sabato 22 febbraio 2025

L'amore vince sempre

Mentre sono qui che mi faccio passare l'influenza, leggo (adesso che finalmente il mal di testa è passato) le ultime notizie e penso (già, anche il mio piccolo neurone solitario ogni tanto si mette al lavoro 😂).

Osservo i volti di queste persone al centro della cronaca mondiale e vedo volti sempre corrucciati, con bocche piegate in pose che vanno dal disgusto alla rabbia o aperte a gridare frasi che hanno sempre come denominatore comune l'accusa verso qualcuno, la vita vista come una missione in cui schiacciare il più debole per sentirsi sempre più forte, il rifiuto di qualsiasi forma di attenzione, di rispetto, di cura verso l'altro o verso il pianeta.

E mi chiedo, come fece Baglioni a suo tempo, dando voce ai miei pensieri (anche allora me lo chiedevo, sì), che bambino siano state queste persone... Perché sì, anch'esse sono state bambine. 

Io vedo cosi tanta rabbia, dentro di loro e mi chiedo da dove arrivi. Eppure saranno stati piccoli esseri umani morbidi e con le manine e i piedini cicciotti, con gli occhi grandi affamati d'amore e di scoperte... Lo avranno ricevuto? Tutta questa rabbia, questo odl0 verso chiunque, non potrebbe derivare da un vuoto dentro l'anima? Un voto che non è stato colmato al momento opportuno?

Tutte le volte che lasciamo piangere un neonato "perché deve imparare a stare da solo", "perché è bene che impari subito che la vita è dura"; tutte le volte che diciamo ad un bambino: "smettila di piangere, i maschi non piangono!": tutte le volte che sminuiamo le sue paure, che non lo ascoltiamo, che lo deridiamo, che lo puniamo perché "deve capire chi comanda"; tutte le volte che non rispettiamo i suoi sentimenti, il suo corpo, che liquidiamo i suoi pianti con "finiscila con queste sciocchezze"; tutore le volte che usiamo il nostro potere e la nostra forza per costringerlo a fare o non fare qualcosa, gli siamo insegnando che chi è più grande e più forte può fare ciò che vuole, che i bisogni degli altri, dei più piccoli, non hanno importanza, che l'unico modo per essere ascoltati è gridare più forte. Tutte queste volte contribuiamo a scavare quel buco, a creare quella voragine di vuoto che un giorno cercheranno di colmare in qualche modo. 

E se diventano persone che con le loro azioni potrebbero cambiare il destino del mondo, la loro disperata sete d'amore, il loro bisogno di essere visti e ascoltati potrebbe portare ad un disastro. 


E no, non sto dicendo che sia tutta colpa dei genitori, parlo di ogni adulto che incontreranno. Comunque sono convinta che anche nel caso in cui le esperienze extra familiari fossero terribili, una famiglia attenta, amorevole, rispettosa e capace di osservare, ascoltare, supportare, può fare la differenza. 


Sì, sono un'inguaribile ottimista. Credo fermamente che l'amore vinca il mondo. 

E con il lavoro che faccio voglio credere di piantare ogni giorno piccoli semi d'amore, ogni volta che vedo una famiglia che impara ad ascoltare e rispettare i bisogni del proprio bambino, ad ascoltarlo, ad accoglierlo. Ogni volta che vedo questo penso: "questo bambino è salvo, è al sicuro". 

E non importa se e per quanto sarà allattato. 

Importa se e come sarà amato.

martedì 24 dicembre 2024

Natale 2024


E così eccoci arrivati ad un altro Natale.

Solite luminarie, negozi pieni, offerte, sconti, sorrisi, musichette, muraglie di pandori e panettoni di ogni tipo che ci sovrastano nei corridoi dei supermercati già da ottobre.

“A te e famiglia” che riecheggia ad ogni angolo…

Ma cosa stiamo festeggiando, esattamente?

