Sono
cresciuta in una famiglia che è sempre stata una specie di "porto di
mare"... parenti e amici erano sempre i benvenuti, c'era sempre un
posto, un materasso da mettere in terra, la poltrona letto da aprire, un
posto in più a tavola (a volte anche tre o quattro). Mio babbo non
diceva mai di no ad un parente nel bisogno, mia mamma e mio babbo
accoglievano gli amici di mio fratello provenienti da
ogni parte del mondo senza mai far caso al fatto che non capissero una
parola di italiano o che avessero un colore diverso dal nostro. Ci si
capiva, si rideva, ci si arrangiava, si imparava l'accoglienza e si
imparava che non importa di che colore sei o in che cultura sei
cresciuto: tutti abbiamo bisogno di amore e rispetto, di accoglienza e
dialogo.
Grazie mamma e babbo, perché grazie a voi ho imparato a
rispettare ogni essere umano, ho imparato che siamo tutti uguali seppur
diversi, ho imparato che un sorriso e una porta aperta sono le basi per
la pace.
A scuola dicevo spesso, quando si tirava fuori l'argomento
"pace" che sarebbe bastato che ognuno di noi avesse un amico in un paese
straniero per non rifiutarsi di fare la guerra contro quel paese; che
sarebbe bastato essere in pace col vicino di casa, che a sua volta
sarebbe stato in pace col suo e così via, fino ai confini del mondo. Gli
insegnanti mi dicevano che erano utopie, che vedevo tutto rosa, che un
giorno "avrei sbattuto il naso contro la realtà".
Sono passate
decine di anni, ma continuo a pensarla così, perché è così che sono
cresciuta e ho visto che è possibile, che può accadere.
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