Abbazia di San Galgano |
Come
cristiana, dovrei essere preoccupata, farmi delle domande. Insomma, non dovrei
stare serena, indifferente, davanti a questa notizia, pensare: “meglio pochi,
ma buoni”.
Perché si potrebbe
pensare, infatti, che si allontanino dalla Chiesa i “cristiani all’acqua di
rose”, come li definiva mia mamma. Quelli, cioè, che si definiscono cristiani,
ma poi sono lontani dal vivere davvero il Vangelo (un po’ come me, insomma).
So che, in realtà, non è proprio così e molti si allontanano
a causa della delusione data ad esempio del comportamento di alcuni
rappresentanti del Clero che disonorano l’abito che indossano e tradiscono la
fede che professano e anche a causa di tanti che si dicono cristiani, ma che
poi, come dicevo, non vivono davvero come tali e quindi non danno una buona
testimonianza.
Perché se ti definisci cristiano, devi essere ben consapevole
di ciò che comporta.
Essere cristiani non è semplicemente credere che esista un
Creatore o che “Gesù ha tanto sofferto per me, perciò devo andare in chiesa la
domenica, ave Maria e guai a buttare via l’olivo benedetto, però con un segno
di croce e un po’ d’acqua santa la mia casa è protetta e mio figlio è promosso agli
esami se dico tre paternoster”
Credere in Dio, credere non solo che esista, ma credere alla
sua Parola, significa affidare la propria vita nelle sua mani. Totalmente. Fidarsi
di Lui, credere che ciò che ci chiede ci porterà gioia, cambierà il mondo, la
nostra stessa vita.
Significa fare la scoperta sconvolgente che un Dio, che
poteva restarsene beato ad osservare la miseria umana, aveva così tanto bisogno
di amarci che ha deciso di condividerla, diventando come noi, camminando
accanto a noi per farci vedere che non è lontano, che comprendere le nostre
debolezze, le nostre fatiche, i nostri dolori.
E non solo. Ha deciso liberamente di lasciarsi uccidere – in
un modo orribile ed umiliante - senza reagire, per mostrarci che Lui è più
forte della morte, per liberarci da tutto il male di cui siamo capaci verso gli
altri, verso noi stessi, verso di Lui.
L’amore che ci ha mostrato Gesù non è uno sdolcinato “volemose
bene”, ma è un amore che mette tutta la propria vita a servizio degli altri.
Tutta.
Fino in fondo.
Non si tira mai indietro, l’amore.
Gesù ti chiede tutto: “lascia tutto e seguimi”.
E cosa significa seguirlo? Gesù afferma: “Non chiunque mi
dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà
del Padre mio che è nei cieli” (Mt 7, 21). E dice anche: “Allora il re dirà a
quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in
eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. 35Perché
io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da
bere; ero forestiero e mi avete ospitato, 36nudo e mi avete vestito,
malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. 37Allora
i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti
abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? 38Quando
ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito?
39E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a
visitarti? 40Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni
volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più
piccoli, l'avete fatto a me. (Mt 25, 34-40)
Conta ciò che fai. Non conta se hai fatto queste azioni
perché hai riconosciuto Dio nel tuo fratello o perché lo hai fatto per umanità,
per amore. Lo hai comunque fatto a Lui. Dio guarderà il bene che hai fatto, non
le preghiere che hai recitato, le messe a cui hai partecipato.
La fede conta, la preghiera conta, ma le azioni valgono di
più: “A che serve, fratelli miei, se uno dice di aver fede ma non ha opere? Può
la fede salvarlo? 15 Se un
fratello o una sorella non hanno vestiti e mancano del cibo quotidiano, 16 e uno di voi dice loro:
«Andate in pace, scaldatevi e saziatevi», ma non date loro le cose necessarie
al corpo, a che cosa serve? 17 Così
è della fede; se non ha opere, è per se stessa morta. 18 Anzi uno piuttosto
dirà: «Tu hai la fede, e io ho le opere; mostrami la tua fede senza le tue
opere, e io con le mie opere ti mostrerò la mia fede». 19 Tu credi che c'è un
solo Dio, e fai bene; anche i demòni lo credono e tremano.” (Gc 2,14-19)
Come può definirsi
cristiano, allora, chi insulta, deride, emargina persone solo perché sono nate
con tendenze sessuali diverse da quelle della “maggioranza”?