“Natale è la festa della famiglia”

“È la festa dei bambini”

“Si festeggia il ritorno della luce, non è una festa cristiana, sono i cristiani ad essersene appropriati per inventare il Natale”

Eppure… il “Natale” pagano (penso ad esempio a Yule, che poi veniva festeggiato solo nei paesi Celti), la festa del solstizio d’inverno, esisteva anche prima, certo, per vari popoli, ma non ovunque e non aveva lo stesso significato del Natale cristiano (ovviamente, vorrei dire). Sì, i cristiani hanno scelto questo giorno in cui chi aveva altre credenze festeggiava il ritorno della luce per significare che la vera Luce era Gesù, non il sole, come dice Giovanni all’inizio del suo Vangelo: “veniva nel mondo la Luce vera, quella che illumina ogni uomo”.

A Natale si offrono doni a chi amiamo e questa usanza ricorda i doni ricevuti da Gesù.

Il Natale come lo conosciamo oggi esiste solo perché si è iniziato a festeggiare la nascita di Gesù in modo sempre più diffuso. E non appena la società dei consumi ha visto che se ne poteva fare una macchina da soldi, voilà, ecco il Natale dei regali ad ogni costo, dei Babbi Natale, dei dolci, eccetera... Babbo Natale ha sostituito Gesù bambino. Non sia mai che qualcuno possa ricordare il motivo per cui si festeggia...

Mi fa sorridere l’impegno degli adulti che cercano ad ogni costo di confermare ai bambini l'esistenza di Babbo Natale per "non rovinargli La magia del Natale", perché i bambini devono credere “a chi dona senza chiedere”, eccetera… Ma poi si inalberano se qualcuno preferisce insegnare ai bambini il vero significato del Natale, dicendo che le “riempie la testa dei bambini di favole”. Cioè, la favola di Babbo Natale va bene, ma "la favola" di Gesù no… perché? Eppure anche Gesù insegna a donare senza chiedere nulla in cambio, anche Gesù ama i bambini… Non sarà invece che “la magia del Natale” serve a noi genitori per tenere buoni i bambini e perché non ci coinvolge? Ci fa piacere vedere la gioia dei bambini, ma senza che ci sia il rischio di restarne coinvolti, di dover cambiare le nostre vite.

Credere in Gesù, invece, ti coinvolge tutta la vita e te la cambia per sempre.

Proprio ieri discutevo con uno sconosciuto sotto ad un post della ONG "Open Arms", un post in cui si affermava che i volontari di questa associazione salverebbero chiunque trovassero in pericolo, anche coloro che li insultano, li denunciano o li condannano. Lo sconosciuto scriveva che invece i migranti non vanno salvati, perché sono delinquenti (alla mia domanda: "anche i bambini sono delinquenti?" non ha risposto, ovviamente), sono "zecche", mentre lui, se fosse nella stessa situazione, dovrebbe essere salvato perché paga le tasse e quindi si aspetta che i suoi soldi siano usati per lui e non per chi non le paga (gli ho fatto quindi notare che allora, se la sua barca stesse affondando e fosse avvistato in mare da una imbarcazione non italiana, non dovrebbe avere nulla da ridire se lo dovessero lasciare lì ad affogare…) e via così, con altri luoghi comuni sul filone del "portali a casa tua” (al che ho risposto: “perché non li riporta indietro lei? Io non pago le tasse perché i miei soldi vadano nei viaggi di ritorno per questa gente)

Alla fine gli ho fatto la fatidica domanda se lui festeggiasse il Natale e mi ha risposto con orgoglio: "Certo che sì! Non sono mica musulmano!". Ora, a parte che anche per i musulmani Gesù era comunque un grande profeta, quindi lo venerano erano più di tanti finti cristiani, io mi chiedo cosa festeggi gente che ha questi pensieri. Lo sanno che stanno festeggiando un bambino nato in una famiglia poco “tradizionale”, visto che Maria è rimasta incinta fuori dal matrimonio; un bambino povero; un bambino che è stato costretto a fuggire per non essere ucciso e che quindi era un migrante, uno straniero, in terra di Egitto? Un bambino che da adulto ha detto: " ero straniero e non mi avete accolto"?

