lunedì 18 agosto 2014

Presine gatto

Queste non sono ancora finite (mancano i baffi!!)
Ne ho fatte tante, di colori diversi, ma sono tutte partite per altre case... appena trovo le foto, le pubblico!


Presine con rose

Queste le avevo regalate alla mia mamma...


sabato 2 agosto 2014

Io credo in Dio

Come tutti quelli che mi conoscono sanno, io credo in Dio.
"Embè?" direte voi "a noi checcene?"
Voglio dire che io credo in un Dio, quello che ho trovato leggendo la Bibbia, studiando (grazie al fratellone supersapiente), cercando di capire chi sia davvero questo Dio, un Dio, dicevo, che è AMORE.
Quindi, credo che il metro con il quale dovremmo misurare ogni nostra attività, ogni nostro pensiero, ogni nostro agire nei confronti degli altri, sia l'amore.
Cosa vuol dire, per me?
Non parlo di un sentimento smielato per cui dovrei sforzarmi di provare affetto per ogni essere umano, parlo di un impegno serio e costante a rispettare profondamente ogni essere vivente, ogni espressione della Creazione perché voluta e pensata da Dio, amata da Lui prima dell'esistenza stessa del tempo.
Come lui ha amato e desiderato che io esistessi, così è stato per quella persona che non sopporto, per quel filo d'erba che vorrei strappare, per ogni forma di vita.
Per cui, se vedo in ogni persona un fratello, il volto stesso di Cristo, non posso fare nulla che possa nuocergli.
Se vedo in ogni forma della Creazione l'azione di Dio, non posso fare nulla che possa distruggerla.
Cosa significa, in parole povere, per me?
Che non posso parcheggiare sulle strisce: impedisco a qualcuno di attraversare in sicurezza, dovessi anche fare dieci giri dell'isolato.
Non posso gettare la cartaccia per terra: la strada non è mia, non ho il diritto di sporcare dove gli altri camminano e nel posto in cui lo spazzino ha appena durato fatica a pulire.
Non posso non cercare tutti i modi per inquinare il meno possibile, perché il mondo non è solo mio.
Non posso fregarmene se vengono abbattute le foreste.
Se gli animali sono trattati come macchine per produrre cibo, costretti a vivere in condizioni spregevoli.

E per quanto riguarda i rapporti con gli altri...
Io credo che a Dio non importi nulla se una persona è gay, divorziata o chissà cosa.
Lui ci giudica dall'amore che mettiamo nella nostra vita.
Dio ci vuole felici.
Perché mai una persona che è stata abbandonata dal coniuge dovrebbe restare sola tutto il resto della vita e non poter nemmeno avere il conforto dell'Eucarestia?
Perché non si può ricostruire una vita felice? Magari il marito/la moglie se ne è andato, ha cominciato a bere, a giocare, ad andare a donne o a picchiare il/la (succede) partner... si dovrebbe restare "becchi e bastonati"?
Io credo fermamente che Dio non voglia questo.
Inoltre non credo nemmeno che persone così, al momento del sacramento del matrimonio, ci credessero davvero in quello che facevano, perciò...
Ma se non hai soldi, non puoi fare la causa... Gesù diceva: "non puoi servire Dio e Mammona (il denaro)"... Tribunale Ecclesiastico, ne vogliamo parlare?
E se sei gay non puoi vivere la tua sessualità... ma se sei davvero innamorato di qualcuno del tuo sesso, perché non puoi amare? Perché devi restare solo? E' davvero così sbagliato? Eppure ci sono persone che nascono gay, non lo diventano per "vizio" o "deviazione"! Ci sono coppie gay più solide e felici di coppie "in regola", in cui poi, succede di tutto...
Io sono fermamente convinta che Dio ci giudicherà da quanto abbiamo amato.


