lunedì 13 settembre 2021

Il diritto all'amore

Quando ero piccola e fino all'adolescenza, credevo che tutte le famiglie fossero più o meno come la mia, perché le famiglie che frequentavo erano più o meno simili, con genitori che amavano i figli, con i vari membri che andavano più o meno d'accordo, c'era più o meno la stessa libertà ecc... Quindi per me era normale che in una famiglia ci fosse amore, rispetto, qualche litigata, risate... Non concepivo che potesse essere diverso da così.

Crescendo e incontrando altre realtà, altre persone, moltissime famiglie diverse, mi sono resa conto con altre e con angoscia che non sempre è così, che esistono tante famiglie disfunzionali, anaffettive, violente, assenti e così via...

Ho realizzato quanto la nostra storia personale influisca sulla nostra vita da adulti, sul nostro carattere, sulle nostre paure, ansie, scelte. Influisce sicuramente sulla nostra autostima, la sicurezza in noi stessi, il modo in cui viviamo il rapporto di coppia, il tipo di partner che tenderemo a cercare e soprattutto il modo in cui faremo i genitori. 

Provo un grandissimo dolore, al pensiero di tutti i bambini e le bambine cresciute in famiglie così. Bambini non ascoltati, abbandonati, non amati, picchiati, offesi, derisi, umiliati, che hanno dato vita, in seguito, ad adulti con una terribile sete d'amore - che spesso non riescono a soddisfare mai - e che molto più spesso si trasforma nella incapacità di amare, di creare relazioni sane e stabili, nella mancanza di autostima, nell'eterno bisogno di approvazione, nella paura del giudizio... Alcuni diventano adulti sottomessi, inibiti, incapaci di essere assertivi; altri replicano l'unico modello che conoscono e diventano violenti, freddi, distaccati a loro volta, anche con i figli e il\la partner.

Foto da https://www.pexels.com/

So bene che possono esserci momenti o periodi della vita in cui siamo stanche\i, sotto stress, stiamo vivendo un brutto momento e quindi se capita una giornata pesante col nostro bambino, questa fatica va ad aggiungersi al resto e perdiamo il controllo, possiamo finire per perdere la testa e fare o dire anche cose molto brutte, violente. Purtroppo siamo cresciuti in una società che giustifica l'aggressività soprattutto verso i bambini, quindi ci viene quasi spontaneo sfogarci su di loro. Grazie al nostro vissuto, nella nostra mente, abbiamo registrato e interiorizzato centinaia di scene di genitori che sculacciano, urlano, mettono in punizione ecc... per cui il primo istinto è ripetere questi schemi. Ma se accade un episodio come questo si chiede scusa e si ricomincia, sperando di fare meglio in seguito. Non voglio quindi dire che siamo giustificati, così come non lo saremmo se ci sfogassimo sulla nonna o sul partner, ma solo dire che purtroppo può succedere e dobbiamo fare di tutto per non farlo accadere più.

Ma questo è diverso dal basare tutto il nostro "stile genitoriale" sul distacco, l'aggressività. Non riesco a comprendere come si possa considerare nostro\a figlio\a un impiccio, un peso, come si possa apostrofarloo ogni giorno, sistematicamente, con frasi come "sei un cretxxx, non capisci nulla, sei cattivo..." e molto altro... Non capisco come si possa colpire in modo studiato, "programmato": il classico "ora le prendi", che sottintende che il colpo non sarà dovuto ad un momentaneo accesso d'ira che non siano riusciti a controllare, ma sarà dovuto ad un preciso "metodo educativo". La mia mente si blocca, va come in tilt, sono incapace di pensare che davvero si possa fare questo ad un bambino, un bambino che dovremmo avere desiderato, un bambino inerme, che non ha chiesto di essere messo al mondo, che non ha colpe, che non può difendersi, che si fida di noi e che ha solo noi come modello e come rifugio. Se non può fidarsi, affidarsi, essere protetto, sentirsi amato da noi, da chi potrà esserlo? 