Ma esattamente cosa significa, per tutti quelli che sventolano rosari, baciano Bibbie e blaterano di "radici cristiane" essere, appunto, cristiani? Quale Gesù hanno in mente, quale Gesù hanno conosciuto?

Io conosco solo quello che mi ha detto: “ama il prossimo tuo come te stesso”.

 

                                                                          grazie a Seitreseiuno.it per l'immagine

sabato 20 aprile 2024

Gli adulti non si toccano! E... i bambini?

Quando mi capita di parlare di educazione dei bambini criticando i metodi punitivi chiedendo se noi adulti saremmo soddisfatti ad accettare gli stessi metodi su di noi, per i nostri errori, mi viene sempre risposto: "non è la stessa cosa!" oppure: "che razza di paragoni!". Quando chiedo perché, mi viene risposto che gli adulti non hanno bisogno di essere educati...

Ora...

Se guardiamo al comportamento di una grandissima quantità di adulti, tutto vedo meno che persone che non hanno bisogno di essere educate: è cosa di ogni giorno veder parcheggiare ovunque, non rispettare i limiti di velocità, cercare di passare avanti nelle code, gettare i rifiuti in terra o abbandonarli ovunque, picchiare le compagne, e così via... Potrei continuare questa lista molto a lungo, non vi pare? 

Quindi no, non credo affatto che gli adulti non abbiano bisogno di essere educati, anzi. E credo anche che il risultato di tale mancanza di educazione sia proprio quel tipo di modello punitivo ricevuto nell'infanzia per cui non si spiega il motivo per cui una cosa non va fatta, si punisce e non si fa "perché lo dico io". Così, da adulti, rispetteremo le regole solo se saremo costretti, se ci sarà il vigile, l'autovelox, la telecamera, ecc... E non perché avremo capito che il rispetto delle leggi serve a vivere bene in comunità, ad esempio. 

Se il nostro capo, davanti ad un nostro errore, ci desse uno sculaccione, oppure ci togliesse la pausa pranzo, o ancora facesse un tabellone in ufficio con su scritto chi ha sbagliato durante la settimana, credo che tutti ricorreremmo ai sindacati o ad una denuncia. Ma troviamo normale e giusto farlo ai bambini. Pretendiamo che i piccoli accettino di subire cose che noi per primi non accetteremmo mai e che, anzi, ce ne siamo anche grati perché sono "per il loro bene". Perché loro vanno "educati", mentre noi, che abbiamo appena buttato la cartaccia in terra o insultato l'automobilista che davanti a noi guida troppo piano, lo siamo già e non ne abbiamo bisogno... 

E comunque, se noi sbagliamo, pretendiamo che la punizione sia dignitosa. Una multa, un rimprovero... Ma un bambino va colpito, umiliato, chiuso in camera da solo, a letto senza cena ecc... Perché? 

"Ma perché non capisce i discorsi!" è la risposta. 

Bene, ok. Allora smetterà di fare quella cosa solo per paura della punizione e non perché avrà capito il motivo per cui è sbagliata. Se è questo il risultato che si desidera raggiungere, va benissimo, ma occorre anche sapere che non appena il figlio potrà eludere la punizione, continuerà a fare quella cosa, semplicemente di nascosto. Oppure la farà quando la nostra punizione non avrà più alcun potere su di lui. Esattamente come noi adulti che volano le regole se non c'è nessuno a controllare...

Se invece vogliamo che capisca il motivo per cui una certa cosa è sbagliata, occorrerà più tempo, più pazienza, più spiegazioni, più fatica. Ma il risultato sarà duraturo. Il figlio, molto probabilmente, farà sua la spiegazione. E, se invece troverà che non è d'accordo, se non altro avrà imparato a discuterne e sarà possibile trovare una soluzione condivisa. Se sarà troppo piccolo per questo, riuscirà comunque ad accettare più facilmente la regola perché saprà che c'è un motivo, dietro, anche se non lo condivide. 

