venerdì 30 dicembre 2022

"Ci è stato dato un figlio"

Dal giorno di Natale mi risuonano in testa queste parole di Isaia:

"Poiché un bambino è nato per noi,

ci è stato dato un figlio" (Is 9:5)

Ogni volta, a Natale, parliamo del fatto che Gesù è venuto a salvarci, che Dio si è fatto uomo per salvarci e così via.

Però io stavo pensando che qui si dice: "ci è stato dato un figlio".

Cosa succede, quando diventiamo genitori, quando arriva un bambino in famiglia? Succede che i genitori si prendono cura del bambino, perché loro sono gli adulti e si assumono la responsabilità della crescita, della protezione, dell'accudimento del nuovo nato. Il bambino, piccolo e incapace di provvedere a se stesso, ha bisogno che i genitori di mettano a sua dispozione, che adeguino la loro vita alle esigenze del piccolo, fin quando il bambino non sarà in grado di iniziare ad adeguarsi alla nuova vita, alla famiglia in cui è capitato, al mondo in cui si è trovato a nascere. I genitori ricercano un nuovo equilibrio, non devono più pensare solo a loro stessi,, devono fare spazio nella loro vita e nel loro cuore a questo bambino che ha bisogno di tempo per imparare a stare al mondo. 

E Gesù arriva come un bambino, un neonato che ha bisogno di tutto. Lui, che è Dio, non arriva per insegnarci a stare al mondo, per dirci subito cosa dobbiamo fare, ma arriva e chiede di essere accudito, accolto, chiede che noi ci mettiamo a sua disposizione come si fa con un neonato qualsiasi, per aiutarlo a muovere i suoi passi da uomo, nel mondo. 

Dio chiede il nostro aiuto.

Ci rendiamo conto?

Dio, sì, proprio quell'essere onnipotente, onnisciente e compagnia bella, chiede il nostro aiuto per imparare a vivere con noi. Ci è stato dato un figlio.

Dio, che ci ha creato, diventa nostro figlio.

Ma ci può essere qualcosa di più grande, di più sconvolgente??

Ma quale Dio che potrebbe creare la mente umana, farebbe questo? L'uomo si è sempre inventato dèi potenti, che fanno ciò che vogliono dell'uomo e della sua storia, mentre qui abbiamo un Dio che si fa piccolo piccolo e chiede di essere accolto come un figlio. 

Lui, che è nostro Padre, si fa nostro figlio.

E noi? Siamo pronti ad accoglierlo, ad amarlo, ad averne cura come facciamo con un piccolo bambino? 

Foto di William Fortunato - da Pexels


lunedì 28 novembre 2022

Tutte le vite sono uguali, ma alcune sono più uguali delle altre...

Ho scelto questo titolo per parafrasare la scritta che, nel libro "La fattoria degli animali", viene usata dai maiali quando prendono il potere, perché volevo riflettere su come alcune persone incasellino gli esseri viventi in categorie di valore, come se la vita, in quanto tale, non fosse una, ma avesse valore diverso a seconda di chi la possiede. La vita di un uomo vale di più di quella di una donna, quella di un bianco più di quella di un nero, quella di uno "straniero" meno della mia, quella di un cane più di quella di un vitello, quella di una quercia meno di quella di...
Ma la Vita, l'energia che pervade ogni essere vivente, è diversa? 

Miliardi di anni fa le polveri cosmiche hanno iniziato ad aggregarsi formando i pianeti, le stelle, che poi hanno formato sistemi solari, galassie... E sul nostro pianeta, ad un certo punto, la materia inanimata ha preso vita.

Qualcosa, che io chiamo Dio, ma voi potete chiamare come più vi piace, ha acceso una "scintilla" che ha creato la Vita.

Un miracolo che nessun uomo, fin'ora è riuscito a replicare, se non partendo da geni già esistenti (https://www.focus.it/scienza/scienze/biologia-sintetica-la-vita-creata-in-laboratorio). Qualcosa che nessuno sa come sia avvenuto e perché e nemmeno di preciso quando... Cosa ha dato il via, il primo impulso, alla prima cellula che ha preso vita?

Per me, quindi, ogni forma di vita rappresenta qualcosa di straordinario, di miracoloso, qualcosa davanti alla quale restare a bocca aperta, in silenzio. La stessa energia vitale che scorre nell'enorme corpo di una balenottera azzurra, scorre anche nel più piccolo invertebrato esistente, nelle piante, dalla sequoia alla più piccola alga... Tutti hanno questa "scintilla", tutti.

Ed è per questo che penso che dobbiamo approcciarci ad ogni essere vivente con grande rispetto, sia esso umano, vegetale o animale. Non abbiamo nessun diritto di giocare con la vita altrui, di sopprimerla quando ci aggrada, come se stessimo strappando un disegno venuto male.

Eppure, proprio tre giorni fa, ho sentito una persona suggerire con noncuranza di sopprimere un animale ferito perché, non essendo un animale d'affezione, ma selvatico, "non valeva la pena" curarlo. Non ho capito bene il motivo per cui un cane si può curare, ma un cerbiatto no. Secondo lui, siccome considerava il cerbiatto solo come cibo, si doveva "approfittare" dell'occasione per ucciderlo e mangiarlo. La logica secondo la quale un animale abbia diritto di vivere ed un altro no solo perché qualcuno si ciba della sua carne, mi sfugge. Se hai la sfortuna di nascere cerbiatto, sappi che non hai nessun diritto di vivere, ma solo di essere "usato" come cibo. Il fatto che la sua esistenza abbia un valore perché è un essere vivente, inondato dalla stessa vita che ha permesso a tutti noi di esistere, quel miracolo di cui parlavo prima, o anche solo per il semplice fatto che contribuisce a mantenere un equilibrio sano nell'ambiente, per qualcuno non conta. 

