tutto diversa.
Questa domenica, che ho sempre vissuto come se fosse una porta che si spalanca sulla settimana Santa, come una unica festa, collegata a tutte le altre celebrazioni della settimana, sarà diversa.
Per la prima volta in vita mia, non percorrerò le strade con l'olivo in mano, cantando tutti i soliti salmi, sentendomi a volte perfino un po' ridicola, anacronistica e altre volte sentendomi testimone della mia fede, per chi osserva da fuori.
Non porterò a casa l'olivo scegliendo con cura i rami più belli da appendere e conservando i vecchi per alimentare il fuoco della notte di Pasqua.
La festa dell'ingresso di Gesù in Gerusalemme sarà vissuta nell'intimità delle nostre case, mentre il racconto della Passione sarà come un'eco di ciò che tante persone nel mondo stanno vivendo in questo periodo.
Alle persone che quotidianamente muoiono per fame, guerre, malattie, si aggiungono adesso quelle che muoiono da sole per il virus (e ci vorrebbe stargli accanto e non può) e tutti quelli che stanno lavorando senza sosta per aiutare i malati. Medici, ricercatori, infermieri, "semplici" addetti alle pulizie, e moltissimi altri.
Io non riesco ancora ad immaginare una settimana Santa senza celebrazioni vissute da tutti i fedeli insieme, uno vicino all'altro. Mi è purtroppo capitato di non aver potuto partecipare di persona, per malattia, ma comunque la messa c'era, le chiese erano gremite. Adesso le chiese sono vuote ed è attraverso uno schermo che il sacerdote ci parla. Per fortuna abbiamo questo mezzo, ma pensare di vivere la festa più grande della cristianità attraverso uno schermo, temo che potrebbe gettarmi  nello sconforto.
Ma un cristiano, mi disse un giorno mio fratello, non può essere pessimista, perché sa che il mondo è nelle mani di Dio. Sa che, in qualunque modo vadano le cose, Dio saprà tirarne fuori qualcosa di buono e non ci lascerà soli.
Un Dio che ha camminato con noi, che ha provato su di sé il dolore, l'angoscia, l'abbandono, sa cosa stiamo provando e non permetterà che nemmeno una delle nostre lacrime vada perduta. Nessuno dei nostri sospiri resterà inascoltato.

