sabato 17 dicembre 2016

Natale 2016

Ed eccoci di nuovo, per il periodo di Natale, a leggere articoli su presepi nelle scuole, recite scolastiche, canzoncine natalizie ecc... sacrificate in nome del "rispetto per chi non crede", della volontà di "non offendere chi crede in altre religioni" ecc...
Chi protesta contro queste iniziative porta sempre, mi pare, gli stessi argomenti: le "radici cristiane" del nostro paese, la "tradizione" da rispettare e tramandare ai figli. Ho letto anche che evitare le canzoni natalizie classiche impedisce ai genitori di commuoversi davanti al proprio bambino che canta sul palco della scuola...
Quando sento le parole "radici cristiane" mi viene da sorridere, perché vorrei sapere quanto indietro nel tempo dobbiamo andare per parlare di "radici". Se vogliamo parlare del primo accenno di Italia, di unione, dobbiamo risalire all'impero romano, che però non era certo cristiano, essendo nato prima dell'avvento del cristianesimo. Quindi dovremmo dire che le radici degli italiani sono pagane.
Per quanto riguarda poi la "tradizione", anche lì mi sale una certa stizza. Perché il presepio non è (solo) "tradizione". I canti che parlano della nascita di Gesù, non sono (solo) tradizione. Fare il presepio solo perché "è tradizione", "si è sempre fatto" (sempre??), non ha nessun senso, secondo me.
Il presepio, i canti, ricordano l'avvenimento più importante per noi (insieme alla resurrezione): Dio che si fa uomo e viene a stare con noi, a condividere ogni aspetto della nostra vita, a camminare accanto a noi, affinché noi non diciamo "tu non sai cosa significa, vivere qui, tu stai lassù e non ti curi di noi".
"Difendere" presepi e recite di Natale in nome della "tradizione" attaccando, offendendo, criticando, significa svilire completamente il senso del Natale, che dovrebbe essere un messaggio di pace e di amore universale.
Mi chiedo se chi attacca così coloro che decidono di non fare il presepio nella scuola, capisca davvero cos'è il Natale, lo viva, cerchi di preparare il suo cuore all'accoglienza di quel bambino che cambierà il mondo.
Ma, d'altra parte, che dire delle motivazioni di chi non fa presepio o recite di Natale, che riportano al vero senso di questa festa?
"Paura di offendere chi non crede"....
"Per non urtare la sensibilità delle persone di fede diversa"...
Anche qui, non sono per niente d'accordo.
Se la scuola non è gestita da religiosi, si può scegliere di fare qualcosa che parli in generale di pace e amore; anche se, secondo il mio punto di vista, chi non crede non dovrebbe avere nessun motivo di festeggiare il Natale perché, appunto, la venuta di Gesù non rappresenta niente, per lui (a questo proposito, permettetemi una considerazione cattiva:  tutti coloro che sputano veleno sulla Chiesa, che sostengono che Dio sia solo una favola ecc... scommetto che non sarebbero contenti se ogni festa religiosa, domeniche comprese, venisse abolita... la pausa lavorativa domenicale non è stata "inventata" per far riposare i lavoratori, ma perché era il giorno dedicato a Dio).
Ma non si deve evitare con il motivo della "paura di offendere", perché non vedo cosa ci sia di offensivo a manifestare le proprie credenze religiose in modi innocui. Se una persona va in un paese in cui c'è una fede diversa dalla sua, troverà luoghi ed espressioni di culto diverse, ma, fin quando non ledono nessuno, non sarà certo offeso. Anzi, secondo me, il nascondere i segni della propria fede può solo mostrare agli altri quanto debole sia questa fede. Se mi vergogno di ciò in cui credo o se penso che sia offensivo, forse ciò in cui credo non è così buono...
E ancora: "per rispetto ai fedeli di altre religioni"... il rispetto si porta in altro modo, non evitando di mostrare ciò in cui crediamo. Si porta accogliendo, evitando offese e derisioni, non certo nascondendo ciò in cui crediamo.
Si può portare rispetto ad una persona anche se pensiamo in modo opposto a lei.
Insomma, io non capisco il perché chi relega il Natale ad una manifestazione fatta di lucine e canzoncine commoventi cantate da bambini si indigni per "difenderlo", visto che non difende nessun "contenuto" e al contempo chi cerca di eliminare ogni riferimento religioso abbia paura di offendere chi ha credi diversi. Ah, ora che ci penso, come mai, fino ad oggi, nessuno pensava a fare la stessa cosa per i numerosi atei presenti in Italia? Perché anche i bambini di famiglie atee dovevano stare in scuole addobbate con presepi e partecipare a recite scolastiche? Per loro non valeva lo stesso concetto di chi ha una fede diversa?