Faccio fatica a strappare le "erbacce" (criterio stabilito, come sempre, dall'uomo, che si arroga il diritto di dire quali vite siano "utili", "belle" e quali vadano soppresse), ho piantato delle barbabietole e non riesco a coglierle. Perché mi dispiace anche strappare una sola pianta. Quella pianta ha impiegato tempo ed energia per diventare ciò che è. Da un piccolo seme è uscita una grande meraviglia, unica, irripetibile, diversa da ogni altra. Si, lo so che si deve pur mangiare e che le piante non hanno sistema nervoso, però sempre vita è e quindi andrebbe usato rispetto anche verso di loro. Invece vedo buttare giù alberi centenari solo perché "fanno sporco" o ostacolano la costruzione di un parcheggio... 

Il mio piccolo Stefano e un vitellino

Quello che voglio dire è che per me dovremmo avvicinarci ad ogni vita con enorme rispetto. Qualsiasi vita. Se decidiamo di sopprimere una vita, pensiamo bene a cosa stiamo facendo.... stavo pensando che popoli come i nativi americani ringraziavano gli animali per aver permesso all'uomo di nutrirsi del loro corpo. Un po' diverso dall'atteggiamento di chi li considera solo oggetti da produrre più rapidamente possibile in modo più economico possibile, senza preoccuparsi delle sofferenze che vengono inflitte loro. Almeno, se proprio vogliamo cibarci della loro carne, facciamo in modo che vivano una vita degna, che possano stare bene (so pensando ad esempio agli allevamenti di maiali allo stato brado o le pecore libere di pascolare...). Invece li rinchiudiamo in gabbie in cui non riescono a muoversi, in cui vivono in mezzo ai propri escrementi, senza mai vedere la luce del sole, strappati alle madri dopo pochi istanti dalla nascita... 

E che dire di quello che facciamo agli esseri umani? Torture, razzismo, emarginazione, violenza, bullismo, derisione, minacce, umiliazioni... Abbiamo una gamma infinita di modi per fare soffrire il prossimo. 

Se solo riuscissimo a vedere ogni vita come un miracolo, come qualcosa di straordinario, forse avremmo più rispetto per ogni essere vivente che ci circonda. 




mercoledì 2 novembre 2022

Dormire da soli?

 Sono tredici anni e mezzo che il nostro Gatto dorme così, oppure sulle nostre gambe. Nessuno glielo ha "insegnato". Nessuno le ha "dato il vizio". È un bisogno che lei sente. Per istinto, per affetto, anche. Perché le piace, perché no? 


Tutti - ma proprio tutti - i mammiferi, condividono il sonno con i propri cuccioli. Perfino da adulti quelli che vivono in un contesto sociale continuano a dormire vicini. Perché è più sicuro, protegge dal freddo, aumenta la coesione nel gruppo... 

Direste ad una tigre che dormire con i propri cuccioli li renderà mammoni e insicuri?

O ad un elefante che i cuccioli non diventeranno mai autonomi, se continuano a dormire in mezzo al branco?

Eppure viene detto agli esseri umani. Sembra che noi siamo l'unica specie che deve dormire da sola, ma solo quando è cucciola. Quando è adulta, va bene dormire vicino a chi si ama. Non è strano? Non è un controsenso? Quando sei piccolo, indifeso, allora devi cavartela da solo nel momento della giornata che fa più paura. Quando sei adulto e indipendente, allora può avere bisogno di dormire vicino a chi ami...

Se anziché essere nato in centro a Milano, alla periferia di Rimini, in una baita del Trentino, il vostro bambino fosse nato lo stesso giorno, ma in mezzo alla foresta amazzonica, nella savana africana, in un villaggio alle porte della jungla indiana, direste lo stesso che è meglio per lui dormire da solo? Eppure i bisogni, gli istinti, le aspettative di un bambino sono le stesse, ovunque egli nasca. Da sempre. Lui non lo sa che la mamma è a solo qualche metro da lui, che non ci sono predatori in casa, che c'è il riscaldamento acceso. Lui ha scritto nei suoi geni, scolpito a lettere maiuscole che la sua sicurezza è stare vicino ai genitori. Appena la madre di allontana, scatta un allarme rosso dentro di lui. 

Non vuole manipolarvi.

Non è viziato.

Non avete sbagliato nulla.

È un cucciolo e voi siete la sua fonte di sicurezza.




lunedì 17 ottobre 2022

Ancora sulle aspettative...

 Tempo fa ho scritto un pezzo (lo trovate qui) sulle aspettative, dicendo che sono quelle che, nella vita, "ci fregano". Sentiamo una cosa come un problema se abbiamo delle aspettative diverse dalla realtà, rispetto a quella cosa. Ad esempio, se le nostre aspettative sul sonno dei bambini sono quelle della società che ci circonda, penseremo che il neonato debba fare l'ultima poppata della giornata intorno a mezzanotte e poi debba dormire fino a circa le sei di mattina. Quando questa aspettativa di scontra con la realtà, impieghiamo energie, tempo, ci facciamo prendere dalla rabbia, dallo sconforto, dai sensi di colpa e così via, perché il nostro bambino non corrisponde a queste aspettative. Cercare di modificare il comportamento del bambino ci causa molta più stanchezza e stress che i risvegli in sé stessi.

Qualche giorno fa parlavo con una mamma che era molto stanca e scoraggiata di fronte al comportamento della sua piccola di undici mesi. La bambina non accetta il cibo solido, se gli viene messo davanti il cibo della famiglia lo lancia, si sveglia molte volte per notte, tocca tutto quello che non deve toccare, non rispetta i "no" ecc...

Questa mamma era molto stupita di sentire che il comportamento della sua piccola era del tutto normale, per la sua età. Il fatto che la bambina avesse alcune competenze di manualità fine o comprendesse il linguaggio semplice, portava la mamma a pensare che allora avrebbe dovuto capire che... Fare anche... Ecc...

