Se proviamo a chiedere in giro, sono sicura che chiunque
interpelliamo direbbe di volere un mondo non inquinato, ricco di verde…
Il problema nasce quando qualcuno ci dice cosa dovremmo fare
per ottenerlo, perché a quel punto sembra che quasi più nessuno sia disposto a
pagare il prezzo che questa cambiamento richiede.
Quando ci viene detto che dovremmo rinunciare a tante
comodità (l’uso della plastica, delle auto inquinanti, delle fibre sintetiche,
dei condizionatori accesi fissi, del riscaldamento al massimo…) ci blocchiamo
subito.
“eh, ma io non posso, perché… eh, ma dovrebbero farlo quelli
che… mica io… eh, ma a che serve se lo faccio solo io? Che lo facciano prima
<gli altri>…”
Insomma, a parole siamo tutti ecologisti, finché non ci
tocca fare davvero qualcosa per esserlo.
Salvare il mondo? Sì, ok, bello, ma che inizino “gli altri”.
Inquinare meno?
Sì, ok, ma tanto mica serve, mica basta quel poco che posso
fare io.
Fare la raccolta differenziata?
“Figurati, mica posso impazzire a separare i rifiuti! Che mi
paghino, se vogliono che faccia anche questo! Che lo faccio a fare? Tanto poi,
buttano tutto insieme (è vero, succede proprio quando qualcuno getta la
spazzatura nel cassonetto sbagliato: vanifica tutta la raccolta, per cui tutto
va buttato via. Ad esempio: un oggetto di plastica dentro l’umido…)”
Finché non capiremo che la responsabilità è di ciascuno di
noi, le cose non cambieranno.
MI fanno sorridere le persone che raccontano estasiate:
“vedessi, in Giappone! Nessuno butta una cartaccia a terra, i bambini puliscono
la propria aula…” Loro lo fanno perché gli viene insegnato proprio che la
responsabilità è di tutti, che la strada è anche sua e quindi una sua
responsabilità tenerla pulita ecc… Se la cosa ti sembra giusta, inizia anche tu
a fare lo stesso.
Basterebbe, infatti, che ognuno di noi sentisse la sua città
come la sua casa. Il mondo, come la sua casa. Butteresti la spazzatura in
salotto? Io mi auguro di no…
Ma, non so se sia una prerogativa italiana o se accada anche
altrove, noi diciamo: “e io che ci posso fare? Che inizino gli altri! Se lo
fanno anche gli altri, allora…” Ma… se tutti dicono questo, chi inizia? Perché
gli altri… siamo noi, diceva Umberto Tozzi.
Certo, il problema dell’inquinamento è grandissimo e non
basteranno i nostri piccoli gesti di ogni giorno, ma tanti piccoli gesti,
milioni di piccoli gesti, saranno tanto. E magari, uniti a proteste e richieste
ai governi e alle aziende, faranno cambiare anche chi ha responsabilità più
grandi.
E allora, se non vogliamo che i nostri nipoti vivano in un
mondo desolato, inquinato, in cui le aspettative di salute sono ridotte, se non
vogliamo che i nostri figli continuino ad ammalarsi come i bambini che vivono
nelle “terre dei fuochi”, a Taranto, in Veneto e in posti come questi, dobbiamo
capire che ognuno deve fare la sua parte, ognuno deve rinunciare ad una piccola
fettina di benessere illusorio per avere un benessere più grande, che si chiama
salute, aria e acqua pulita, vita sulla terra.
O forse vale più qualche inutile “comodità” della salute del
nostro pianeta e dei nostri figli?
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