E comunque, il fatto di non capire una spiegazione perché troppo piccolo per capire il linguaggio, significa anche che è troppo piccolo anche per capire il motivo per cui è stato colpito. E infatti i bambini dopo un po' ripartono a fare le stesse cose e vengono colpiti nuovamente. Se lo sculaccione o la punizione fossero così efficaci, ne basterebbe uno per ogni errore. Invece i promotori di questo sistema raccontano con orgoglio di quanti ceffoni e punizioni abbiano ricevuto da piccoli...

Se, invece, i bambini sono in grado di capire il motivo per cui vengono puniti, allora sono in grado anche di comprendere una spiegazione e non ci sarà bisogno di punirli. 

Questa cosa secondo la quale "non è la stessa cosa" punire un bambino e punire un adulto mi fa solo pensare che i bambini, fino ad una certa età, non siano considerati persone. Siano una sorta di animaletto selvaggio da domare. Peccato che, ormai, anche gli educatori cinofili, gli esperti di gatti, di cavalli ecc... affermino che gli animali vanno educati con pazienza ed amore e non con punizioni e costruzioni. Eppure... Nemmeno loro capiscono il nostro linguaggio! E allora? Forse i bambini valgono meno di un cane? 

Riflettiamoci, per favore. 

Immagine da Pixabay


venerdì 29 marzo 2024

Venerdì Santo

Da ieri sera è calato il silenzio nelle chiese del mondo. 

In ogni parte del mondo, in ogni chiesa, anche la più piccola e sperduta, le campane raceranno fino alla mezzanotte di sabato, quando il mondo esploderà di gioia, davanti alla resurrezione di Cristo, davanti alla vittoria definitiva e totale della Vita sulla morte.

Uscire dalle messa del giovedì santo in silenzio, senza saluto finale, mi ha fatto sempre sentire come se continuassi a vivere dentro la messa, in questi giorni, perché essa non è finita, c'è un continuum fra quella del giovedì, la celebrazione del venerdì e la messa di sabato notte (che infatti comincia senza saluto iniziale).

Questo mi ha fatto sempre vivere queste ore in modo diverso, come se il mondo fosse ovattato, se mi dovessi muovere in punta di piedi, se dovessi fare silenzio e "serbare ogni cosa nel cuore", come se fossi ancora davanti all'altare.

Anche Gesù fa silenzio.

"Non aprì la sua bocca"

Quanti di noi, accusati ingiustamente, resterebbero in silenzio e non cercherebbero, invece, di difendersi con tutte le forze? Nessuno, credo.

Ma lui fa silenzio.

Griderà forte solo al momento di lasciare il suo corpo per ricongiungersi al padre. E poi, ancora, silenzio fino al mattino del sabato, quando lo stupore, il dubbio, la paura, lasceranno il posto alla gioia irrefrenabile del sapere che la morte non ha più alcun potere, che Gesù è vivo e noi con lui.

E che lui sarà accanto a noi "ogni giorno, fino alle fine dei tempi"

Foto di William Gullo


sabato 23 marzo 2024

Di latte e d'amore

Una goccia
Un sorriso
Scambio di calore
Di pelle
Di odori
Amore
Sguardi
Tocco gentile di dita che si incontrano
Che percorrono pelle nuova da esplorare
Mentre
Goccia dopo goccia
Il fiume bianco dell'amore
Inizia il suo corso
E costruisce un cammino di vita
Di sicurezza
Di conforto
Da milioni di anni

Per milioni di madri
Per milioni di figli

(®Paola Mazzinghi)

Foto di Judith Kadow


martedì 5 marzo 2024

Neonati e TV? Può esserci un'alternativa?