Anche lì c'erano un sacco di aspettative. Sentivo che la mamma era molto pressata dalle persone intorno a lei perché secondo queste persone la bambina avrebbe dovuto fare questo e quello. Un'enorme pressione su questa mamma, che anche se lei, con grande capacità, cercasse di non farlo, a volte tendeva a trasmettere alla piccolina. 

Ho sentito che le mie parole non sono riuscite del tutto a scalfire queste aspettative. Temo di non essere riuscita ad aiutare questa coppia. Sentivo un po' di delusione, nella voce, come se da me si aspettasse qualche tecnica particolare per risolvere la situazione e fare adeguata la piccola a questa immagine che le viene costantemente trasmessa da chi le sta intorno.

Ma perché fare così tanta fatica per fare adeguare il nostro bambino a delle aspettative irrealistiche? 

Perché, invece, non provare a modificare le aspettative basandosi sulla fisiologia e vedere cosa succede? 

Che ne pensate? 



domenica 17 luglio 2022

Aiuto! Ho perso il latte!

Aiuto, ho perso il latte!!

Questa frase è talmente comune che sono sicura l'abbiate sentita dire più volte, se non addirittura pronunciata.

Ebbene, ho una buona notizia per voi: si può perdere l'ombrello (credo di aver rifornito, negli anni, tutti gli abitanti di Firenze, con quelli che abbiamo perduto in famiglia 😅), le chiavi, la pazienza, ma non il latte! Il latte non può “sparire” di colpo.

Eppure ci sono moltissime mamme che fanno queste affermazione, con estrema convinzione, affermando che il loro latte "è sparito" da un giorno all'altro.

Allora cosa dire alle mamme, quando raccontano con tristezza che hanno perso o stanno perdendo il latte o che le loro madri lo hanno perso ecc...?

Non è certo il caso di deriderle, come a volte vedo fare, perché non avere una conoscenza specifica su questo argomento, per una mamma, non è una colpa o una cosa di cui ridere.

Non è nemmeno corretto compatire e assecondare questa idea, perché non aiuta a comprendere i meccanismi della lattazione e a recuperare l'allattamento o iniziare meglio il successivo.

Questa frase nasce perché purtroppo c'è ancora molta ignoranza riguardo alla fisiologia dell'allattamento, anche da parte degli operatori sanitari, perché continua a non essere materia di studio nelle università. (Apro qui una parentesi per fare il giusto riconoscimento al pediatra dottor Andrea Parri, pioniere in questo campo; che ha istituito un corso su allattamento e svezzamento alla facoltà di pediatria di Siena, in collaborazione con la mia collega Chiara Toti Ibclc). Per cui girano le teorie più strane al riguardo.

Si pensa che dopo il parto il corpo si metta a produrre latte "per conto suo", che la suzione non abbia un ruolo e che questo flusso possa interrompersi in qualsiasi momento, per i motivi più vari; che il seno produca una quantità standard, uguale per tutte, ma che in alcune donne - per la verità moltissime, a giudicare dalla quantità di madri che non allattano o fanno allattamento misto - qualcosa non funzioni e ne producano meno o per nulla. E, soprattutto, si pensa che se la produzione cala, non sia possibile farla aumentare.

Una volta capito come funziona il nostro seno, come avviene la produzione di latte, si può facilmente comprendere come non sia possibile "perdere" il latte, capire i motivi per cui la produzione può calare e come fare per ripristinarla.

Perché è vero che la produzione può calare. Non può succedere, però, da un momento all'altro. Potrebbe, in realtà, bloccarsi momentaneamente il riflesso di emissione in seguito ad un forte shock che mette in circolo grandi quantità di adrenalina, che ostacola la produzione dell'ossitocina, ormone che, appunto, è deputato al riflesso di emissione. Questo è un meccanismo che la natura ha inserito per far sì che, in caso di pericolo, la madre e il suo piccolo possano mettersi rapidamente in salvo e non "perdere tempo" ad allattare.

Appena superato lo shock, tutto torna a posto.

Sto parlando di un forte shock, non, ad esempio, del "semplice" litigio con la nonna o col compagno (per quanto, a volte... 😅😅)

Ci sono anche altri segnali che spesso vengono confusi con assenza di latte, come, ad esempio, un bambino che all’improvviso chiede di poppare più spesso, o il seno che, dopo un certo periodo, non è più teso e “duro” come nelle prime settimane ecc... Se nessuno dice ad una mamma cosa significano, invece, questi segnali, sarà facile che lei pensi che all’improvviso il suo latte sia “sparito”. Oppure, più facilmente, saranno le persone intorno a lei, a dirglielo.

Quindi le cosa importanti da sapere sono conoscere il meccanismo che regola la produzione di latte, sapere che ci sono comportamenti o situazioni che possono far calare la produzione e sapere che, così come è calata, è possibile farla ripartire, imparare quali comportamenti sono normali in un bambino allattato ecc...

Ecco qui alcuni link utili su questo argomento.

Buona lettura!!

https://lllitalia.org/come-avviene-la-produzione-di-latte.html

https://www.allattamentoibclc.it/articoli/153-davvero-tutte-le-mamme-hanno-il-latte.html

https://www.allattamentoibclc.it/articoli/147-come-aumentare-la-produzione-di-latte.html

https://lllitalia.org/gestione-quotidiana-dopo-le-primissime-settimane/lm-sara-uno-scatto-di-crescita.html



venerdì 17 giugno 2022

Cloe e il perbenismo che uccide

Da quando ho letto la notizia della professoressa che si è uccisa perché sopraffatta dalla cattiveria che ha trovato intorno a sé, non riesco a smettere di pensarci. Mi chiedo tante cose...