domenica 22 marzo 2020

Quaresima 2020

Ad ogni inizio di Quaresima mi prefiggo di cercare di passare quei quaranta giorni provando a prepararmi in modo "giusto" all'arrivo della Pasqua. Quasi sempre i miei propositi vengono disattesi e cado negli stessi errori, cercando poi di ripartire, fin quando arriva la Domenica delle Palme, si entra nel vivo della settimana Santa, sento cambiare perfino l'aria intorno a me, inizio a sentire davvero che sta arrivando il momento più importante per ogni credente: la Resurrezione di Cristo.
Due anni fa, però, sono rimasta bloccata a letto per tutta la Settimana Santa, senza poter muovere altro che le braccia, per un fortissimo dolore alla schiena e ho sentito molto forte la mancanza delle celebrazioni della settimana. Sentivo che mi mancava qualcosa, non mi sentivo "pronta", avevo lasciato "a metà" la mia Quaresima...
Quest'anno le cose stanno andando in modo diverso e la Quaresima era appena iniziata quando abbiamo dovuto interrompere la celebrazione della Eucarestia per via del virus che sta dilagando nel mondo.
La prima domenica non ci fai troppo caso. Capita, di dover saltare una messa per qualche malanno improvviso, no?
La seconda domenica, vedendo tutto ciò che ti succede intorno e non avendo nemmeno idea di quando potrai di nuovo accostarti alla Eucarestia, inizi a vacillare.
Manca entrare in Chiesa e trovare le facce conosciute, i sorrisi, i saluti, iniziare a leggere le letture per prepararti, fare silenzio dentro di te, iniziare il canto mentre entra il sacerdote... Manca ascoltare la Parola, ascoltare l'omelia, manca ricevere il Corpo di Cristo... 
Ricevere l'Eucarestia l'ho sempre considerato come la mia "ricarica" per la settimana. Come posso, mi dicevo, affrontare una settimana da sola, senza il Suo aiuto?
Adesso mi ritrovo a doverlo fare e a non sapere nemmeno se potremo celebrare la Pasqua.
Quell'atmosfera così particolare che caratterizza la Settimana Santa, fatta di attesa, di tempo che si dilata, di un mondo che trattiene il fiato in bilico fra la tristezza e la speranza, forse quest'anno non potrò viverla.
Eppure, quante volte sarà capitato di non aver voglia di andare alla messa, o di ascoltare distrattamente le letture, pensando alle cose da fare che ci aspettano a casa o chissà a cosa altro...
Quante volte abbiamo vissuto la Quaresima distrattamente, come un tempo qualsiasi?
Quest'anno, invece, stiamo vivendo tutti una Quaresima particolare; stiamo tutti con Gesù, nell'orto degli ulivi, a chiedere che "passi questo calice".
Moltissime persone sono con lui sulla croce, proprio adesso, mentre lui gli dice "oggi sarai con me in paradiso". Persone che devono partire da sole, senza il conforto di nessun familiare accanto, solo con la mano di Dio che li accompagna. E persone che, dall'altra parte, non possono accompagnare in questo passo i loro cari. Possono solo stargli vicino con la preghiera.
Io posso immaginare lo strazio di dover stare lontana da qualcuno che amo, nei suoi ultimi istanti di vita. Non c'ero quando sono morti i miei genitori, ma comunque loro non  sono morti da soli, c'era mia mamma, vicino al babbo e c'era mio fratello, vicino alla mamma. Ma soli no. Nessuno dovrebbe morire da solo. Nessuno dovrebbe sapere che un suo caro è solo, in quel momento.
Noi che crediamo sappiamo però che soli non siamo mai.
Dio non ci abbandona.
Nemmeno in questa situazione.
Soprattutto in questa situazione.
Le Chiese sono chiuse, ma il cuore di Dio è sempre aperto.
Non possiamo ricevere l'Eucarestia fisicamente, ma lo Spirito di Dio continua ad abitare in noi e il desiderio di ricevere l'Eucarestia è già esso stesso un modo di essere in comunione con Lui.
Portiamo quindi questa croce insieme a Gesù, sul Golgota, noi che ancora stiamo bene e che possiamo avere comunque le nostre comodità fornite dalle nostre case e dagli strumenti che ci permettono di restare comunque in contatto. Portiamo questa croce noi che, invece, abbiamo un familiare malato e abbiamo paura, come ne ha avuta Gesù nell'orto degli ulivi, tanto da sudare sangue.
Portiamo questa croce noi, se siamo malati e non sappiamo cosa ci aspetta. I medici, come la donna che ha asciugato il volto di Gesù, saranno al nostro fianco per aiutarci e se non ci possono essere familiari vicino, ai piedi della nostra croce c'è sempre Maria, che ci guarda e prega per noi. Lei non se ne va, lei c'è sempre stata e ci sarà sempre, anche nel dolore più grande.
"Questa è tua madre".
E se ci prende l'angoscia per il non poter celebrare la Pasqua tutti insieme, con tutti i riti meravigliosi che la Chiesa ha istituito per aiutarci ad entrare anima e corpo nel mistero della morte e resurrezione di Cristo e gioire con Lui per la vittoria della vita sulla morte, proviamo a pensare proprio a questo: al di là della morte, al di là della paura, al di là di ogni miseria umana, ci aspetta sempre la Pasqua.
Ci aspetta la Vita.
Adesso siamo nel mare in tempesta, tutti sulle nostre barche sbattute dal vento.
Ma ricordiamoci che Gesù può calmare la tempesta con una sua sola parola.
Ascoltiamo dunque la sua Parola anche in casa, da soli o in famiglia, perché lui dirà ai nostri cuori in tempesta: "Calmati" 
Festeggeremo di nuovo la Pasqua.
Dio vince sempre.
Dal web: https://www.vocedinapoli.it/wp-content/uploads/2017/03/quaresima-che-cose-quanto-dura-e-come-funziona-per-la-chiesa-cattolica.jpg

mercoledì 4 marzo 2020

Bambini senza speranza


Quando il mal di testa, oggi, ha lasciato un piccolo spiraglio di semi-lucidità, ho pensato di scrivere qualcosa sulla tragedia che si sta compiendo in Siria da nove lunghi anni e, di conseguenza, ai confini della Grecia.
Ma davanti a tutto questo orrore, la mente si annebbia, le lacrime impediscono di vedere la tastiera o il foglio su cui scrivere e il cuore diventa così gonfio e dolorante che non riesce a contenere tutto ciò che prova.
Non riesco a mettere i pensieri in fila, a dare un ordine alle parole, affinché questo testo abbia un senso, un inizio, uno svolgimento e una conclusione, come ogni testo “che si rispetti”.