È per me davvero difficile comprendere come un genitore senta raramente il desiderio di baciare i propri figli, abbracciarli, stare ad osservarli pensando che siano le persone più meravigliose della terra... Esistono genitori che, davanti al bambino, raccontano di quanto egli li faccia "dannare", di quanto sia "monello", "disubbidiente", che non ha voglia di studiare ecc... E penso alla mia mamma che ci difendeva in pubblico dicendo quanto fosse felice di stare con noi, quanto ci avesse desiderato, quanto eravamo buoni (ricordo una volta un "tutti i bambini sono buoni").

Incontro ovunque persone ferite nell'animo, che non sono mai state amate, desiderate e che adesso cercano l'amore ovunque, come l'acqua nel deserto. E vorrei, io che mi sono sentita sempre amata e desiderata, difesa, apprezzata, che ho sentito chiaramente l'amore dei miei genitori, ho provato la tenerezza dei loro abbracci e non ho mai provato la forza dei loro colpi (mio babbo non mi ha mai sfiorato, mai, nemmeno con lo "schiaffetto". Mia mamma mi ha colpito tre volte in tutta la vita, mentre era in preda di crisi di emicrania pazzesche e quindi fuori di sé), vorrei con tutto il mio cuore poter riversare un po' di quell'amore su quei cuori riarsi dalla sete, dire loro che erano solo bambini e avevano il diritto di essere amati in modo incondizionato e che hanno tutt'ora il diritto di essere amati così come sono. L'amore non si elemosina, non si devono cercare le briciole di un amore sbagliato. Abbiamo tutti il diritto di essere amati di un amore grande e gratuito.

Considerato quanto i nostri primi anni, il modo in cui siamo stati amati - o non amati - influiscono sulla nostra vita da adulti, ho pensato a quale enorme responsabilità abbiano i genitori, i familiari, gli educatori, tutti quelli che lavorano con i bambini. Purtroppo questa consapevolezza è arrivata un po' alla volta, mentre procedeva il mio cammino come madre, come persona, come professionista. Avrei voluto arrivarci prima, per poter essere una persona migliore. Spero solo di non avere fatto troppi danni...

I bambini chiedono solo di essere amati incondizionatamente. Hanno il diritto di essere amati incondizionatamente. E noi abbiamo il loro futuro, nelle nostre mani. Possiamo cercare di impegnarci ogni giorno per farli sentire amati, per farli sentire al sicuro, per accrescere la loro autostima, la fiducia in se stessi e nel mondo, per fare sì che diventino persone empatiche, gentili, disponibili ad aiutare gli altri. Possiamo farlo. Vogliamo provarci?


Celeste ed Andrea


giovedì 2 settembre 2021

Paracapezzoli?

Praticamente ogni giorno sento mamme a cui è stato suggerito l’uso di paracapezzoli per i più svariati motivi, come se questo strumento fosse la soluzione per ogni problema di allattamento. E la cosa peggiore è che a nessuna mamma viene nemmeno detto come sceglierli e come indossarli (sì, nei rari casi in cui sia davvero necessario, occorre che sia della misura corretta per il capezzolo e per la bocca del bambino e che sia indossato correttamente, non appoggiato sul seno e via)

Girovagando per il web, i gruppi Facebook e le farmacie, mi capita di imbattermi nei più disparati modelli di paracapezzolo.

Alcune volte rimango senza parole (o meglio, ne avrei, ma non sono pronunciabili) di fronte alla fantasia di chi inventa alcuni modelli…

Ad esempio:






Dopo queste visioni, mi chiedo sempre come gli inventori di tali oggetti pensino che un bambino possa riuscire ad estrarre il latte dal seno e mi risulta chiaro che queste persone immaginano il seno come un biberon, in cui il latte esce da solo se inclinato verso il basso o, al massimo, se il bambino effettua un movimento di aspirazione come da una cannuccia.




Dato che nessuna mamma vede uscire il latte dal seno semplicemente se si inclina in avanti o se si aspira forte dalla punta del capezzolo, è evidente che questi oggetti impediranno al bambino di assumere il latte e di drenare il seno, che all’inizio si ingorgherà, per poi diminuire drasticamente la produzione confermando la tesi dell’operatore di turno: “signora, lei non ha latte”.

Credo che ognuna di voi, osservando questi aggeggi, si chieda come diavolo possa fare un bambino a far uscire il latte dal seno. Infatti, per estrarre il latte, un bambino deve effettuare non solo il vuoto sul seno, ma un vero e proprio massaggio del seno con la lingua, posta sull’areola e non sul capezzolo.