Ci sono persone che commettono gesti immondi ogni giorno, con consapevolezza, sapendo di fare il male, ma che possono vivere una vita normalissima, anzi, spesso sono rispettati perché indossano giacca e cravatta... (Ricordo che gli italiani sono ai primi posti nel "turismo sessuale", che poi sarebbe corretto chiamare col suo nome: violenza sui bambini)

E questa donna è stata allontanata dall'insegnamento solo perché...? Ecco, perché??? Insegnava forse ai ragazzi "come si diventa trans"? Come se si potesse decidere liberamente se sentirsi donna in un corpo di uomo o viceversa... Andava a scuola in costume? Indossava orecchie da coniglietta? 

Leggo la testimonianza di una sua alunna (il link qui sotto) e ne esce un ritratto che corrisponde pienamente alle parole che lei ha lasciato scritte come testamento: una donna dolce, gentile, colta, molto sola, che sente su di sé tutto il disprezzo della "brava gente" e non riesce a reggere questo peso. Dice di essere brutta e invece io vedo un volto con un sorriso dolcissimo...

Perché alcune persone non riescono ad accettare che una persona possa non sentirsi a suo agio dentro il corpo che la natura gli ha dato? Perché alcune persone non riescono ad accettare che ci sia qualcuno che, invece, si sente del tutto uomo o donna, ma si innamora di qualcuno del suo stesso sesso?

Lo consideri una "malattia"? Ok, quindi a maggior ragione non offendi, non deridi, non bullizzi, perché se una persona è malata ha bisogno di conforto, semmai.
Ma queste persone non sono "malate". Sono solo persone che si sentono in un modo diverso da quello in cui si sente la maggior parte della gente. E quindi? 
Che problema c'è? Ma davvero, io vi chiedo: che noia vi dà una persona trans? Una persona lesbica? Una persona gay? Non viene a disturbare voi, non va in giro a cercare i vostri figli... Fa esattamente la vita che fanno tutti gli altri... 
Giuro che mi scoppia la testa, a cercare di capire i motivi per cui ci sia così tanto odio... 

Questa professoressa ha forse cercato di adescare i ragazzi? Ha forse usato il turpiloquio a scuola? Non sapeva insegnare? Ha fatto "lezione di sesso"?

Ho avuto, "ai miei tempi", due insegnanti che mettevano le mani addosso alle ragazze, guardavano sotto le gonne, facevano commenti espliciti... Secondo voi sono stati buttati fuori? Ovviamente no, la colpa era delle ragazze che andavano a scuola con la gonna... Peccato che sia stata molestata anche io, sempre in pantaloni, tutto fuorché formosa, "provocante", bella... 

Sono affranta, vorrei gridare di rabbia, ma sono troppo stanca per farlo.

Mi chiedo quante di queste persone che hanno ridacchiato dietro Cloe, cercando di fotografarla di nascosto, che ne hanno chiesto la rimozione, che hanno sparlato di lei, vadano in chiesa la domenica...

Perché io ci vado, e il Gesù che incontro sono sicura che l'avrebbe abbracciata, l'avrebbe difesa, le avrebbe detto che il Padre suo e nostro l'ha voluta proprio così, che la ama così, che ogni cosa che Lui crea è "cosa buona".

https://www.fanpage.it/attualita/il-suicidio-di-cloe-la-mia-prof-derisa-dai-genitori-ai-colloqui-cera-chi-scattava-foto-di-nascosto/

martedì 24 maggio 2022

Uomini e chiome selvagge 😅

 Parliamo di capelli lunghi? 

Quando ero bambina, fine anni '60, inizio anno '70, vedevo le persone anziane scuotere la testa e commentare, davanti ad una chioma maschile che arrivasse oltre gli orecchi: "che tempi! Non si capisce più se uno è maschio o femmina!". 

La cosa mi lasciava un po' perplessa, prima di tutto perché i miei fratelli avevano i capelli così e si capiva benissimo cosa fossero 😅, poi perché mi chiedevo il motivo per cui fosse importante sapere se la persona che vedevi passare per strada fosse maschio o femmina. Mia mamma ci rideva su, perché era costantemente rimproverata da sconosciuti che si premuravano di farle sapere che i suoi figli avrebbero preso la strada della perdizione, in quanto li lasciava decidere come tenere i capelli e perfino come vestirsi (mio fratello maggiore teneva capelli lunghi, catene al collo col simbolo della pace, jeans con attaccato sopra un po' di tutto... Io rigorosamente sempre in pantaloni... Ecc...) 

Ho tenuto queste cose per me, fin quando non ho avuto figli. Mi figlio maggiore aveva bellissimi boccoli biondi e io non avevo nessuna intenzione di tagliarli. Immaginatevi i commenti.

Poi sono cresciuti e hanno deciso tutti e tre di tenere i capelli lunghi. Il maggiore ha ancora meravigliosi boccoli, ma neri (ops, castani scuri, dice lui 😅). Il secondo lisci e chiari, il terzo ne ha una cascata enorme castani molto scuri e li lega in stile samurai ❤️.

E anche devo sentire come i capelli lunghi sono per le femmine. Devo leggere nei gruppi di mamme che c'è ancora chi le rimprovera di lasciare i figli maschi con i capelli lunghi, se questo è il loro desiderio.

E quindi mi sono fatta una ricerchina di storia 😉

Nella storia dell'uomo i capelli lunghi per gli uomini sono sempre esistiti, in ogni cultura 3 sono sempre stato un simbolo di forza, virilità, libertà.

Sansone, nella Bibbia, traeva la sua forza dai capelli.

I popoli del Nord Europa avevano capelli lunghi, simbolo del guerriero, libero di essere se stesso.

I Nativi americani.

Gli Indiani.

I Samurai.

I Greci, come simbolo di bellezza.