Vedo solo famiglie disperate, case distrutte, bombe che cadono, cibo che manca, dolore, disperazione, morte, impotenza… e poi vedo persone, che pure vivono in un paese che sa cos’è la povertà, la disperazione, respingere violentemente, aggredire questi disperati, cercare di farli annegare, soffocare… senza guardare se hanno davanti un bambino o un adulto (non che sia meno grave far del male ad un adulto, ma per fare del male da un bambino mi chiedo cosa si debba avere al posto del cuore).

Bambini
 
Bambini affogati 

soffocati 
 
respinti

rinchiusi nei campi senza cibo, scuola, medicine, qualcosa per scaldarsi…

Bambini che arrivano a suicidarsi

Riuscite ad immaginare quale abisso di disperazione possa avere un bambino, dentro di sé, per arrivare ad uccidersi? I bambini, che sono l’essenza stessa della vita, della voglia di vivere, dell’ottimismo, della gioia per le cose più piccole, che sanno ancora meravigliarsi per ogni manifestazione della natura, dal più piccolo insetto al più splendente arcobaleno… hanno il vuoto dentro. hanno il buio che arriva quando ogni speranza è ormai morta. 

Bambini senza speranza

Riuscite ad immaginare qualcosa di più orribile?

I bambini, che sono la nostra speranza, l’hanno persa.
I loro genitori, se ci sono, non riescono a dare loro nemmeno un briciolo di speranza, perché non ne hanno più nemmeno loro.

E gli adulti, invece, cosa fanno?

Li respingono, li soffocano coi lacrimogeni, li affondano coi loro gommoni…

Io non riesco a pensare a nulla di più orribile che uccidere e respingere chi sta disperatamente chiedendo aiuto, chi ha perso tutto, anche la speranza.

Risultato immagini per lesbo bambino

Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti? Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me. Poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli. Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere; ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato. Anch'essi allora risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo assistito? Ma egli risponderà: In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l'avete fatto a me.” (Matteo 25,35-45)




venerdì 10 gennaio 2020

Pray for...?

In questi ultimi mesi continuano ad apparire sui vari social immagini drammatiche di foreste in fiamme: Siberia, Amazzonia, Australia... per non parlare dei "soliti" incedi estivi in Italia. Poi scorrono immagini di fiumi e spiagge invase dalla plastica, di animali morti per averla ingerita e così via...
E ogni volta questa immagini sono accompagnate dalla frase: "pray for..." e da centinaia di "faccine" tristi, cuoricini, commenti disperati.


Poi leggi i post su altri gruppi e senti di persone, magari le stesse che mettevano me faccine tristi, che tengono il riscaldamento a 25 gradi tutto il giorno, che ogni giorno fanno tre lavatrici (non sto inventando!) usando saponi non biodegradabili, ammorbidenti, additivi vari, acqua calda solo perché devono lavare gli asciugamani ogni volta che li usano (anche qui, non invento nulla) o la maglietta usata due ore o lavare separatamente il bucato del bambino (non si capisce perché: forse nessuno prende in braccio il proprio bambino per evitare il contatto con i propri vestiti? O non lo mettiamo mai sul letto, sul divano, sul seggiolino della macchina, in braccio ai nonni...?), come se il mondo fosse popolato di pericolosi germi pronti ad assalirci ad ogni angolo, senza sapere invece che la quasi totalità dei batteri che ricopre ogni superficie (anche e soprattutto la nostra pelle) è del tutto innocua e, anzi, utile. Senza sapere che più si cerca di sterilizzare tutto e più si rende il nostro organismo vulnerabile perché non si "allenano" le difese immnuitarie. O ancora lavano il pavimento diverse volte al giorno con detergenti aggressivi, buttano nello scarico del bagno ogni sorta di acido (il più gettonato è l'acido muriatico), usano litri di candeggina (spesso versandola in acqua calda, cosa che fa sviluppare valori di cloro corrosivi se inalati) o ammoniaca come se fossero acqua fresca... Per non parlare poi della mancata raccolta differenziata o del consumo eccessivo di carne.

E a quel punto ti cadono non solo le braccia, ma anche tutto il resto.

