domenica 22 marzo 2020

Quaresima 2020

Ad ogni inizio di Quaresima mi prefiggo di cercare di passare quei quaranta giorni provando a prepararmi in modo "giusto" all'arrivo della Pasqua. Quasi sempre i miei propositi vengono disattesi e cado negli stessi errori, cercando poi di ripartire, fin quando arriva la Domenica delle Palme, si entra nel vivo della settimana Santa, sento cambiare perfino l'aria intorno a me, inizio a sentire davvero che sta arrivando il momento più importante per ogni credente: la Resurrezione di Cristo.
Due anni fa, però, sono rimasta bloccata a letto per tutta la Settimana Santa, senza poter muovere altro che le braccia, per un fortissimo dolore alla schiena e ho sentito molto forte la mancanza delle celebrazioni della settimana. Sentivo che mi mancava qualcosa, non mi sentivo "pronta", avevo lasciato "a metà" la mia Quaresima...
Quest'anno le cose stanno andando in modo diverso e la Quaresima era appena iniziata quando abbiamo dovuto interrompere la celebrazione della Eucarestia per via del virus che sta dilagando nel mondo.
La prima domenica non ci fai troppo caso. Capita, di dover saltare una messa per qualche malanno improvviso, no?
La seconda domenica, vedendo tutto ciò che ti succede intorno e non avendo nemmeno idea di quando potrai di nuovo accostarti alla Eucarestia, inizi a vacillare.
Manca entrare in Chiesa e trovare le facce conosciute, i sorrisi, i saluti, iniziare a leggere le letture per prepararti, fare silenzio dentro di te, iniziare il canto mentre entra il sacerdote... Manca ascoltare la Parola, ascoltare l'omelia, manca ricevere il Corpo di Cristo... 
Ricevere l'Eucarestia l'ho sempre considerato come la mia "ricarica" per la settimana. Come posso, mi dicevo, affrontare una settimana da sola, senza il Suo aiuto?
Adesso mi ritrovo a doverlo fare e a non sapere nemmeno se potremo celebrare la Pasqua.
Quell'atmosfera così particolare che caratterizza la Settimana Santa, fatta di attesa, di tempo che si dilata, di un mondo che trattiene il fiato in bilico fra la tristezza e la speranza, forse quest'anno non potrò viverla.
Eppure, quante volte sarà capitato di non aver voglia di andare alla messa, o di ascoltare distrattamente le letture, pensando alle cose da fare che ci aspettano a casa o chissà a cosa altro...
Quante volte abbiamo vissuto la Quaresima distrattamente, come un tempo qualsiasi?
Quest'anno, invece, stiamo vivendo tutti una Quaresima particolare; stiamo tutti con Gesù, nell'orto degli ulivi, a chiedere che "passi questo calice".
Moltissime persone sono con lui sulla croce, proprio adesso, mentre lui gli dice "oggi sarai con me in paradiso". Persone che devono partire da sole, senza il conforto di nessun familiare accanto, solo con la mano di Dio che li accompagna. E persone che, dall'altra parte, non possono accompagnare in questo passo i loro cari. Possono solo stargli vicino con la preghiera.
Io posso immaginare lo strazio di dover stare lontana da qualcuno che amo, nei suoi ultimi istanti di vita. Non c'ero quando sono morti i miei genitori, ma comunque loro non  sono morti da soli, c'era mia mamma, vicino al babbo e c'era mio fratello, vicino alla mamma. Ma soli no. Nessuno dovrebbe morire da solo. Nessuno dovrebbe sapere che un suo caro è solo, in quel momento.
Noi che crediamo sappiamo però che soli non siamo mai.
Dio non ci abbandona.
Nemmeno in questa situazione.
Soprattutto in questa situazione.
Le Chiese sono chiuse, ma il cuore di Dio è sempre aperto.
Non possiamo ricevere l'Eucarestia fisicamente, ma lo Spirito di Dio continua ad abitare in noi e il desiderio di ricevere l'Eucarestia è già esso stesso un modo di essere in comunione con Lui.
Portiamo quindi questa croce insieme a Gesù, sul Golgota, noi che ancora stiamo bene e che possiamo avere comunque le nostre comodità fornite dalle nostre case e dagli strumenti che ci permettono di restare comunque in contatto. Portiamo questa croce noi che, invece, abbiamo un familiare malato e abbiamo paura, come ne ha avuta Gesù nell'orto degli ulivi, tanto da sudare sangue.
Portiamo questa croce noi, se siamo malati e non sappiamo cosa ci aspetta. I medici, come la donna che ha asciugato il volto di Gesù, saranno al nostro fianco per aiutarci e se non ci possono essere familiari vicino, ai piedi della nostra croce c'è sempre Maria, che ci guarda e prega per noi. Lei non se ne va, lei c'è sempre stata e ci sarà sempre, anche nel dolore più grande.
"Questa è tua madre".
E se ci prende l'angoscia per il non poter celebrare la Pasqua tutti insieme, con tutti i riti meravigliosi che la Chiesa ha istituito per aiutarci ad entrare anima e corpo nel mistero della morte e resurrezione di Cristo e gioire con Lui per la vittoria della vita sulla morte, proviamo a pensare proprio a questo: al di là della morte, al di là della paura, al di là di ogni miseria umana, ci aspetta sempre la Pasqua.
Ci aspetta la Vita.
Adesso siamo nel mare in tempesta, tutti sulle nostre barche sbattute dal vento.
Ma ricordiamoci che Gesù può calmare la tempesta con una sua sola parola.
Ascoltiamo dunque la sua Parola anche in casa, da soli o in famiglia, perché lui dirà ai nostri cuori in tempesta: "Calmati" 
Festeggeremo di nuovo la Pasqua.
Dio vince sempre.
Dal web: https://www.vocedinapoli.it/wp-content/uploads/2017/03/quaresima-che-cose-quanto-dura-e-come-funziona-per-la-chiesa-cattolica.jpg