E così via.

Poi sono arrivati i Romani. Il taglio dei capelli era richiesto ai soldati per l'igiene; per uniformare i soldati che avrebbero così rinunciato alla propria individualità per formare un esercito compatto, ordinato, guidato da schemi rigidi; per mostrare una immagine di un'enorme schiera tutta uguale, che si muove tutta insieme, cosa da impressionare il nemico. Uno schema vincente, senza dubbio.

I ricchi, invece, tenevano i capelli corti proprio come simbolo di ordine, soprattutto per differenziarsi dai popoli "barbari".

Nel Rinascimento gli uomini avevano di nuovo i capelli lunghi (Raffaello, Leonardo, Lorenzo il magnifico...), così come nell'Ottocento romantico era comune l'uomo con i capelli fino alle spalle...

Insomma, sembra proprio che questa usanza dei capelli corti per gli uomini sia, in realtà, relegata ad un breve periodo della storia dell'uomo, nonché ad una piccola zona del mondo. 

Quindi mi chiedo: perché mai i maschi non possono tenere i capelli lunghi? (Oltretutto, lasciatemelo dire, sono di un sexy da paura 😅)

Perché qualcuno sente la necessità di capire se una persona è maschio o femmina?

E perché mai ci sono persone che si sentono in dovere di dire alle altre come devono vestirsi o pettinarsi? Che tipo di disagio gli provocano le persone con i capelli lunghi?🤔


Jason Momoa da Wikipedia

David Jack da capellistyle.it

   


 

P. S.: Se io, lasciata libera di vestirmi come mi pare (ho passato ad esempio il periodo camice da uomo, cravatta, basco... Quasi quasi ricomincio) abbia preso la via della perdizione, ditemelo.

I miei fratelli, comunque, non hanno ancora commesso crimini (che io sappia 🤔😂)...

domenica 27 marzo 2022

Il padre misericordioso


O
ggi abbiamo ascoltato quella che a mio parere è una delle più belle e commoventi parabole del Vangelo, quella del "padre misericordioso", conosciuta per troppo tempo come "la parabola del figliol prodigo". In realtà il protagonista della storia non è il figlio, ma il padre, un padre che non riesce a dire di no al figlio, che lo ama così tanto da lasciarlo libero di scegliere la sua strada. Non gli chiede cosa ne vuol fare della sua parte di eredità, non gli fa raccomandazioni, non gli rinfaccia i "sacrifici" fatti per lui, non gli chiede nemmeno perché vuole andarsene. 
Quanto può soffrire un padre di fronte ad un figlio che se ne va senza una parola? Eppure questo padre lascia andare il giovane e, quando questi ritorna, è talmente felice che non gli lascia nemmeno finire la frase che il ragazzo si era preparato per farsi riprendere in casa. 
Gesù non ci dice che il figlio torna perché si è reso conto di aver sbagliato, buttando la sua vita. Il giovane non sembra pentito, torna solo perché ha fame e non ha più soldi e si prepara una frase commovente da dire al padre. Io, da quando ricordo, ho sempre avuto la sensazione che il figlio pensi questa frase proprio con l'intento di commuovere il padre e farsi riprendere da lui. Non perché realmente pentito. Comunque sia il padre corre incontro al figlio quando egli è ancora lontano è quasi non lo fa finire di parlare. 
Dio ci viene incontro prima ancora che noi iniziamo a pregare.
Lui è lì, sulla soglia di casa, ad aspettarci e non vede l'ora di fare festa con noi. Credo che solo in quel momento il figlio abbia capito tutto l'amore del padre e tutti i suoi errori.
Forse se ne era andato perché, come tanti giovani, era in conflitto con i genitori e voleva di fare di testa sua? Forse pensava che il padre preferisse il figlio "bravo e diligente"? Fatto sta che sono sicura che nel momento in cui è tornato a casa abbia capito tutto l'amore che il padre aveva per lui.
Non posso fare a meno di commuovermi pensando ad un Dio che ogni giorno si affaccia alla porta di casa col cuore gonfio, aspettando il mio ritorno, per poi corrermi incontro per abbracciarmi e baciarmi. Come madre, so quanta angoscia prende quando un figlio ritarda o magari è uscito sbattendo la porta e so quanto scoppia d'amore e di gioia il cuore quando lo vedi tornare, sano e salvo. 
Non riempie forse l'anima di tenerezza, gioia, incredulità, sapere che Dio prova questo per ognuno di noi? 

E questo padre e altrettanto paziente con l'altro figlio. Anche qui, nella mia mente, ha sempre avuto l'impressione che questo figlio facesse "il bravo ragazzo" sperando di ottenere qualcosa di più, magari la preferenza del padre, anziché fare tutto per amore verso di lui.
Ma il padre, anche qui, non gli rinfaccio nulla, sembra anzi quasi stupito e triste per ciò che il figlio dice. Quasi come se da un momento all'altro dovesse aggiungere che sarebbe bastato chiederlo o prenderlo da solo, il capretto per fare festa! Ma non lo fa, anche qui non rinfaccia nulla accoglie il malessere del figlio e gli parla con amore e pazienza.
Sembra anche stupito del fatto che il figlio non gioisca allo stesso suo modo per aver ritrovato il fratello.

In questa storia potremmo anche ipotizzare che ci sia un terzo figlio, un figlio che non ha mai dato problemi, che ha sempre fatto quello che gli era stato chiesto, che non si è mai ribellato, un figlio che, al contrario, ha sempre fatto tutto per amore del padre e ha sempre sentito questo stesso amore da parte del padre, verso di lui. Questo figlio sarebbe Gesù stesso, che ha col padre un rapporto stretto di amore, un desiderio di compiacere il padre non per ricevere approvazione, premi o riconoscimenti, ma solo per uno scambio di amore l'uno con l'altro. Un figlio che non se ne va, ma ama così tanto il padre da fidarsi di lui anche fino alla morte.

