mercoledì 22 dicembre 2021

Natale 2021

Ed eccoci ancora qua.

Luminarie dappertutto, vetrine addobbate, gente che corre di qua e di là in fretta, carica di pacchi, spingendo carrelli pieni di ogni ben di Dio, sempre più in fretta, sempre più agitata: “e cosa regalo a zia Maria? E a mio cognato, che l'anno scorso ha fatto un regalo da poco a mio figlio, mentre io ho speso un patrimonio per il suo? E alla vicina? Non posso mica sfigurare, immaginati se poi mi fa un regalo di valore, che figura ci faccio…”

E poi cibo, cibo, cibo… tonnellate di cibo che spesso ci farà alzare da tavola con lo stomaco che scoppia…

Immagine da pexels.com

C'è qualcuno, là fuori, che ancora si ricordi cosa stiamo festeggiando? Perché corriamo come pazzi per giorni, per cercare regali che ci sentiamo obbligati a fare, pranzi e cene a cui non vorremmo partecipare? C'è ancora qualcuno che dà qualche significato, a tutto questo? (Si, per fortuna ci sono sempre persone che fanno i regali col cuore, per il piacere di farli e che amano passare un giorno con le persone care). No, per favore, non venitemi a raccontare che Natale esisteva già ed era una festa pagana. Certo, c'erano le feste dedicate al forno della luce, così che le giornate iniziano ad allungarsi di nuovo proprio in questi giorni. E certamente i primi cristiani scelsero questa data proprio per significare che la vera luce che nasce è Gesù: “veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo”. Ma i cristiani non hanno “rubato” e fatta propria una festa già esistente. Hanno solo preso questa data come simbolo per una festa del tutto nuova: festeggiare la nascita di Gesù, luce per gli uomini, salvezza per le genti. Se nel mondo ci sono ancora persone che continuano a celebrare i riti legati a divinità celtiche, romane o altro, nessuno vieta loro di continuare a farlo.

Ma il Natale che tutti festeggiamo deriva dai festeggiamenti per la nascita di Gesù. L'idea del regali, che imita quelli portati dai “Magi” (infatti in alcune regioni i regali non arrivano il 25 dicembre, ma il 6 gennaio), il presepio, i canti, l’attesa, la veglia…

Eppure oggi nessuno sembra più ricordare Chi stiamo aspettando. 

I cristiani sono ormai una minoranza, seppure “sulla carta” siano ancora tanti perché il battesimo è ormai una tradizione e un rito scaramantico (c'è chi battezza “perché non si sa mai”, chi battezza perché lo vuole la nonna, chi battezza perché è una bella festa, ecc…) e mi chiedo quanti fra coloro che si dichiarano cristiani vivano con intensità, spirito di preghiera e di attesa il tempo dell’avvento, me compresa.

Eppure, mai come oggi, forse, abbiamo bisogno di una rinascita, abbiano bisogno di vedere la Luce fra di noi, di sentire parole di pace e di speranza…

“Un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio”.

Ma oggi, tanti bambini sono ucciso prima di nascere e nessuno vuole aspettare la loro venuta al mondo. Tanti bambini sono uccisi sotto le bombe, Sono lasciati morire in fondo al mare, in un lager libico, sono uccisi nelle favelas da droga e da “giustizieri”, sono lasciati morire di freddo nei boschi dell’Europa perché “non c'era posto, per loro”…

Milioni di bambini Gesù muoiono ogni giorno, nell’indifferenza del mondo, così come Gesù nacque nell'indifferenza dei potenti di un tempo. Bambini Gesù di ogni colore, di ogni lingua, di ogni religione. Bambini Gesù crocifissi prima del tempo.

Quest’anno, quante persone andranno alla messa di notte e poi, all’uscita, scanseranno con disgusto il povero che dorme sotto il porticato della chiesa o guarderanno con indifferenza l'ennesima notizia dell’affondamento di un barcone o addirittura esulteranno, col rosario in mano, perché è stata evitata l’invasione? Quante donne, madri, cristiane, saranno soddisfatte, osservando i propri figli pieno di cibo e regali, perché avranno chiuso la porta in faccia agli invasori che attentano alla sua “cultura”?

