sabato 2 ottobre 2021

Se sei buono, ti tirano le pietre...

Greta Thumberg, Cecilia Strada, Carola Rackete, Gino Strada, Mimmo Lucano e tanti altri, così come anche associazioni come Save the Children, Medici senza frontiere, e così via, sono tutti oggetto, continuamente, di aggressioni verbali di ogni tipo. 

Ogni volta che qualcuno si dedica totalmente a fornire aiuto e accoglienza, che offre solidarietà, che si impegna in qualcosa di utile al pianeta o alle singole persone, ecco che si attira la rabbia o la derisione di qualcuno. E purtroppo mi sembra che il numero di chi deride, diffama, denigra o offende sia in aumento.


Sembra che oggi fare del bene sia un grave reato. 
Ho notato che molte delle persone che hanno questo atteggiamento rabbioso affermano che non sia possibile che qualcuno faccia qualsiasi cosa senza avere un ritorno economico o di immagine. Non si crede più alla solidarietà, all'amore per il prossimo, alla fratellanza universale, al semplice desiderio di giustizia e di pace.
Da dove arriverà tutto questo?
Lavorando con i bambini, con le famiglie, studiando e informandomi come madre e come professionista, Io credo che un grande peso lo abbia l'educazione, il modo in cui cresciamo i figli, ciò che gli insegniamo e gli trasmettiamo con le parole e con l'esempio, modo che creerà dei futuri adulti di un certo tipo e, di conseguenza, una società che rispecchierà quel modello.
Questo pensare che nessuno fa niente per niente non sarà forse figlio dell'educazione fatta di premi e punizioni? "Se non mangi la minestra, niente gelato", "se studi, ti compro la play". Si impara che, per ottenere qualcosa, occorre dare qualcos'altro. E anche l'amore non è più disinteressato, incondizionato: "se fai così, la mamma non ti vuole più bene".
Come, quindi, si può pensare che esistono persone che desiderano così tanto il bene degli altri, che sentono così forte il senso di giustizia e uguaglianza, da spendersi in prima persona senza chiedere nulla in cambio? Impossibile!
C'è poi tutta un'educazione basata sul tenersi stretto tutto ciò che si ha, sul cercare di avere sempre di più e di mostrarlo agli altri per fare vedere che abbiamo di più di loro. Sul volte sempre di più, perché più si ha, più si è e guai a condividere.
Per cui l'idea che ci siano persone che non hanno nulla e che fuggono alla ricerca disperata di qualche briciola della nostra ricchezza ci fa prendere dal panico pensando che questa gente, in qualche modo, ci porterà via ciò che abbiamo conquistato, e che i nostri diritti sono nostri e basta.

E che dire della violenza con cui si scagliano contro una ragazza giovanissima, come Greta, colpevole di non essere come queste persone vogliono che siano i ragazzi? Zitta, a studiare, sottomessa ai genitori, senza nessuna autonomia o capacità di pensiero personale.
Come si permette, questa ragazzina, di accusare gli adulti, di non conformarsi alle regole, di dare lezioni?
Tutta questa rabbia non sarà forse figlia del fatto che questi adulti, da bambini, hanno ricevuto continuamente frasi come "sei troppo piccolo, non puoi capire", "parla solo se interrogato", "tu fai come dico io, perché io sono l'adulto", "Ma cosa ne vuoi sapere tu?", "Se alla tua età mi fossi permesso di rispondere mi sarei beccato un ceffone" e così via...? Quanta rabbia hanno dovuto reprimere, giorno dopo giorno? E questa qui, invece, si permette di accusarli, di dare lezioni, adesso che sono loro, gli adulti? 
Intollerabile, insopportabile.
E non solo.
Queste persone, che con le loro parole e il loro esempio, ci mostrano che un altro mondo è possibile, ci fanno capire che non stiamo facendo nulla. Ci accusano, ci toccano nel nostro vivere quotidiano, nelle nostre scelte, nelle nostre abitudini, ci inchiodano alle nostre responsabilità.
Il nostro mondo sta morendo e io devo fare la mia parte cambiando le mie abitudini e magari rinunciando ad una minima parte del mio benessere? Non se ne parla nemmeno. Quindi la reazione sarà di negazione e ridicolizzazione del problema e di chi lo pone, per dire che non esiste nessun problema, nessuna emergenza.
Ed essendo persone cresciute a premi e punizioni e magari qualche ceffone perché "quando ce vo' ce vo'", non solo hanno un enorme bagaglio di rabbia repressa, ma conoscono anche un solo modello di comportamento: quello violento.
La sofferenza che hanno dentro non la vedono e non la sentono e, anzi, la negano con forza, perché troppo difficile da affrontare. Perché vorrebbe dire mettere in discussione la figura del genitore, dell'adulto che invece gli è stato insegnato a "rispettare" a suon di ceffoni e di "vai in camera tua". Questo farebbe troppo male.


In un mondo in cui cresciamo così, abituati che per avere qualcosa dobbiamo dare qualcos'altro, che per essere amati bisogna aderire all'immagine di noi che ci viene richiesta e non possiamo essere amati incondizionatamente, chi vive considerando gli altri fratelli con gli stessi diritti, chi vive considerando il pianeta la sua casa - l'unica esistente - e che ritiene anche sua responsabilità fare qualcosa per tutti gli esseri che la abitano, senza nessun tornaconto, viene visto come un pazzo visionario e, nella maggior parte dei casi, come qualcuno che certamente ha un secondo fine.
Cresciamo abituati a mentire, per evitare le punizioni. A commettere infrazione alle regole se non c'è nessun controllo e nessuna conseguenza, perché non ci viene insegnato che una cosa si fa o non si fa perché è giusto così, ma solo perché se no saremo puniti. Non ci viene insegnato che tutto ciò che ci circonda è un bene che appartiene a tutti, di cui tutti hanno diritto di godere e che ognuno ha il dovere è la responsabilità di proteggere e preservare.
Ci viene insegnato, invece, che "ci penserà qualcun altro, tu fatti i fatti tuoi". Senza invece insegnarci che "i fatti miei sono anche l'immigrato che scappa dal suo paese, la strada sotto casa da tenere pulita, la moglie del vicino che grida sotto l'ennesima violenza.

E così tutti questi uomini e donne che, attraverso il loro comportamento, ci inchiodano davanti alla realtà, mettono a nudo il nostro egoismo, diventano intollerabili e vanno eliminati.


Del resto, il caso di Gesù è stato un esempio molto chiaro.

(Foto dal web)




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