Una cosa che invece mi sono sempre chiesta è come mai nel suo racconto Gesù non faccia mandare a chiamare il figlio che era nei campi, perché torni per fare festa col fratello... chissà perché.

Resta comunque la figura di un padre che ci lascia liberi di restare o andarcene e, anzi, se vogliamo partire, non ci lascia nemmeno andare a mani vuote. 
Un padre che è sempre lì, ad aspettarci ed accoglierci a braccia aperte se vogliamo tornare. Non solo ci aspetta, ma ogni giorno controlla se arriviamo, per poterci scorgere da lontano e che non aspetta neanche che gli chiediamo perdono: non ci lascia nemmeno finire di parlare, perché ci viene incontro prima ancora che iniziamo a farlo. 
Non ci chiede nulla, non ci rinfaccia nulla.
Nessun "te l'avevo detto", nessun "Come hai potuto farmi questo?". 
Nulla.
Ci abbraccia, ci bacia, ci lava e ci veste e fa festa con noi, per noi. 
Come fa a resistere ad un amore così?

Pompeo Batoni - il ritorno del figliol prodigo



martedì 15 marzo 2022

Perché Dio non interviene?

Tutti coloro che si occupano di psicologia ed educazione sono concordi nell'affermare che il cosiddetto "genitore spazzaneve" - quello cioè che cerca di spianare la strada davanti al figlio, cercando di evitargli problemi e difficoltà - in realtà non fa il bene del figlio, perché gli impedisce di crescere, di imparare a gestire le difficoltà della vita, di imparare a trovare soluzioni personali ai problemi... 

Riportando questo discorso alla fede, stavo pensando che noi, quando preghiamo, spesso chiediamo a Dio proprio di essere il nostro "spazzaneve" ed eliminare i nostri problemi.
Se da una parte è giusto chiedere ad genitore di essere aiutati nelle difficoltà, dall'altra se vediamo davvero Dio come un genitore, allora il suo aiuto non può essere quello di un "deus ex machina" che si cala dall'alto per sistemare tutto.

Gesù non è venuto per risolvere i nostri problemi. Ha camminato accanto a noi e ha preso su di sé le nostre gioie, le nostre fatiche e i nostri stessi dolori. Ci ha chiamato amici e come un amico ci sta accanto, ci sostiene, ci guida, ma non si sostituisce a noi. Dio non è un distributore di "Grazie". non è uno "spazzaneve". È un padre, una madre, che ci indica la strada, la percorre al nostro fianco, ci incoraggia, ci sostiene, ci dà la forza.
Se intervenisse sempre a risolvere i problemi non sarebbe più un Dio che ci lascia liberi, sarebbe un burattinaio, che muove gli uomini secondo la sua volontà. C'è la guerra? "Dio ti prego fa che cessi la guerra" e Dio scende da una nube nel mezzo dei due schieramenti per fermare le armi degli uomini. È questo il Dio che vogliamo?
Non è forse meglio invece chiedergli di suscitare desiderio di pace, di dialogo, nel cuore delle persone che sono "al comando"? Chiedergli di dare coraggio ad un numero sempre più alto di persone che protestano, si rifiutino di combattere, manifestino, si muovono in ogni direzione per costruire la pace... In questo modo è l'uomo che agisce con il sostegno di Dio, come un padre che sta accanto al figlio che muove i primi passi.

Dio non vuole certo guerre, fame, ingiustizie, inquinamento... Ma ha così tanto rispetto per la libertà dell'uomo che lo lascia libero di scegliere il suo cammino.
Quando ci chiediamo perché Dio permette tutto questo, forse dovremmo pensare al fatto che Dio sono migliaia di anni che ci dice come fare per evitare tutto questo, ha anche fatto il gesto estremo di mandare suo figlio per portare parole di pace e di amore, ma la risposta è stata quella di farlo fuori per farlo tacere.

Adesso tocca all'uomo darsi da fare, per cambiare le sorti del mondo. Una vecchia preghiera di Raoul Follerau di quando ero bambina, recitava: "Cristo non ha mani, ha soltanto le nostre mani per fare oggi il suo lavoro"

Foto di mododeolhar da Pexels




venerdì 11 marzo 2022

Si vis pacem... Para pacem! ☮️🏳️‍🌈♥️

Tutti vogliamo un mondo in pace. E mai come oggi, in cui non si tratta più di una guerra circoscritta a due fazioni opposte, ma rischia di coinvolgere l'intero pianeta. 
Ma cosa possiamo fare noi, in concreto, per costruire la pace? Non abbiamo potere decisionale, non abbiamo peso politico (perlomeno non come singoli individui, ma lo abbiamo se formiamo una comunità unita e che si mette in azione)...
Però, se davvero vogliamo la pace, dovremmo prima capire cosa significhi. Non è "pace" la semplice assenza di guerra. Perché, anche se è una buona cosa per la società, il fatto che non vengano scatenati conflitti armati, fintanto che non si educano le persone alla pace, il conflitto sarà sempre dietro l'angolo, pronto a scattare alla prima occasione, alla prima "provocazione".
Noi che inneggiamo alla pace, che in questi giorni mettiamo bandiere arcobaleno sui nostri profili e alle nostre finestre, cosa facciamo, realmente, per costruire un mondo di pace?
Siamo in pace col nostro vicino, oppure, se ci crea un fastidio, anziché discuterne con calma, cerchiamo il modo di "fargliela pagare"? 
Come reagiamo, se una persona ci taglia la strada o ci fa un qualche altro sgarbo, in macchina? Scendiamo urlando, pronti a fare volare parole pesanti o peggio, oppure discutiamo civilmente?
Se il nostro bambino riceve una spinta da un altro bambino, gli diciamo "la prossima volta tu dagliene una più forte", oppure gli diciamo di chiedere aiuto ad un adulto, di allontanarsi, di parlare col "colpevole"?
Se il nostro bambino combina un disastro, gli spieghiamo cosa ha sbagliato, oppure gli molliamo uno sculaccione e lo chiudiamo in camera sua "così impara"?
A scuola insegnamo ai ragazzi la collaborazione, oppure li spingiamo a primeggiare o li umiliamo con "vedi, Luca? Lui si che studia, mica come te!"
E così via...
Ogni piccolo gesto, ogni semplice frase, può essere un piccolo seme, "perché la pace, come grano al sole, cresca e poi diventi il pane d'oro, per tutta la gente" ("caro Gesù, ti scrivo", zecchino d'oro)
E forse così cresceremo generazioni di giovani che si rifiuteranno di imbracciare un fucile o salire su un caccia. Perché senza soldati che obbediscono agli ordini, i grandi capi che vogliono la guerra dovranno affrontarsi personalmente, uno di fronte all'altro, perché non ci sarà nessuno disposto a combattere.