In un attacco corretto, il tessuto mammario riempie la bocca del bambino, il capezzolo finisce in fondo al palato duro e il bambino lavora con tutti i muscoli della bocca e della lingua, per estrarre il latte:

Immagine tratta dalla pagina: https://boltondental.com/dental-services/orthopedic-orthodontics/infant-tongue-lip-tie-frenectomy/lip-tongue-tie-impact-breastfeeding-bottle-feeding/

Nei modelli di paracapezzoli che ho 
mostrato, il bambino, invece, 
si attacca solo 
alla tettarella del paracapezzolo, come farebbe ad un ciuccio o ad un biberon, perché sarebbe impossibile, per lui, afferrare anche una porzione di seno all’interno della sua bocca!! Osservate la foto qui accanto, ad esempio e chiedetevi come la piccola possa effettuare, con la lingua e la bocca, il massaggio del seno necessario per estrarre tutto il latte che le occorre:




Ecco perché, anche usando un paracapezzolo, occorre ottenere lo stesso attacco profondo che si deve ottenere con il seno “nudo”. Infatti, se il bambino si attacca alla sola tettarella del paracapezzolo, non solo schiaccerà il capezzolo provocando comunque un po’ di dolore, ma non riuscirà ad estrarre latte, se non quello che esce dopo poco dall’inizio della poppata grazie al riflesso di emissione.

Per capire bene questo principio, provate a spremere il vostro seno schiacciando il capezzolo e poi premendo, invece, sull’areola, ad una certa distanza dal capezzolo:

https://www.youtube.com/watch?v=VXLeyPSOjbc

Usare il paracapezzolo senza cercare di ottenere un attacco “profondo”, cioè con un bel “boccone” di seno all’interno della bocca del bambino, rafforzerà nel bambino il meccanismo di suzione errato, in punta, cosa che è quasi sempre la causa del dolore ai capezzoli con conseguente formazione di ragadi.

Credo che adesso sia più chiaro comprendere come usare un paracapezzolo per risolvere il dolore ai capezzoli sia fuorviante. È come mettere un cerotto su una ferita: si può toccare la ferita sentendo meno male, attraverso il cerotto, ma non serve per risolvere e guarire.

Il paracapezzolo può essere utile in alcuni casi, ma non in caso di attacco scorretto, con conseguente formazione di ragadi. Può essere usato per riportare un bambino al seno quando ha sempre conosciuto il biberon e non sa più cosa fare al seno, perché non sente la stessa stimolazione forte data dalla tettarella; o in altre situazioni da valutare con una consulente professionale (IBCLC). Inoltre non va usato come spesso vedo fare: appoggiato sul seno e via, ma va indossato correttamente (rivoltato "come un calzino") e va trovato della misura corretta sia per il capezzolo che per la bocca del bambino.

Forma corretta del paracapezzolo

Tutto questo potete farlo seguendo le indicazioni della consulente che vi segue. Occorre inoltre che sia di silicone sottile, per permettere una buona stimolazione del seno. 






Un altro motivo per cui viene suggerito alle mamme di usare un paracapezzolo, spesso ancor prima che il bambino abbia mai provato ad attaccarsi, è il capezzolo piatto o “troppo piccolo” o, addirittura, “troppo grande” (in questo caso non si comprende come aumentare il volume del capezzolo usando questo strumento possa aiutare...). Dato che un neonato non ha mai visto nessun altro capezzolo prima di quello della sua mamma, non si capisce perché non debba andare bene quello che trova. Inoltre sfido chiunque a mostrarmi un capezzolo fatto come un paracapezzolo: perfettamente a tronco di cono, lungo almeno tre centimetri. In vent’anni ho visto migliaia di capezzoli e vi giuro che non ne ho trovato nemmeno uno così (e nemmeno come la tettarella di un biberon, di quelli che vengono pubblicizzati come “simili al seno materno”). Su questo argomento non mi dilungo più di tanto, dato che esiste un ottimo articolo della mia collega Martina Carabetta che potete trovare a questo link: http://www.consulenteallattamento.it/2017/12/il-mio-capezzolo-va-bene-ovvero-quando-non-se-ne-trova-buono-paracapezzoli-allattamento-roma/