P.S. E non credo in un Dio che condanna una coppia che decide responsabilmente quando e quanti figli mettere al mondo in base alla propria salute, lavoro, spazio in casa. Non credo in un Dio che condanna una persona perché ama una del suo stesso sesso. Non credo in un Dio che sostiene chi usa il suo nome per giustificare le guerre o le intolleranze o il credersi migliori di chi non crede in Lui. Non credo in un Dio che resta indifferente di fronte alle ingiustizie, alle falsità, alle ipocrisie.


E adesso lapidatemi :-P

Cuscino con intreccio irlandese

Quando ti ritrovi un gomitolo di lana di un colore che non ti vedi proprio, addosso, cosa fai?
Ti diverti a fare le trecce irlandesi, che hai sempre sognato di fare su un golf per il marito e non hai fatto mai... ;-)


Che ne dite?
Sono particolarmente orgogliosa delle cuciture, praticamente invisibili!
Non ci credete? Dite che sono superba? Be', dai, per una volta, lasciatemi gongolare! Comunque lascio a voi il giudizio, così se avete commenti o critiche, potete aggiungerli e aiutarmi a fare meglio!



Torta al cocco e biscotti

  Ovvero: torta al cocco della Zia Bibi!


Questa è la torta che mio figlio "pretende" per il suo compleanno! Lui non è mai stato goloso e io non sapevo come fare una torta che potesse piacergli, per il suo compleanno. Un giorno ha assaggiato questa, fatta dalla mitica zia Bibi e... non ha voluto altro da quasi venti anni! :-D
Ecco la ricetta:
Ingredienti
Biscotto frollini - 250g
Cocco disidratato - 150 g
Uova - 1
Acqua - 1 dl
Zucchero -
Burro - 100g
Facoltativo: mezzo bicchierino di Rum
Cacao amaro in polvere - Due cucchiai

Procedimento
Sbriciolare i biscotti (io uso il robot ad intermittenza, per tritarli senza ridurli in farina).
Far bollire per due-tre minuti l'acqua con lo zucchero e, una volta tolta dal fuoco, sciogliervi il burro.
Mescolare biscotti, cacao, cocco e versarvi il burro con lo zucchero. Mescolare e aggiungere l'uovo e il Rum (io non lo metto, non mi piace).
Versare in uno stampo imburrato e cuocere per 40 minuti a 150 gradi.
Voilà.
Una semplicità disarmante.

Sono cresciuta in una famiglia che è sempre stata una specie di "porto di mare"... parenti e amici erano sempre i benvenuti, c'era sempre un posto, un materasso da mettere in terra, la poltrona letto da aprire, un posto in più a tavola (a volte anche tre o quattro). Mio babbo non diceva mai di no ad un parente nel bisogno, mia mamma e mio babbo accoglievano gli amici di mio fratello provenienti da ogni parte del mondo senza mai far caso al fatto che non capissero una parola di italiano o che avessero un colore diverso dal nostro. Ci si capiva, si rideva, ci si arrangiava, si imparava l'accoglienza e si imparava che non importa di che colore sei o in che cultura sei cresciuto: tutti abbiamo bisogno di amore e rispetto, di accoglienza e dialogo.
Grazie mamma e babbo, perché grazie a voi ho imparato a rispettare ogni essere umano, ho imparato che siamo tutti uguali seppur diversi, ho imparato che un sorriso e una porta aperta sono le basi per la pace.
A scuola dicevo spesso, quando si tirava fuori l'argomento "pace" che sarebbe bastato che ognuno di noi avesse un amico in un paese straniero per non rifiutarsi di fare la guerra contro quel paese; che sarebbe bastato essere in pace col vicino di casa, che a sua volta sarebbe stato in pace col suo e così via, fino ai confini del mondo. Gli insegnanti mi dicevano che erano utopie, che vedevo tutto rosa, che un giorno "avrei sbattuto il naso contro la realtà".
Sono passate decine di anni, ma continuo a pensarla così, perché è così che sono cresciuta e ho visto che è possibile, che può accadere.