In questi giorni, spinta da numerosi post che leggo sui vari gruppi di mamme, ho riflettuto un sacco sul tema dei bambini che impegnano tanto, del non riuscire a fare nulla di diverso dal giocare con loro, di come si fa se non si mettono davanti ai cartoni o ai video di YouTube, ecc... e sale spontanea una domanda: ma come facevano, quando non c'era la tv e non c'erano i cellulari? Le mamme stavano tutto il giorno dietro ai bambini e non facevano altro? Le mamme trascuravano i loro piccoli per fare tutte le cose che erano necessarie (e che nessun uomo, di solito, faceva per collaborare)? 

Ora, siccome io sono nata in una famiglia in cui entrambi i miei genitori lavoravano e non c'era la tv (è arrivata quando avevo otto anni e c'era solo una mezz'ora di tv dei ragazzi il pomeriggio), posso affermare che c'è la possibilità di crescere i figli anche senza schermi pur riuscendo a fare il minimo indispensabile in casa. Ma prima faccio un passo indietro: perché le mamme mettono i bambini davanti allo schermo? Per avere un po' di tempo in cui il bagnino "sta zitto e buono" per riuscire fare altro, direte. Io direi, anche, per *intrattenere* il bambino, in modo che sia zitto e buono. Perché quello che leggo, nelle varie richieste sui gruppi, è sempre: come lo intrattengo, che giochi fare, come lo posso stimolare...?

Ecco, io credo che non sia sempre necessario che noi facciamo fare qualcosa al bambino tutto il giorno. Anzi. Se è un neonato o poco più, ad esempio, si può mettere in una fascia e fare ciò che dobbiamo/vogliamo lavorando semplicemente che lui osservi, magari spiegandogli cosa stiamo facendo (anche se non capirà le parole) o cantando per lui. È cosi che un bambino impara: osservando. E un bambino deve imparare la vita di ogni giorno, come funzionano le cose, a cosa servono gli oggetti di casa ecc... E può imparare solo osservando, all'inizio, e poi provando a rifarlo. Quando sarà in grado di muoversi da solo potremmo portarlo in giro per casa e dargli un panno perché ci imiti mentre puliamo. Possiamo fargli mettere i vestiti i lavatrice o passarci i ganci per stendere i panni o svuotare la lavastoviglie, impastare qualcosa, ecc... Si sentirà utile, imparerà molto di più che dal giochino di plastica con le luci, riusciremo anche a fare il minimo in casa. E poi, ricordo benissimo che io passavo un sacco di tempo semplicemente ad osservare la mia mamma, guardando come stirava, come piegava i panni, a come lavorava (il pomeriggio lavorava in casa) ad ascoltarla cantare (mia mamma faceva tutto cantando, soprattutto brani d'opera). Oppure, semplicemente, mi annoiavo 😅. 

Diamo ai nostri bambini anche il tempo della noia. Ricordo benissimo le mie litanie: "mamma, mi annoio, che faccio?". Be', alla fine la fantasia doveva per forza mettersi in moto e trovavo qualcosa da fare. Che fosse leggere, disegnare, costruire qualcosa, ecc... Questo tempo serve proprio per stimolare i bambini a trovare le loro soluzioni. Non dobbiamo sempre essere noi, a risolvere tutto. A riempire il loro tempo. Visto che ci teniamo tanto a "stimolarli", Ecco, questo è un ottimo modo per stimolare la loro fantasia! 

E ricordiamoci anche che il troppo stimolo può portare ad essere irritabili, a non riuscire a rilassarsi. 

Insomma, purtroppo manca il famoso villaggio che dovrebbe alleviare le fatiche di una mamma e dovrebbe permettere al bambino di avere altre persone a cui richiedere attenzione e avere tanti compagni di gioco, ma si può comunque provare a vivere con i nostri bambini senza farsi aiutare da uno schermo e senza per questo dover passare tutto il giorno con i giochi pensati per loro. 

Nei commenti metto un articolo sui danni che può fare esporre precocemente i bambini agli schermi, motivo che mi ha spinto a scrivere questo post! 



lunedì 22 gennaio 2024

Se smetto di allattare, lo rendo indipendente?

