martedì 17 luglio 2018

Com'è profondo il mare?

È tutto il giorno che, ogni volta in cui provo ad accedere al web (che sia sui social o sui quotidiani on-line o altri siti di informazione), mi appaiono sotto gli occhi due immagini terribili.
Una donna col suo bambino, distesi su di una tavola di legno, morti.
Una donna con gli occhi sgranati, quasi assenti, che viene salvata. Unica superstite di quel naufragio.
E ogni volta resto con l'animo sospeso fra il desiderio di scansare quella visione e il bisogno di fermarmi a pensare a ciò che è successo.
Guardo quella coppia e penso cosa avrei fatto al loro posto. Dicono che la madre sia morta per prima. E non riesco ad immaginare il dolore di una madre che si accorge di stare perdendo le forze e sente che non riuscirà a salvare il suo bambino. Penso ad uno qualsiasi dei miei figli e cosa proverei a sapere che sto morendo e non posso aiutarlo in un momento in cui ha un bisogno smisurato di me.
E penso a quel bambino, morto guardando il cielo, quel cielo sotto al quale viviamo tutti e che non ha barriere, confini, porti chiusi, così come non ne dovrebbe avere la terra, dove invece noi abbiamo innalzato muri, disteso reti e filo spinato, seppellito mine, sparso odio...
Mi chiedo se quel bambino avrà avuto avvia la forza di fare un ultimo pianto, chiamando la madre che non rispondeva più. E penso a quanta angoscia deve avere provato, nel vedere che lei non poteva più aiutarlo ed era solo.

Nessuno dovrebbe morire da solo.
Nessun bambino dovrebbe morire da solo.
Nessun bambino dovrebbe morire.

Guardate queste persone. Davvero non vi si contorce più lo stomaco a vedere la morte di innocenti? Davvero passate oltre con indifferenza come se si trattasse dell'ennesimo film catastrofico per cui, invece, siamo ancora capaci di versare lacrime di commozione perché gli attori sono belli, la musica trascinante e coinvolgente, la regia perfetta, le inquadrature ben studiate?
Quanti di quelli che oggi guardano questa donna con suo figlio con indifferenza, con noia, perché "che palle, con questi migranti! Voi buonisti del cxxxo non sapete parlare d'altro!", hanno versato fiumi di lacrime davanti ad una scena simile, nel film Titanic?
Ebbene, voglio rivelarvi un segreto: quelli erano attori, non sono morti sul serio! Queste due persone si. Ustionate dal sole, assetate, affamate, senza più speranza, hanno visto morire ciò che avevano di più caro al mondo. Non c'era un ciak  che alla fine ha decretato il termine della ripresa. Non si sono alzati per togliersi il trucco di scena.
Eppure, tanta gente oggi non proverà nulla. Alcuni, addirittura, esulteranno per due invasori in meno.

"Non possiamo accoglierli tutti.
Chiudiamo i porti, così capiscono che non devono partire.
La smetteranno di venire qui a fare la bella vita."

Bene. E nel frattempo? Le persone che sono in mare le lasciamo affogare. Così vedrai che la smetteranno di partire.
Che restino a morire di fame o di guerra nel loro paese. Che restino a subire dittature, repressioni, violenze, nel loro paese.
Così noi non li vedremo nemmeno e non ci sarà il rischio che - no, non che ci rimorda la coscienza a vederli morire, perché ormai la coscienza è sopita - non ci sarà il rischio che dobbiamo ancora usare le nostre risorse, i nostri soldi, per andare a salvarli.


"Mamma, hai visto quanto è grande, il mare? 
Non lo sapevo, non lo avevo mai visto. 
Abbiamo camminato tanto, su una spiaggia grandissima, ma alla fine lo abbiamo raggiunto!
Anche noi, adesso, abbiamo un canotto per andare al largo! 
Mamma, però che caldo fa qui...
Mamma, non ricordo mica quando abbiamo fatto merenda! Forse non posso ancora fare il bagno...
Mamma, guarda, sto galleggiando!
Mamma, guarda, ho imparato a fare il morto!"



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