venerdì 4 febbraio 2022

Il tuo latte è acqua!



Uno dei miei più comuni riguardo allattamento è quello del latte che "perde sostanza", "diventa acqua" col passare dei mesi ed è uno di quelli di cui mi è stato richiesto più spesso di parlare. La cosa interessante è notare Come ogni persona che fa questa affermazione abbia in mente una "data di scadenza" diversa: Chi sei mesi, chi un anno, chi un anno e mezzo o due... Ma se questa affermazione avesse qualche base scientifica dovrebbe esserci un limite temporale uguale per tutte le mamme, non credete? Al contrario, le ricerche dimostrano proprio l'opposto, Cioè come il latte materno aumenti alcune delle sue proprietà proprio dopo l'anno di allattamento. Potete trovare QUI un'immagine che ne descrive le proprietà, sulla rivista "Un pediatra per amico", redatta dai pediatri ed altri professionisti della salute infantile.  
Ma allora perché circola questa strana idea? Perché il seno sembra essere l'unica ghiandola del corpo umano ad avere una data di scadenza?
Perché nessuno si preoccupa se il latte prodotto da una mucca, che in natura allattante per circa un anno, dopo anni sia ancora nutrizionalmente adeguato, mentre invece questo dubbio viene per gli esseri umani, che sarebbero predisposti dalla natura per allattare alcuni anni? Potreste rispondere perché le mucche sono state selezionate per questo, ma sono state selezionate per produrre abnormi quantità di latte, ma questo non incide sulla durata e sulla qualità. 
Ogni mammifero che allatti seguendo i tempi di svezzamento naturali del suo cucciolo produrrà sempre un latte nutrizionalmente adeguato. E noi siamo mammiferi.
Il seno è una ghiandola (un insieme di ghiandole, in realtà), che, sotto un determinato stimolo, produce la sostanza che biologicamente predisposta a secernere. Come ogni altra ghiandola del nostro corpo. Qualcuno li ha mai detto che ormai, dopo tanti anni, La vostra saliva non è più saliva, ma qualcos'altro? O che le vostre lacrime sono esaurite oppure si sono trasformate in vino, succo di frutta o altro? Se una ghiandola funziona, produrrà ciò che deve, non qualcos'altro. Quindi come può il seno essere l'unica ghiandola che d'un tratto inizia a produrre una sostanza diversa da quella per cui è biologicamente programmato?
Alcuni dicono che il latte non diventa acqua e basta, ma acqua e zucchero. Anche qui sarebbe interessante capire come mai il corpo si "dimentichi" di inserire vitamine, sali minerali, anticorpi e tutto il resto, ma si ricordi di inserire lo zucchero!

Probabilmente questa convinzione nasce negli anni del "boom" della formula e del baby food, quando le ditte produttrici facevano martellanti campagne pubblicitarie per incentivarne l'uso. Si insinuava quindi nelle madri l'idea che dopo un certo tempo (tempo che, via via che questi prodotti prendevano piede, diventava sempre più breve) il latte materno diventasse insufficiente sia come quantità che - soprattutto - come qualità.
Ecco qui alcuni esempi di foto di pubblicità degli anni '70: 

Qui si afferma che "a due\tre mesi" il bambino ha già bisogno delle proteine della carne... Questo significa che le proteine del latte materno non sono adatte? Non sono sufficienti? Non sono nutrizionalmente valide? 

In questa pubblicità, invece, si dice chiaramente che a tre mesi il bambino ha finito le "tue" vitamine... Come se ne avesse fatta scorta chissà quando e nel latte non ci fosse nulla. Come si poteva sentire una mamma a cui veniva detto questo?
Questa addirittura insinua che si debba iniziare a dare altro a due mesi!


