giovedì 6 gennaio 2022

Che ha detto, il papa?


"Non basta mettere al mondo un figlio per dire di esserne anche padri o madri. «Padri non si nasce, lo si diventa. E non lo si diventa solo perché si mette al mondo un figlio, ma perché ci si prende responsabilmente cura di lui. Tutte le volte che qualcuno si assume la responsabilità della vita di un altro, in un certo senso esercita la paternità nei suoi confronti» (Lett. ap. Patris corde). Penso in modo particolare a tutti coloro che si aprono ad accogliere la vita attraverso la via dell’adozione, che è un atteggiamento così generoso e bello. Giuseppe ci mostra che questo tipo di legame non è secondario, non è un ripiego. Questo tipo di scelta è tra le forme più alte di amore e di paternità e maternità. Quanti bambini nel mondo aspettano che qualcuno si prenda cura di loro! E quanti coniugi desiderano essere padri e madri ma non riescono per motivi biologici; o, pur avendo già dei figli, vogliono condividere l’affetto familiare con chi ne è rimasto privo. Non bisogna avere paura di scegliere la via dell’adozione, di assumere il “rischio” dell’accoglienza."

Questo è un pezzo del discorso fatto da papa Francesco nell'udienza del 5 gennaio, giusto ieri, discorso da cui il popolo del web ha estratto solo un'altra piccola frecciatina sul fatto che molte persone trattano cani e gatti come se fossero figli e, magari, figli non ne vogliono. Ora, ammetto che al giorno d'oggi tante persone sono spaventate all'idea di aver figli perché preoccupate per il futuro, mentre altre proprio non ne sentono il desiderio (e sono convinta che in questi caso sia meglio evitare, perché un bambino ha bisogno di essere desiderato. Per non parlare poi di tutti quei bambini nati da persone che avrebbero fatto meglio ad evitare...), C'è da dire che molte sono impossibilitate ad averne per situazioni economiche precarie o perché non saprebbero come per gestire l'arrivo di un figlio senza nessun aiuto familiare e statale. Quindi se un appunto poteva essere fatto, forse è lì che si poteva ampliare il discorso. Invece è curioso che l'attenzione al discorso del papa si sia concentrata tutta su una piccola frase, estrapolandola dal contesto, dandole peraltro un significato che non mi sembra affatto fosse quello inteso da Francesco. 

Viene contestato al papa il fatto che la Chiesa consideri gli animali esseri inferiori, che condanni il fatto di amare gli animali agli stesso modo degli esseri umani e che l'amore verso il creato di cui parla la chiesa sia un amore che nasce da chi si sente superiore e si china verso l'altro in un gesto di benevolenza.

Io credo che la frase del papa volesse toccare quelle situazioni in cui le persone trattano cani e gatti come figli, umanizzandoli in modo ridicolo con vestiti, fiocchetti, occhiali da sole, e parlando di loro come "i miei bambini pelosi". Credo che questo atteggiamento nasconda un bisogno di riempire un vuoto di affetto che probabilmente nasce da molto lontano... Amare gli animali, amare il proprio cane o gatto significa invece permettere loro di condurre un'esistenza in cui possano esprimere e soddisfare i loro bisogni di specie, quelli verso il quale il loro istinto tende e senza i quali non possono davvero essere felici. 

Ma, al di là di questo, è innegabile che uomini e animali siano diversi, benché parte della stessa natura. Non siamo uguali agli animali, sebbene facciamo parte dello stesso "regno" e sebbene abbiamo la stessa natura. Siamo parte della stessa creazione, sia da un'ottica laica che da un'ottica cristiana. 

Però, anche evitando di parlare di anima e di creazione ad immagine di Dio, l'uomo ha raggiunto una situazione di "superiorità" intellettuale che non possiamo fingere che non esista. Inoltre è ovvio che la chiesa metta l'uomo al centro della creazione, visto che afferma che l'uomo è stato creato ad immagine di Dio, mentre gli animali no. Ma il fatto stesso di dire che l'uomo deve prendersi cura del creato perché come lui creatura di Dio, voluta e amata da Dio, pone comunque gli animali in una situazione di diritto al rispetto. La traduzione stessa della Bibbia riguardo alla creazione è errata e l'uomo non è stato messo a dominare, ma a custodire il creato. Questa parola implica l'evitare qualsiasi forma di prevaricazione e sfruttamento. Ma non perché spinti dalla "pietas", ma perché spinti dal rispetto e dall'amore che implica la parola "custodire".