domenica 28 agosto 2016

Considerazioni dopo il terremoto

Lo so, sono noiosa e cavillo sempre su tutto, come ogni buon fiorentino.
Però mi chiedo perché, ogni volta che accade una disgrazia, una strage ecc... ci sia la corsa ad intasare web, telegiornali e programmi vari delle storie delle vittime. Sembra che ci sia una gara a chi trova la storia più triste, più commovente. E allora c'è la ragazza salvata dal cane che però poi e morto per la fatica; i giovani sposi che per caso avevano scelto quel giorno invece di quello dopo; il pompiere che muore per salvare il bambino è così via (me le sto inventando, ma sono sempre di questo tipo)...
Non sono già abbastanza tragiche le situazioni in sé?
Perché aggiungere dolore al dolore, mettere in piazza storie e dolori che appartengono solo a chi li sta vivendo?
Perché le persone sono così assetate di dolore altrui?

lunedì 1 agosto 2016

La mia idea per la pace

Sono cresciuta in una famiglia che è sempre stata una specie di "porto di mare"... parenti e amici erano sempre i benvenuti, c'era sempre un posto, un materasso da mettere in terra, la poltrona letto da aprire, un posto in più a tavola (a volte anche tre o quattro). Mio babbo non diceva mai di no ad un parente nel bisogno, mia mamma e mio babbo accoglievano gli amici di mio fratello provenienti da ogni parte del mondo senza mai far caso al fatto che non capissero una parola di italiano o che avessero un colore diverso dal nostro. Ci si capiva, si rideva, ci si arrangiava, si imparava l'accoglienza e si imparava che non importa di che colore sei o in che cultura sei cresciuto: tutti abbiamo bisogno di amore e rispetto, di accoglienza e dialogo.
Grazie mamma e babbo, perché grazie a voi ho imparato a rispettare ogni essere umano, ho imparato che siamo tutti uguali seppur diversi, ho imparato che un sorriso e una porta aperta sono le basi per la pace.
A scuola dicevo spesso, quando si tirava fuori l'argomento "pace" che sarebbe bastato che ognuno di noi avesse un amico in un paese straniero per rifiutarsi di fare la guerra contro quel paese; che sarebbe bastato essere in pace col vicino di casa, che a sua volta sarebbe stato in pace col suo e così via, fino ai confini del mondo. Gli insegnanti mi dicevano che erano utopie, che vedevo tutto rosa, che un giorno "avrei sbattuto il naso contro la realtà".
Sono passate decine di anni, ma continuo a pensarla così, perché è così che sono cresciuta e ho visto che è possibile, che può accadere.



Foto di cottonbro da Pexels

domenica 12 giugno 2016

Sogno


Sogno un mondo in cui le persone, quando si guarderanno negli occhi, vedano solo un altro essere umano, non un maschio, una femmina, un gay, un diversamente abile, un nero, un giallo, un bianco, un ebreo o un cristiano...
Un mondo in cui non si uccida chi tifa per una squadra diversa dalla tua.
Un mondo in cui non si distruggano i monumenti del nostro passato solo perché appartenevano ad una fede diversa dalla tua.
Un mondo in cui non si nascondano rifiuti tossici sotto i prati in cui coltiviamo il cibo per noi e per i nostri figli.
Un mondo in cui la vita venga prima dei soldi.
Un mondo in cui i bambini possano nascere nel rispetto e vivere nell'amore.
Un mondo in cui le donne siano considerate persone e non oggetti.
Un mondo in cui la natura sia protetta e non violentata.
Un mondo in cui gli animali siano trattati con rispetto e amore, perché sono esseri viventi che soffrono e provano emozioni come noi.
Sogno un mondo di pace. Di amore.
E tu, cosa sogni?