Quanti Gesù lasceremo fuori dalla nostra porta, questo Natale? Quando sarà che ci accorgeremo che Gesù non nasce nelle nostre chiese, ma per strada, ogni giorno? Nella casa della vicina che non ha nessuno che le fa visita, nel sacco a pelo della giovane coppia Afghana che è riuscita non si sa come ad arrivare fino a qui, ma che adesso non ha nulla e non sa dove andare; nella baracca in cui si stringono un gruppo di giovani nigeriani o siriani, che scappano dalla guerra; nella roulotte della famiglia Rom che rischia di vedere bruciati vivi i suoi figli perché non ha altri che un fuoco, per scaldarsi…

Andiamo alla Messa, certo, ma facciamo che questo sia il nostro “pieno di carburante” per affrontare poi il mondo con più amore, con lo sguardo più aperto verso gli altri, con lo spirito di chi quel bambino lo vuole accogliere dentro di sé, dare un posto nel suo cuore alla famiglia di Nazareth, rifiutata da tutti, a suo tempo, ma accolta da chi ha saputo guardare oltre, da chi ha ascoltato la voce degli angeli, da chi ha saputo leggere le stelle, guardando il cielo, cercando risposte, con il cuore aperto, senza pregiudizi ed egoismo. 





mercoledì 1 dicembre 2021

Quando ci vuole ci vuole??

Basta. Non ne posso più.
Non esistono "schiaffi educativi".
Non si viene su bene grazie agli sculaccioni ricevuti. Si viene su bene NONOSTANTE gli sculaccioni.
Io non ringrazio mia mamma per le due volte che mi ha colpito. Di una ricordo che stava malissimo e aveva chiesto mille volte a me e mio fratello di fare piano perché si sentiva male. Quando è partita una manata dietro la testa ho pensato: "cavolo, la mamma deve stare proprio male", perché non era mai successo. Ricordo benissimo l'angoscia, la paura della seconda volta; il pensiero "questa non è la mia mamma, che succede?" e non ricordo affatto il motivo della rabbia. Questo per dire che quei colpi non mi hanno insegnato niente. Non ho capito cosa avevo fatto di sbagliato, non ho corretto il mio comportamento per quei colpi. Capisco adesso il perché sia successo e non sono arrabbiata con lei, perché so che quello non era il suo modo di fare. Lei stava male, male sul serio e non è riuscita a fare diversamente, dopo averci provato a lungo.
Ma quello che sono, quello che i miei genitori mi hanno trasmesso e insegnato, i valori, l'amore, il saper stare con gli altri, il rispetto per ogni essere vivente e per tutto ciò che ci circonda, non me lo hanno insegnato quei due ceffoni.
Sono stati anni di presenza, affetto, dialogo, ascolto.
E di esempio.
Perché la prima cosa è l'esempio.
Come posso insegnare a mio figlio a non colpire nessuno, se lo colpisco io, per prima?
Con il mio terzo figlio, con cui ho sempre fatto fatica a relazionarmi perché abbiamo due caratteri che male si conciliano, sono arrivata a livelli di esasperazione tali che un giorno - avrà avuto sei anni? Non ricordo - gli ho mollato anche io una manata su una coscia. Lui mi ha guardato sconvolto e mi ha detto, piangendo: "tu dici sempre che non si picchia nessuno e poi mi picchi! Non è giusto!" Che dire? Aveva ragione. Perfettamente ragione. Glielo ho detto e mi sono scusata. E io non stavo male, non avevo la "scusa" di essere fuori controllo dal dolore.
Era solo il bisogno di sfogare la mia rabbia. Non c'era altro. Non è servito a niente. Non ha insegnato a mio figlio quello che volevo (cosa volevo? Non ricordo. Vedete? Immediatamente dopo il gesto, né io né lui ricordavamo cosa era successo. Quindi il colpo non è servito ad "educare"), ha insegnato a mio figlio solo che a volte gli adulti sono incoerenti.