Possibile che non si riesca a fare due più due e capire che tutto quello che vediamo scorrere davanti ai nostri occhi e per cui mettiamo le "faccine tristi" sia semplicemente il risultato di milioni di persone che si comportano esattamente così, fregandosene dell'ambiente e continuando ad usare prodotti tossici ed inquinanti perché devono avere il pavimento lucido e senza aloni? Davvero avere il pavimento "a specchio", il bucato più bianco "che non si può" o il vetro della doccia senza calcare, sono più importanti del benessere del pianeta?
Dove pensano che vada a finire tutto il detersivo che usano? E i litri di acido che gettano negli scarichi, pensano che si fermino da qualche parte? Che non vadano nelle fogne e poi nel fiume che scorre sotto casa e che poi guardano con disgusto pensando a quanto sia inquinato e che "nessuno fa nulla" per pulire?

Risultati immagini per plastica

Vogliamo aggiungere a questo la macchina usata per fare pochi metri o per evitare di prendere i mezzi pubblici perché costano o perché scoccia stare "pigiati come le acciughe"? (be', questo è un problema, è vero 😉  )
Potrei continuare aggiungendo l'esempio di chi lascia i propri rifiuti in terra, li getta dal finestrino della macchina, li abbandona nei boschi, sul ciglio della strada, nei fossi, non fa la differenziata o getta a caso nei bidoni sbagliati vanificando così un'intera raccolta (un solo rifiuto di plastica nel cassonetto dell'umido rovina tutto il compost...), quelli che fanno il picnic e lasciano una discarica dopo il loro passaggio o vanno sulla spiaggia e seminano cicche e rifiuti sulla sabbia (queste non l'ho mai capite: la volta successiva dove andrai, se il luogo che ti piaceva tanto lo hai ridotto ad una discarica? Ti sdrai sui tuoi stessi rifiuti?) 
Parlavo anche del consumo di carne: produrre un solo chilo di carne richiede al pianeta in termini di consumo di acqua, vegetali, terreno tolto alla foresta e destinato al pascolo un costo esorbitante (potete fare una rapida ricerca sul web per avere i dati). Perché incendiano o abbattono le foreste? Le abbattono per il legname, le bruciano per avere terreni da coltivare per produrre mangime per animali...

Sembra che voler difendere il proprio stile di vita sia molto più importante della salvezza del pianeta.
Nella mia zona siamo arrivati all'assurdo di persone che si lamentavano della raccolta differenziata porta a porta perché, siccome l'umido viene raccolto il venerdì mattina e il lunedì mattina, non possono cucinare il pesce il venerdì... Capite? Non si può mangiare il pesce un altro giorno, no. Si rompe la "tradizione". Quindi dicevano che avrebbero continuato come sempre, gettando il rifiuto altrove, in un cassonetto dell'indifferenziato.
C'è anche chi si lamenta di dover separare i rifiuti e butta tutto insieme perché "figurati se posso perdere tempo", "tanto poi mescolano tutto" (lo fanno quando la raccolta non viene fatta bene, perché gettare rifiuti nei cassonetti sbagliati vanifica un intero carico), "chissenefrega"... Ho anche letto "a casa propria ognuno fa come gli pare" Eh, no! Purché ciò che ti fai a casa tua non resta dentro casa tua. Gli acidii, i detersivi, che getti negli scarichi finiscono nei fiumi che sono di tutti, nel mare, che è di tutti. La plastica che accumuli non resta dentro casa tua...
Insomma, tutti a piangere davanti alle immagini toccanti, ma poi, se viene chiesto di impegnarsi in prima persona con piccoli gesti, allora no. Figurati se posso rinunciare al pavimento lucido, allo scarico del water disincrostato, alla carne tutti i giorni, all'acqua in bottiglia... al pianeta ci penserà "qualcun altro", mica tocca a me! Che ci pensino i governanti! Mica è colpa mia!

È quindi del tutto inutile piangere per gli incendi che devastano il mondo, per la plastica che invade le spiagge, i fiumi e i mari, se non si comprende che la soluzione è fare ognuno la propria parte.
Sembrerà inutile, sembrerà poco, ma così come quel piccolo pezzo di plastica, aggiunto a milioni di altri ha creato il problema, milioni di piccoli gesti possono risolverlo.
Eppure, quello che vedo è che molte persone, messe davanti al problema, semplicemente rifiutano di accettare il cambiamento, come se la cosa non li riguardasse o non riguardasse i loro figli e i figli dei loro figli. 
Basta fare il proprio comodo qui ed ora. Di tutto il resto, che importa?