lunedì 23 maggio 2016

La gioia di Dio


Ieri ascoltavo il passo del libro della Sapienza in cui essa afferma di se stessa che "giocavo davanti a lui in ogni istante, giocavo sul globo terrestre". Ecco, questa immagine mi è apparsa di una bellezza straordinaria.
Molti pensano alla sapienza di Dio come a qualcosa di molto serio, pensano a Dio come nelle classiche immagini: vecchio, severo. Qui, invece, la Sapienza di Dio si presenta come una figura femminile che gioca allegramente come una bambina, mentre il mondo viene creato.
Secondo me tutto ciò mostra la gioia che ha provato Dio a creare tutto. Mostra che Dio vuole che anche noi gioiamo e giochiamo come bambini.
Mi richiama il passo del Vangelo in cui Gesù afferma "se non ritornerete come bambini, non entrerete nel regno dei cieli".
Che non significa diventare ingenui o senza pensieri, ma ritornare ad essere capaci di stupirsi per le meraviglie del creato, ma anche per le piccole cose. Essere capaci di provare Gioia pura, di "giocare" con Dio, lieti della sua presenza in mezzo a noi. Dio, come dice papa Francesco, non vuole cristiani tristi. I cristiani dovrebbero essere persone gioiose. Non perché incapaci di vedere i mali del mondo. Non perché se ne infischiano. Ma dovrebbero mostrare al mondo che anche davanti alle difficoltà, possiamo contare sulla forza che Dio ci può dare per affrontarle. Dovrebbero mostrare al mondo che, alla fine, Dio riuscirà a trasformare anche i nostri disastri in qualcosa di buono, perché alla fine sarà il suo progetto di amore che vincerà sui mali del mondo. Quindi i cristiani dovrebbero trasmettere questa gioia di sapere che tutto è nelle mani di Dio, che su di lui si può contare.
Basta con i cristiani che predicano catastrofi per chi non si converte. Basta con i cristiani dai musi lunghi, tutti compresi nel loro ruolo di "siamo tutti peccatori, dobbiamo pentirci... la religione è una cosa seria, non si scherza con Dio" e via dicendo.
Perché mai qualcuno dovrebbe pensare di diventare cristiano, se vede che i cristiani sono i primi a non credere nel messaggio di gioia e speranza che proclamano?

sabato 26 marzo 2016

Sabato Santo


La messa del giovedì Santo non termina come le altre messe. Non c'è saluto finale. Perché in realtà non finisce, riprenderà la notte del Sabato Santo con la celebrazione della Pasqua, che infatti non inizia come le altre messe.
Questo uscire di Chiesa, ma sapere che la Messa non è finita, mi ha sempre dato una forte emozione. Da bambina sentivo che avrei dovuto comportarmi, nei giorni seguenti, come se fossi ancora alla Messa, se fossi ancora in Chiesa.
In questi tre giorni sento come se il mondo trattenesse il fiato. Sento un' atmosfera sospesa, di silenzio, di attesa.
Mi sembra di dover camminare in punta di piedi, per rispettare questo silenzio. Un po' come quando entriamo nell' interno di vecchi monasteri in cui il tempo sembra essersi fermato e ci muoviamo in silenzio per non disturbare.
Il mondo trattiene il fiato. Privato della presenza del suo creatore, ucciso dalle sue creature, attende.
Eppure non è un' attesa triste.
È come quando, da bambina, hai preparato una sorpresa per la mamma. Attendi con trepidazione di sentire i suoi passi e fremi al pensiero del suo sorriso e del suo abbraccio.
Il mondo attende.
E stanotte, finalmente, potrà lasciarsi andare alla gioia di gridare che la vita vince.
La morte esiste, ma non è la fine di tutto.
Dio vince sempre.
L'amore vince sempre.
E tutti coloro, nel mondo, che stanno spargendo terrore, per cercare di convincerci che solo chi è più forte, chi odia di più, vince, perderanno la loro battaglia davanti ad un uomo abbattuto, sconfitto, deriso, ucciso, che però si è affidato a Dio e ha vinto.
Ha vinto dove gli uomini vedevano solo una sconfitta.
Ha vinto per ricordare ad ognuno di noi che, anche quando tutto sembra perduto, anche quando perdiamo coloro che amiamo più della nostra stessa vita, non finisce tutto, ma "oggi sarai con me in Paradiso".