mercoledì 4 marzo 2020

Bambini senza speranza


Quando il mal di testa, oggi, ha lasciato un piccolo spiraglio di semi-lucidità, ho pensato di scrivere qualcosa sulla tragedia che si sta compiendo in Siria da nove lunghi anni e, di conseguenza, ai confini della Grecia.
Ma davanti a tutto questo orrore, la mente si annebbia, le lacrime impediscono di vedere la tastiera o il foglio su cui scrivere e il cuore diventa così gonfio e dolorante che non riesce a contenere tutto ciò che prova.
Non riesco a mettere i pensieri in fila, a dare un ordine alle parole, affinché questo testo abbia un senso, un inizio, uno svolgimento e una conclusione, come ogni testo “che si rispetti”.

Vedo solo famiglie disperate, case distrutte, bombe che cadono, cibo che manca, dolore, disperazione, morte, impotenza… e poi vedo persone, che pure vivono in un paese che sa cos’è la povertà, la disperazione, respingere violentemente, aggredire questi disperati, cercare di farli annegare, soffocare… senza guardare se hanno davanti un bambino o un adulto (non che sia meno grave far del male ad un adulto, ma per fare del male da un bambino mi chiedo cosa si debba avere al posto del cuore).

Bambini
 
Bambini affogati 

soffocati 
 
respinti

rinchiusi nei campi senza cibo, scuola, medicine, qualcosa per scaldarsi…

Bambini che arrivano a suicidarsi

Riuscite ad immaginare quale abisso di disperazione possa avere un bambino, dentro di sé, per arrivare ad uccidersi? I bambini, che sono l’essenza stessa della vita, della voglia di vivere, dell’ottimismo, della gioia per le cose più piccole, che sanno ancora meravigliarsi per ogni manifestazione della natura, dal più piccolo insetto al più splendente arcobaleno… hanno il vuoto dentro. hanno il buio che arriva quando ogni speranza è ormai morta. 

Bambini senza speranza

Riuscite ad immaginare qualcosa di più orribile?

I bambini, che sono la nostra speranza, l’hanno persa.
I loro genitori, se ci sono, non riescono a dare loro nemmeno un briciolo di speranza, perché non ne hanno più nemmeno loro.

E gli adulti, invece, cosa fanno?

Li respingono, li soffocano coi lacrimogeni, li affondano coi loro gommoni…

Io non riesco a pensare a nulla di più orribile che uccidere e respingere chi sta disperatamente chiedendo aiuto, chi ha perso tutto, anche la speranza.

Risultato immagini per lesbo bambino

Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti? Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me. Poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli. Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere; ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato. Anch'essi allora risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo assistito? Ma egli risponderà: In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l'avete fatto a me.” (Matteo 25,35-45)