Forse che Dio si è sbagliato nel crearle? Pensano di saperne
di più di Dio e dire come si deve nascere? Chi si può salvare e chi no?
Come può definirsi
cristiano chi grida contro persone che hanno il solo torto di essere nate nella
parte “sbagliata” del mondo e voler cercare un posto migliore per vivere?
Pensano di saperne di più di Dio, che ha creato il mondo
senza frontiere e che si è scelto un popolo nomade come suo popolo? Popolo che
ha fatto vagare per quarant’anni, senza dimora, profugo, prima di farlo
arrivare nella terra promessa?
Come può definirsi cristiano che iscrive i suoi figli alla
scuola privata perché “almeno non ci sono <quelli là> (immigrati,
disabili…)”?
O chi sbuffa perché trova che sia un privilegio fare
parcheggi per disabili, rampe di accesso, posti di lavoro garantiti…
O chi prega
per i bambini abortiti, ma poi maledice le madri che li hanno uccisi, senza
sapere perché lo hanno fatto, senza sapere che vita vivevano, senza sapere
nulla di loro?
Forse queste madri non sono anch’esse figlie di Dio e amate
da Lui?
Gesù,
invece, ti chiede di cambiare ogni tuo gesto, ogni tua parola, ogni tuo
pensiero, per uniformarsi al suo. Per essere davvero un suo discepolo. Quello
che facciamo deve essere ispirato all’amore, allo stesso amore che Gesù ha
riversato su di noi: "Ama e fa ciò che vuoi: se taci, taci per amore, se
parli, parla per amore, se correggi, correggi per amore, se perdoni perdona per
amore. Sia in te la sorgente dell'amore, perché da questa radice non ne può
uscire che il bene". (Sant’Agostino in Ep. Jo. 7, 8).
Gesù non si
è messo sul trono a comandare.
Gesù si è
spogliato e si è inginocchiato davanti a noi a lavarci i piedi. Ha accolto,
perdonato, ascoltato, ogni persona che gli si è accostata. E ci ha chiesto di
fare altrettanto.
Non si è
tirato indietro. Nemmeno davanti a Giuda. Ha lavato i piedi anche a lui!
E noi,
invece, facciamo fatica a fare un gesto d’amore per chi consideriamo “per bene”,
figuriamoci per in tanti “Giuda” che incontriamo!
Quindi
cercare di seguire la parola di Dio, definirci cristiani, equivale a cambiare
radicalmente ogni nostra azione, ogni nostro pensiero.
A chi ci
taglia la strada, non urleremo offese augurando la morte.
A chi ci
passa davanti nella fila, non lanceremo offese sul lavoro di sua madre, ma
faremo valere con educazione e rispetto i nostro diritti, cedendo anche, se
necessario. Perché l’altra guancia da porgere è anche questo.
Al figlio
che ci risponde male non daremo uno schiaffone, me cercheremo di capire cosa
sta passando, cercheremo il dialogo, diremo quanto ci fa male ricevere quei
gesti ecc…
Ogni giorno,
in ogni gesto, cercheremo di metterci quel grembiule ai fianchi e cercheremo di
fare “piccoli gesti con grande amore”, come diceva Madre Teresa.
Perché è
inutile dire il Rosario tutti i giorni e poi sparlare del vicino. È
inutile ascoltare omelie scuotendo la testa in segno di approvazione e poi
augurare ai migranti di affogare in mare.
Mi dicono che sono “intransigente”, “esagerata”, “chiedo troppo”.
Se vuoi essere cristiano non ci sono mezze misure.
O lo sei o non lo sei.
Meglio allora chiese mezze vuote, ma con la presenza di chi vive davvero
il Vangelo, che davvero testimonia l’amore di Dio in ogni momento della sua
vita.
Ed essere cristiani significa anche mostrare che tutto questo amore
ricevuto, che ci viene chiesto di distribuire intorno, ci rende felici. Via i
cristiani con le facce scure, tutti compresi perché “sono cose serie”! Dio è
amore e l’amore è gioia, l’amore regala gioia, l’amore rende felici. E se
vogliamo che le chiese si riempiano di nuovo, dobbiamo far vedere che amare
Dio, amare gli altri, essere amati da Lui, ci rende felici. La nostra gioia, la
nostra speranza, la fiducia che tutto andrà bene perché è tutto nelle sue mani,
si deve vedere, deve essere contagiosa, deve essere una lampada posta in alto.
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