giovedì 4 febbraio 2016

Legge di Dio, leggi degli uomini

Ieri ascoltavo un parlamentare difendere le sue opinioni in aula portando a supporto brani dell'Antico Testamento. A parte che non mi sembra corretto difendere una legge portando le ragioni della fede, perché altrimenti un altro potrebbe portare frasi del Corano, dei Veda ecc... ma soprattutto a me lascia un po' perplessa il fatto che molti, per sostenere un'idea, si fermino all'Antico Testamento senza ricordarsi che dopo è venuto un certo Gesù a portare "a compimento" la legge data da Mosè. Quindi un cristiano deve leggere l'Antico Testamento alla luce delle parole di Cristo.
Mi viene in mente, a questo proposito, il brano evangelico dell'adultera portata davanti a Gesù per essere lapidata. Secondo la legge di Mosè, era giusto farlo. Ma Gesù, che aveva già detto che Mosè aveva dato certe leggi "per la durezza del vostro cuore", se ne esce, qui, con una frase che spiazza tutto l'uditorio: "chi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei". Non dice che la legge è sbagliata (lo avrebbero accusato di non seguire Dio), ma porta la questione su un nuovo piano. Nessuno può giudicare o condannare un'altra persona. Gesù non dice nemmeno che la donna non ha sbagliato. Le dice: "nemmeno io ti condanno". La perdona senza che lei lo abbia neanche chiesto. Non la giudica, non la condanna. Lui, l'unico che avrebbe potuto farlo.
Se quindi nemmeno Gesù, nemmeno Dio, giudica e condanna, come possiamo permetterci di farlo noi?
Come possiamo essere così feroci contro persone che chiedono solo di veder riconosciuto il loro diritto ad amarsi ed avere garantiti dalla legge gli stessi nostri diritti?
Anche ammesso che nella Bibbia non si approvino le unioni omosessuali, chi non è credente non è tenuto ad osservare la legge di Mosè, no?
Che danno può venire alle famiglie, se si regolamenta l'unione di due persone dello stesso sesso? Dare dei diritti ad un altro, non significa toglierli a me.
Non significa aprire le porte all'utero in affitto (quanto mi fa rabbrividire, questo termine), perché a questo mezzo ricorrono anche coppie etero. Forse, invece, se si rendessero più veloci, più semplici le adozioni (pur cercando di garantire al bambino l'ingresso in una famiglia che lo ami davvero), ci sarebbe meno rischio che le persone ricorrano a questa pratica. Forse. E comunque i bambini di coppie gay ci sono già, esistono, in qualunque modo siano nati, sono bambini da proteggere e a cui garantire il diritto ad avere una famiglia.
Anche io credo che la figura materna sia fondamentale, che crescere con entrambe le figure sia importante per uno sviluppo armonico di un bambino, ma credo sopratutto che crescere senza nessuna di queste figure sia decisamente più dannoso. Credo che anche i bambini che crescono con due mamme o due babbi vivano in un contesto familiare e sociale in cui avranno un modello dell' altro sesso a cui "ispirarsi", così come capita ai bambini che restano orfani di un genitore. Credo che, se l'amore non è egoistico, un bambino crescerà felice di sentirsi amato anche se i suoi genitori sono dello stesso sesso.

lunedì 18 gennaio 2016

Non si picchia nessuno

Continuo a non capire la differenza fra tirare uno schiaffo o una pacca sul sedere ad un adulto oppure ad un bambino...
Continuo a pensare a ciò che ha detto Gesù: "se ho parlato male, spiegami dove è il male, ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?"