 Una gran parte delle richieste che mi arrivano dalle mamme riguarda il percorso da fare per interrompere l'allattamento. Alcune lo chiedono perché scoprono che questo tipo di accudimento non è quello giusto per loro. Crea irritazione, o disagio, o stanchezza o altro, per cui non desiderano proseguire. Altre lo chiedono perché si sentono stanche delle richieste frequenti del bambino, altre ancora sono convinte (o sono state convinte) che sia sbagliato allattare oltre un tot di mesi; poi ci sono anche mamme che chiedono di smettere perché ritengono che il bambino diventerà così più "indipendente", sarà meno richiedente, sì "staccherà un po'" perché è "ossessionato dalla tetta".

Oggi vorrei parlare di questo ultimo gruppo. Quello che mi piacerebbe trasmettere è che i bambini hanno bisogno di noi genitori, con o senza allattamento. La prima cosa che cerca un bambino è la mamma, al di là del fatto che essa allatti o meno. Seno e mamma sono per lui una cosa sola; non sta cercando un ciuccio, sta cercando una persona: la sua mamma. Quindi è importante sapere che quando si intende smettere di allattare sarà necessario soddisfare i bisogni del bambino in altri modi. Il bambino non smetterà infatti di aver bisogno dei genitori, della mamma. Quindi, se il bambino non può soddisfare il suo bisogno di suzione, di contatto, di conforto con la poppata, andranno trovate soluzioni diverse per far sì che questi bisogni siano il più possibile soddisfatti, perché un bisogno non soddisfatto, prima o poi, si ripresenta, magari sotto altre forme, ma non scompare. Il bambino non diventa "indipendente" forzandolo a fare a meno di noi. Lo diventa via via che acquisisce la capacità di fare da solo, via via che il suo bisogno di "dipendenza" è stato soddisfatto e lui può aprirsi al mondo con fiducia. Questa è la tesi definita da Bowlby "la base sicura": tanto più il bambino avrà stabilito una relazione sicura, serena, salda, con il genitore, tanto più acquisterà fiducia in se stesso e sarà pronto ad esplorare il mondo. Il bambino, quindi, non smetterà di aver bisogno delle attenzioni e dell'aiuto del genitore o degli adulti di riferimento solamente perché abbiamo smesso di allattarlo. Del resto, un bambino di un anno, un anno e mezzo due, come può essere "indipendente"? Ha bisogno di noi per soddisfare quasi ogni sua necessità! 

Trovo anche molto interessante l'appunto che fa il pediatra Carlos Gonzàlez quando parla di indipendenza, di autonomia. Lui si chiede cosa intendiamo con questa parola. Dice che nessuno vorrebbe un bambino che fa quello che vuole quando vuole, che va dove gli pare, che non obbedisce e che invece questa sarebbe davvero "indipendenza" 😅. Dice che in realtà per "indipendenza" molti genitori intendono che vorrebbero un bambino che sta dove lo metti, che non richiede continuamente attenzione, che dorme da solo tutta la notte, che fa quello che gli chiediamo senza storie 😁😁.

Per questo, nelle mie consulenze, cerco di aiutare la mamma non solo a soddisfare il suo bisogno di smettere, ma anche a guardare ai bisogni del suo bambino, per trovare alternative che possono in qualche modo offrire al bambino conforto, sicurezza, contatto, distrazione, nutrimento fisico ed emotivo. 

Perché senza tutto questo la mamma si ritroverà a dover gestire un bambino frustrato e arrabbiato, il che renderà tutto più difficile per lei, che sperava in un cambiamento positivo, per le sue esigenze. Se si riesce a trovare il modo di rassicurare il bambino ed offrirgli alternative piacevoli e soddisfacenti, sarà più facile che lui accetti l'interruzione dell'allattamento. 

Per chi vuole approfondire, suggerisco la lettura di questo articolo (e seguente) di Antonella Sagone:

https://antonellasagone.it/2021/05/15/smettere-di-allattare/


Foto di Taryn Elliott, da Pexels