Ecco quindi che, per fortuna, venivano in soccorso i prodotti pubblicizzati, che, questi si, erano ricchi di vitamine, proteine, sali minerali e tutto ciò che serviva ad un bambino! Teniamo anche conto che il mondo "occidentale" usciva da secoli in cui la povertà e la fame erano cosa comune, soprattutto dopo le due guerre, di cui l'ultima ancora viva nei ricordi di tutti; di conseguenza l'idea di salute e benessere era vedere un bambino bello "rotondo", che mangiava "tanto".
Via via che le conoscenze sono aumentate, che sono stati effettuati sempre più studi e ricerche sull'inizio dell'alimentazione complementare, affermando che non va introdotto nulla prima del sesto mese compiuto, si è spostata in avanti anche l'età in cui si pensa che il latte diventi "acqua" e adesso si inizia a dirlo passato o sei mesi. In cinquant'anni circa abbiamo fatto un piccolo passo avanti, di circa tre mesi, almeno 😅
Forse chi fa queste affermazioni ci arriva attraverso un ragionamento del tipo: "se dopo i sei mesi il bambino ha bisogno di aggiungere altro alla sua alimentazione, significa che è perché nel latte non ci sono più sostanze nutritive".
Invece no! Significa semplicemente che i bambini crescono e cresce anche il loro fabbisogno di nutrienti, per cui va aggiunto qualcosa in più. Alcuni bambini continuano a crescere benissimo ancora per alcuni mesi, semplicemente aumentando la quantità di latte che assumono, ma la maggior parte dei piccoli a questa età è fortemente attratta da quello che vede fare ai genitori e desidera imitarli, cercando di afferrare portare alla bocca quello che osserva nel loro piatto.
Per quanto riguarda la tanto diffusa idea sulla carenza di ferro nel latte materno, c'è questo articolo della collega Antonella Sagone che spiega molto bene la questione. Del resto non sarebbe assurdo che la natura avesse dimenticato di inserire proprio un elemento così importante come il ferro nell'alimento che dovrebbe sostenere la crescita del bambino per i primi sei mesi in modo esclusivo, continuando ad essere l'alimento principale per tutto il primo anno? 
In conclusione, qualunque sia la durata del vostro allattamento, il vostro latte sarà sempre perfetto e conterrà esattamente tutto ciò che deve contenere, Nella quantità giusta per il vostro bambino

giovedì 6 gennaio 2022

Che ha detto, il papa?


"Non basta mettere al mondo un figlio per dire di esserne anche padri o madri. «Padri non si nasce, lo si diventa. E non lo si diventa solo perché si mette al mondo un figlio, ma perché ci si prende responsabilmente cura di lui. Tutte le volte che qualcuno si assume la responsabilità della vita di un altro, in un certo senso esercita la paternità nei suoi confronti» (Lett. ap. Patris corde). Penso in modo particolare a tutti coloro che si aprono ad accogliere la vita attraverso la via dell’adozione, che è un atteggiamento così generoso e bello. Giuseppe ci mostra che questo tipo di legame non è secondario, non è un ripiego. Questo tipo di scelta è tra le forme più alte di amore e di paternità e maternità. Quanti bambini nel mondo aspettano che qualcuno si prenda cura di loro! E quanti coniugi desiderano essere padri e madri ma non riescono per motivi biologici; o, pur avendo già dei figli, vogliono condividere l’affetto familiare con chi ne è rimasto privo. Non bisogna avere paura di scegliere la via dell’adozione, di assumere il “rischio” dell’accoglienza."

Questo è un pezzo del discorso fatto da papa Francesco nell'udienza del 5 gennaio, giusto ieri, discorso da cui il popolo del web ha estratto solo un'altra piccola frecciatina sul fatto che molte persone trattano cani e gatti come se fossero figli e, magari, figli non ne vogliono. Ora, ammetto che al giorno d'oggi tante persone sono spaventate all'idea di aver figli perché preoccupate per il futuro, mentre altre proprio non ne sentono il desiderio (e sono convinta che in questi caso sia meglio evitare, perché un bambino ha bisogno di essere desiderato. Per non parlare poi di tutti quei bambini nati da persone che avrebbero fatto meglio ad evitare...), C'è da dire che molte sono impossibilitate ad averne per situazioni economiche precarie o perché non saprebbero come per gestire l'arrivo di un figlio senza nessun aiuto familiare e statale. Quindi se un appunto poteva essere fatto, forse è lì che si poteva ampliare il discorso. Invece è curioso che l'attenzione al discorso del papa si sia concentrata tutta su una piccola frase, estrapolandola dal contesto, dandole peraltro un significato che non mi sembra affatto fosse quello inteso da Francesco. 

Viene contestato al papa il fatto che la Chiesa consideri gli animali esseri inferiori, che condanni il fatto di amare gli animali agli stesso modo degli esseri umani e che l'amore verso il creato di cui parla la chiesa sia un amore che nasce da chi si sente superiore e si china verso l'altro in un gesto di benevolenza.

Io credo che la frase del papa volesse toccare quelle situazioni in cui le persone trattano cani e gatti come figli, umanizzandoli in modo ridicolo con vestiti, fiocchetti, occhiali da sole, e parlando di loro come "i miei bambini pelosi". Credo che questo atteggiamento nasconda un bisogno di riempire un vuoto di affetto che probabilmente nasce da molto lontano... Amare gli animali, amare il proprio cane o gatto significa invece permettere loro di condurre un'esistenza in cui possano esprimere e soddisfare i loro bisogni di specie, quelli verso il quale il loro istinto tende e senza i quali non possono davvero essere felici. 

Ma, al di là di questo, è innegabile che uomini e animali siano diversi, benché parte della stessa natura. Non siamo uguali agli animali, sebbene facciamo parte dello stesso "regno" e sebbene abbiamo la stessa natura. Siamo parte della stessa creazione, sia da un'ottica laica che da un'ottica cristiana. 

Però, anche evitando di parlare di anima e di creazione ad immagine di Dio, l'uomo ha raggiunto una situazione di "superiorità" intellettuale che non possiamo fingere che non esista. Inoltre è ovvio che la chiesa metta l'uomo al centro della creazione, visto che afferma che l'uomo è stato creato ad immagine di Dio, mentre gli animali no. Ma il fatto stesso di dire che l'uomo deve prendersi cura del creato perché come lui creatura di Dio, voluta e amata da Dio, pone comunque gli animali in una situazione di diritto al rispetto. La traduzione stessa della Bibbia riguardo alla creazione è errata e l'uomo non è stato messo a dominare, ma a custodire il creato. Questa parola implica l'evitare qualsiasi forma di prevaricazione e sfruttamento. Ma non perché spinti dalla "pietas", ma perché spinti dal rispetto e dall'amore che implica la parola "custodire".