domenica 17 gennaio 2016

Le nozze di Cana e la fiducia di Maria

Oggi ascoltavo il Vangelo, quello in cui si racconta del miracolo dell' acqua tramutata in vino e mi sono messa a pensare, ad immaginare la scena. Un matrimonio, la confusione, l'allegria... poi la scoperta che il vino è finito!! Maria doveva essere molto vicina al padrone di casa per sentirlo, visto che nessun altro se ne era accorto. Maria se ne accorge. Maria è attenta anche alle piccole cose. E cosa fa? La vedo avvicinarsi a Gesù, parlargli in un orecchio, con la confidenza e la complicità di una madre: "non hanno più vino!" Maria va da Gesù, non per raccontare un pettegolezzo, ma perché sa che Gesù può cambiare le cose.
Ma con tutti i problemi che ci sono al mondo, si chiede un miracolo a Gesù perché manca il vino? Ma possibile che Maria non se ne renda conto? E con tutti i miracoli eclatanti che avrebbe potuto fare, per farsi conoscere, per cominciare la sua missione, proprio da una cosuccia come questa, parte?
Perché è così importante che ci sia il vino?
Il vino era il segno della festa. Un matrimonio senza vino sarebbe stato uno smacco, per il padrone di casa. Ma non credo che sia nemmeno per questo che Maria è intervenuta. O meglio, forse si, lei ci teneva, evidentemente. Ma possiamo leggere questa cosa da un diverso punto di vista: dove c'è  Gesù, non può non esserci festa. Il vino, appunto, è il segno della festa.
Ho notato che Maria non chiede a Gesù: "fai qualcosa". Lei si limita a dire cosa sta succedendo. Non chiede niente. Non dice a Gesù cosa lui dovrebbe fare. Lei ha completa fiducia in lui, sa che Gesù capirà da solo di cosa c'è bisogno.
Ma Gesù ci sorprende e risponde, in modo brusco "cosa vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora ". Io, come mamma, se mi sentissi rispondere da mio figlio "cosa vuoi da me?" mi sentirei molto ferita e mi verrebbe voglia di rispondergli a tono, anche se ha trent'anni ed è più grosso di me.
Maria no. Con la stessa decisione dimostrata quando l'angelo le annunciò di essere stata scelta, non si lascia zittire, dimostra tutta la sua fiducia in Gesù e si rivolge ai servitori "fate tutto ciò che lui vi dirà". Sembrerebbe che non ascolti Gesù, che non gli importi che lui le abbia detto che "non era il momento giusto". In realtà credo che questa sia una grande prova di fede. Maria ha fiducia che Gesù non lascerà cadere una richiesta che lei gli fa.
E dice ai servi: "fate tutto quello che lui vi dirà"
Ecco il trucco.
Maria non chiede nulla a Gesù. Maria vede un bisogno, si rivolge a Gesù per farglielo conoscere e poi parla ai servitori e dice di fare tutto ciò che Gesù dirà.
Cosa ci può insegnare?
Che noi siamo sempre a chiedere grazie su grazie, ma basterebbe dire a Gesù cosa ci sta succedendo, cosa ci sta a cuore e... fare quello che lui ci dice.
A questo punto la frase: "se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questa montagna 'gettati nel mare'..." significa che "avere fede" è non solo affidarsi a lui sapendo che può fare tutto, ma anche fare ciò che lui ci chiede, per diventare noi stessi gli strumenti per ottenere ciò di cui abbiamo bisogno.
Il miracolo non sarebbe avvenuto senza la collaborazione dei servi.
Se loro avessero detto: "questo è matto" e non avessero fatto nulla, nulla sarebbe successo.
Gesù vuole che noi stessi siamo costruttori del suo regno.
Dio vuole che noi collaboriamo con lui. Non è magnifico?

domenica 3 gennaio 2016

Bambini iperprotetti o mamme iperansiose?

Frequentando i vari gruppi di mamme su Internet, sono stupita da come la grande maggioranza sia molto vicina a soffrire di una sorta di sindrome di Münchhausen... bambini che vengono coperti come se dovessero affrontare una spedizione al Polo (anche con trenta gradi hanno la "maglietta della salute", non sia mai che "prendano una frescata "...), al primo starnuto gocce nel naso, aerosol, lavaggi nasali (ho provato io, una volta... mai più!!!!), antibiotici... se un giorno non fanno popò, clisteri, supposte, gambi di prezzemolo e termometri nel sedere, sciroppi di lattulosio... e poi "non correre sennò sudi ", no scalzo sennò hai i piedi freddi, non toccare la terra, non toccare l'erba, oddio ha 37,2 e la tosse, meglio andare al pronto soccorso? (Giuro)
Ma vivere con un po' meno di ansia? Lasciare un po' in pace questi bambini? Liberi di sporcarsi un po', di non sentirsi infagottati nei vestiti, libri di sudare e correre, liberi di prendersi un raffreddore senza che tutti pensino che abbiano l'ebola?
Mia mamma ci portava fuori e diceva: "correte a giocare"...