Sono stanca, stufa, del "quando ci vuole ci vuole".
Del "allora lasciagli fare tutto" come se colpire fosse il solo modo per fermare qualcuno (quindi va bene se per fermare una persona che passa col rosso, la prendono a schiaffi? O gli sparano alle gomme? Se per fermare un ladro lo uccidiamo? Se colpiamo il collega che ha sbagliato a realizzare un lavoro?) o insegnare qualcosa (quindi quando un ragazzo sbaglia il compito di matematica o non ha fatto i compiti, l'insegnante può dargli un ceffone? Se io non becco la nota a scuola di canto, la mia insegnante può usare la bacchetta, come ai tempi del libro Cuore?)

Perfino gli animali non si educano con le botte.
Ogni educatore, addestratore serio vi dirà che per insegnare qualcosa al vostro cane, cavallo, gatto... non dovete colpirlo. Che nessun animale si educa con le botte, nemmeno quelle che "non fanno male" (il famoso giornale piegato). Pena, l'avere un animale psicologicamente disturbato. 
Eppure gli animali non capiscono il linguaggio. Non hanno la stessa intelligenza di un bambino. Ma ai bambini, invece, si continuano a dare sculaccioni perché "non capiscono". Ma se non capiscono, come possono capire uno schiaffo? E se invece rispondete che capiscono il perché dello schiaffo, non pensate che sarebbero capaci di capire anche il perché non vogliamo che facciano una certa cosa?
Ma se vediamo qualcuno colpire un cane ci indignamo. Se vediamo colpire un bambino diciamo "se l'è meritata, menomale che i genitori lo educano". E nessuno pensa che possano crescere psicologicamente fragili. I bambini vengono considerati meno degli animali, sembrerebbe...

Ma poi, come dice Antonella Sagone , perché riteniamo lecito colore colpire un bambino, ma solo in una certa fascia di età? Perché non riteniamo corretto, ad esempio, insegnare ad un neonato di otto mesi e non mordere il seno dando uno sculaccione? E perché non colpiamo il ventenne che torna tardi la sera? Perché ci scandalizziamo se vediamo colpire un anziano nella casa di riposo, o una donna dal compagno, ma non se vediamo colpire un bambino? 
E perché, se lo stesso "schiaffo educativo" lo somministra un'insegnante o un estraneo, lo denunciamo, ma se lo facciamo noi va bene? Il gesto è lo stesso e lo scopo pure.
È do questi giorni la notizia del tifoso che ha toccato il sedere ad una giornalista e che ha, giustamente, indignato la maggior parte delle persone. Si è detto che nessuno si può permettere di toccare un'altra persona senza il suo consenso, soprattutto nelle zone più intime. Si è detto che il gesto era da considerarsi violenza. E io sono d'accordo su ognuna di queste affermazioni. Ma allora, perché se toccare il sedere di una donna è violenza, colpire un bambino con lo scopo di fare male (perché se lo sculaccione non facesse male o comunque avesse un effetto di paura o intimidazione o umiliazione, non servirebbe allo scopo) non lo è? Eppure viene colpita sempre la stessa parte e anche con più forza. Ci sono poi le persone che hanno giudicato il gesto come una "goliardata", una cosa da nulla, uno scherzo, qualcosa di normale per un uomo, che hanno perfino fatto la colpa alla giornalista perché col suo abbigliamento "se l'è cercata". Ecco, non sarà che certi pensieri nascono da lontano, da una sculacciata che è considerata normale, non violenza, che il bambino "se l'è cercata"...? 

Perfino Gesù ha affermato, doppio essere stato schiaffeggiato: "se ho parlato male, mostrano dov'è il male. Ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?" Eppure tanti cristiani continuano a pensare che lo sculaccione o lo schiaffo siano utili...

Vi prego, leggete questo articolo di Antonella https://antonellasagone.it/2021/11/27/leducazione-e-la-violenza-non-sono-compatibili/ e leggete il suo libro "La rivoluzione della tenerezza" e mettiamo fine a questo perpetuarsi di violenza. Non mi pare che "siamo venuti su bene", a giudicare dal mondo che abbiamo costruito (direi più "distrutto").

Dalla pagina del dott. Alberto Ferrando
Ma ai bambini, invece, si continuano a dare sculaccioni perché "non capiscono". Ma se non capiscono, come possono capire uno schiaffo? E se invece rispondete che capiscono il perché dello schiaffo, non pensate che sarebbero capaci di capire anche il perché non vogliamo che facciano una certa cosa?